Debito corporate dei mercati emergenti, la marcia verso la ripresa

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La pandemia non ha risparmiato il debito dei mercati emergenti, compreso quello corporate. Nelle ultime settimane il mercato ha recuperato parte del terreno perso. In un’ottica di lungo termine, con un orizzonte a 3-5 anni, riteniamo che ci sia spazio per l’ottimismo.

Il peggio è passato

Chiaramente, al momento il principale fattore di rischio riguarda le tempistiche necessarie per mettere sotto controllo la pandemia. Nonostante le molte differenze fra un paese e l’altro, a nostro avviso tale obiettivo sarà raggiunto nei prossimi mesi. Nelle ultime settimane molti governi hanno iniziato ad allentare le misure di lockdown, ed è interessante notare come alcuni mercati emergenti, come la Cina e Taiwan, abbiano avuto maggiore successo nel gestire questa fase.

La marcia (non troppo lunga) verso la ripresa

Al contempo, i governi e le banche centrali di tutto il mondo stanno fornendo un sostegno senza precedenti finalizzato a limitare i danni economici della pandemia. Se da un lato è certa una recessione globale storicamente profonda, dall’altro l’allentamento progressivo dei lockdown, abbinato a solide misure di sostegno politico, dovrebbe consentire nel secondo semestre una decisa ripresa economica. Di conseguenza, per molte società, il coronavirus avrà principalmente un effetto shock sugli utili a breve termine, ma non metterà a rischio l’affidabilità creditizia fondamentale. Da questo punto di vista, la crisi da Covid è ben diversa dall’ultima crisi finanziaria globale, derivante da problemi ben più profondi legati in parte all’eccessivo indebitamento.

Cosa insegnano le precedenti crisi

Quando si parla di obbligazioni dei mercati emergenti, occorre ricordare che gli investitori hanno essenzialmente quattro alternative a disposizione: obbligazioni sovrane in valuta forte, ossia debito dei mercati emergenti in valute a basso rischio, più comunemente dollari USA; obbligazioni sovrane in valuta locale, ovvero debito dei mercati emergenti in valute domestiche (solitamente molto più volatili); obbligazioni dei mercati di frontiera, ossia debito dei paesi tipicamente più piccoli e meno sviluppati; e obbligazioni corporate, ovvero debito emesso dalle società dei mercati emergenti, comunemente in dollari USA. Come mostra il seguente grafico, le obbligazioni corporate dei mercati emergenti hanno storicamente mostrato una maggiore capacità di limitare il rischio di ribasso rispetto agli altri tre segmenti, il che vale anche per la recente ondata di vendite correlata al coronavirus.

Indebitamento sotto controllo

Sono varie le ragioni che contribuiscono a spiegare la relativa resilienza mostrata in passato dalle obbligazioni corporate dei mercati emergenti. Ad esempio, un fattore chiave è che questo tipo di debito viene spesso emesso in valute a basso rischio, di solito dollari USA. Un altro aspetto importante che fornisce un certo grado di rassicurazione è dato dal fatto che, alla vigilia dell’ultima crisi da coronavirus, la posizione creditizia delle aziende nei mercati emergenti evidenziava una generale tendenza al miglioramento. Ad esempio, la leva finanziaria netta (un parametro chiave dell’indebitamento) era complessivamente in calo già da alcuni anni. L’impostazione prudenziale dei mercati emergenti su questo fronte si pone in netto contrasto con altri segmenti del debito corporate nello scenario globale. Le società investment grade statunitensi, per esempio, hanno un grado di leva finanziaria netta che di recente ha toccato il massimo dagli ultimi 15 anni.

Gestione attiva al centro

Nonostante i punti positivi menzionati, è quasi scontato che i tassi di default in tutto l’universo globale del debito corporate, e dunque anche nei mercati emergenti, subiranno una significativa impennata rispetto a livelli correnti molto bassi. Probabilmente, la volatilità resterà elevata e i mercati continueranno a essere sensibili ai nuovi dati riguardanti il coronavirus e l’economia. Riteniamo quindi che la situazione odierna possa trarre enormi vantaggi da uno stile di gestione attivo, che sappia essere flessibile di fronte a nuovi sviluppi e nel contempo efficace nella selezione dei titoli. Ora più che mai riteniamo che la ricerca debba concentrarsi sull’individuazione di obbligazioni corporate emesse da società di qualità elevata con bilanci solidi, modelli di crescita sostenibili, credenziali ESG affidabili e un management credibile. Le aziende con questo profilo non soltanto hanno le carte in regola per sopravvivere alla pandemia, ma anche per emergere più forti al termine della crisi ed essere remunerative per i propri investitori.