Investire nelle miniere: una vecchia idea dal futuro promettente

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Perché interessarsi a un settore, come quello minerario, che sembra così poco attraente? Esistono molte ragioni che si sommano tra loro: innanzitutto soddisfa dei bisogni essenziali; l’offerta è strutturalmente in calo, mentre la domanda no e in alcuni casi cresce; i fattori macroeconomici sono favorevoli e, infine, le valutazioni interessanti.

Su quest’ultimo punto, studiando il PER di Shiller (cioè il rapporto fra capitalizzazione di mercato e utili, corretto ciclicamente) misurato nell’arco di quasi un secolo, il settore minerario non è mai stato così conveniente rispetto all’indice statunitense S&P 500. Guardando al solo settore aurifero, i multipli assoluti di valorizzazione sono ai minimi storici e lo sconto sul valore degli attivi dei produttori “junior” ha raggiunto il suo picco.

Il contesto macroeconomico sembra favorire un rinnovato interesse per le materie prime. Nella fase post-crisi, l’inflazione potrebbe risalire per effetto delle politiche monetarie, dei piani di rilancio (specie nelle infrastrutture) e del trasferimento di alcuni impianti di produzione. Infine, tassi d’interesse reale stabilmente negativi dovrebbero sostenere l’oro. Tuttavia, preferiamo concentrarci sugli aspetti microeconomici, che sono meno incerti.

Sicuramente l’andamento del settore minerario è poco invitante, in quanto la distruzione di valore rappresenta più la norma che l’eccezione. La ciclicità è importante, il fabbisogno di capitali è elevato e difficilmente l’allocazione del capitale ha un peso. Nel 2015 il settore ha vissuto la crisi più terribile dagli anni Trenta e la disciplina è diventata una virtù essenziale. Da allora sono intervenute ristrutturazioni senza sosta, sono stati risanati i bilanci e allineate maggiormente le politiche di remunerazione degli azionisti alle aspettative degli investitori. Di conseguenza abbiamo assistito a un fenomeno di progressiva riduzione dei fondi destinati all’esplorazione e allo sviluppo, accentuato da tentennamenti crescenti dei finanziatori. Inoltre, per molte commodity le miniere migliori e più grandi sono vecchie, la rotazione delle scorte è bassa ed inferiore alla produzione e il tenore dei metalli si sta erodendo. Per investire nel settore con prudenza bisogna privilegiare imprese con riserve a lungo termine.

Parallelamente, la spinta ecologista dilata i tempi di realizzazione dei progetti minerari, aumentandone la complessità e i costi. Gli utilizzatori di metalli, i finanziatori e, soprattutto, l’opinione pubblica avanzano richieste crescenti in materia di trasparenza, di condizioni sociali per i lavoratori e di impiego delle risorse naturali. Spesso sono richieste ancora difficili da soddisfare in modo omogeneo e strutturale in tutto il mondo.

Per illustrare quanto pesino sull’offerta, confrontiamo le condizioni di esplorazione dell’oro negli ultimi 10 anni con quelle prevalenti nel periodo 1988-2008. Gli stanziamenti sono stati quadruplicati e trovare un’oncia d’oro è diventato 15 volte più costoso. Solo il 20% delle riserve è stato ricostituito, le nuove scoperte presentano dimensioni mediamente inferiori del 30% e il rilascio delle nuove autorizzazioni può richiedere fino a 20 anni. Quanto basta, in sostanza, per prosciugare l’offerta.

Tutto ciò accade a molti metalli quando emergono nuovi requisiti. Ad esempio, lo sviluppo dell’energia eolica e solare e la democratizzazione dell’auto elettrica richiedono grandi quantità di rame o di nichel. Un’auto a propulsione termica contiene circa 20 chili di rame, tre volte meno rispetto a un veicolo elettrico. La quantità di nichel, componente essenziale della batteria, può variare da 3 a 30 chili. Senza nemmeno menzionare l’auto elettrica, le norme sulle emissioni diventano sempre più severe. Il modo più efficace per adeguarvisi consiste nell’impiegare marmitte catalitiche, costituite principalmente da palladio, un metallo che in pochissimi riescono a fornire su larga scala.

Un’offerta limitata, una domanda in crescita e condizioni macroeconomiche favorevoli: ecco in sintesi perché si prospetta un’evoluzione interessante per il settore minerario, e in particolare per l’oro, il rame e il palladio.