Quando si esaurirà il miglioramento di breve termine post Covid-19?

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Il crollo e la dislocazione dei mercati si sono verificati non appena gli investitori, dopo avere trascurato l’emergenza del virus in Asia, si sono resi conto della diffusione del contagio a livello globale. La ripresa si è avuta solo dopo l’annuncio di un importante programma di quantitative easing illimitato da parte della Federal Reserve. Durante il primo mese di recupero degli attivi rischiosi è da notare la netta sovraperformance registrata dai settori della tecnologia e della sanità, probabilmente dovuta all’aumento delle spese per la sanità e la digitalizzazione, corollario della crisi sanitaria. In tale contesto di crisi brutale e inedita, con un’assenza pressoché totale di prospettive, l’orizzonte degli investitori si è bruscamente ridotto e i mercati hanno adottato un atteggiamento decisamente più reattivo che proattivo. Grazie al sostegno senza precedenti delle banche centrali, gli investitori possono fare astrazione del fatto che i mercati detestano l’incertezza e la flessione delle borse mondiali è più contenuta di quanto si poteva temere, tenuto conto dello shock dell’attività e dell’incertezza. I mercati, privi di visibilità, si limitano a riflettere la dinamica attuale invece di proiettarsi nel futuro.

Si tratta di una constatazione alquanto fattuale e la situazione può facilmente cambiare. Arriverà sicuramente il momento in cui i mercati recupereranno le loro capacità di anticipare (o di estrapolare!). Per ora è difficile prevedere quando ciò avverrà. Per questo motivo occorre distinguere l’allocazione tattica a breve termine e la costruzione strategica dei portafogli.

A breve termine, si assisterà sicuramente a un miglioramento della situazione. Il sostegno monetario e fiscale è forte. L’uscita dal lockdown prosegue ovunque senza problemi con la ripresa dell’attività, rinasce la speranza di un vaccino (anche se vi è ancora molta strada da percorrere) e sul fronte dell’Europa l’iniziativa franco-tedesca, sostenuta dalla Commissione europea (ancora in attesa di convalida), contribuisce a ridurre i rischi di una nuova crisi europea. Le rinnovate tensioni tra la Cina e gli Stati Uniti devono senz’altro essere seguite attentamente, in quanto la «fase 1» dell’accordo tra le due potenze rivali potrebbe essere annullata. La tendenza rimane tuttavia complessivamente positiva.

A medio termine, è impossibile per noi estrapolare questo miglioramento e sperare in un ritorno alla normalità dell’attività e molteplici scenari sono possibili. La rivalità tra gli Stati Uniti e la Cina continuerà a penalizzare il commercio mondiale e la strategia delle aziende. La questione di un’eventuale fase 2 degli accordi sino-americani non è più d’attualità. D’altro canto, le aziende usciranno dalla crisi più indebitate e con margini erosi, mentre abitualmente le recessioni permettono di ripartire su basi più sane. In assenza di annunci forti, dopo il rilancio del 2020 la politica fiscale del 2021 sarà recessiva. Peraltro lo stallo delle trattative tra il Regno Unito e l’Unione europea aumenta notevolmente il rischio di una hard brexit a fine anno. Da ultimo, al di là degli effetti a breve termine, è impossibile prevedere le ripercussioni di una crisi di tale ampiezza sul comportamento economico degli agenti. Vi è un netto squilibrio tra il rischio di sorprese positive e negative.

Alla luce di tale contesto di liquidità abbondanti nella durata e di miglioramento a breve termine, conserviamo quindi un’esposizione agli attivi rischiosi appena inferiore al livello normale. Durante la crisi gli investitori hanno privilegiato, com’è logico, i mercati difensivi e abbiamo quindi ridotto il peso delle azioni statunitensi a favore delle azioni europee per permettere ai portafogli di beneficiare della schiarita congiunturale a breve termine e della riduzione del rischio in Europa. Si tratta di un movimento tattico. Non intendiamo esporci più del necessario agli attivi rischiosi e l’euforia attuale dei mercati ci spinge alla vigilanza. La sequenza che si profila sembra essere favorevole, ma permangono l’assenza di prospettive e i rischi.