Europa uscirà dalla crisi più forte di prima

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Abbiamo superato lo zenit del coronavirus, abbiamo toccato il punto più basso della depressione economica e ora assistiamo ai primi segnali di ripresa: ecco come potremmo riassumere l’attuale contesto di mercato. Gli ultimi mesi hanno visto molte sfide senza precedenti, tuttavia, col senno di poi, si può giungere alla conclusione che in Europa siamo stati all’altezza di queste sfide. I tassi di infezione sono diminuiti notevolmente, tanto che la vita sociale e l’attività commerciale sono in grado di ripartire e forse un po’ prima di quanto la maggior parte delle persone avesse temuto all’inizio.

Inoltre, la crisi senza precedenti è stata accompagnata da misure di sostegno e di stimolo economico inedite, con i governi nazionali, la Banca Centrale Europea e l’Unione europea che hanno fornito un sostegno del valore di miliardi di euro per prevenire un danno prolungato derivante dalla crisi. Tuttavia, la crisi sanitaria non è ancora completamente risolta e una vera soluzione emergerà probabilmente solo quando sarà disponibile un vaccino. Ciò nonostante, le aziende europee si trovano in una posizione di leadership in tal senso; le rigide misure di confinamento sono state in parte revocate in Europa, dando luogo a periodi di rialzo dei listini.

Alla luce di ciò, privilegiamo le asset class sostenute dalle azioni delle banche centrali, come le obbligazioni societarie Euro Investment Grade, che sono supportate dal recente passo in avanti della BCE nel Programma di acquisto legato all’ emergenza della pandemia (Pandemic Emergency Purchase Programme). Per quanto riguarda il portafoglio azionario, privilegiamo i titoli azionari europei per via del potenziale punto di svolta in termini di unione fiscale derivante dal lancio di “Next Generation EU” – il piano di ripresa per l’Europa. I principali rischi della nostra visione degli investimenti si riferiscono ad ulteriori ondate del contagio COVID-19, che possano comportare quarantene prolungate, e l’aumento delle tensioni tra USA e Cina. Inoltre, il rallentamento dell’economie dei Paesi Sviluppati potrebbe durare più tempo del previsto per il risparmio precauzionale dei cittadini.

L’attuale emergenza sanitaria, inoltre, anche se temporanea, avrà un impatto profondo e duraturo sui nostri comportamenti economici e sociali. Ad esempio, interi gruppi di popolazione e paesi si stanno convertendo al “mondo delle app” e negli ultimi tre mesi abbiamo assistito a cambiamenti di mentalità che di solito richiederebbero decenni o generazioni per concretizzarsi. In particolare, alcune tendenze esistenti si stanno rafforzando e vi sono industrie e aziende che stanno vivendo effetti di ricaduta positivi. Evidentemente, la Remote Economy sta incanalando maggiori investimenti e consumi e la domanda di infrastrutture necessarie per il suo funzionamento sta aumentando. Anche i settori della tecnologia e della sanità sono sotto gli occhi di tutti. I pagamenti da dispositivi mobili, il cloud computing e la sicurezza informatica sono solo alcune delle basi necessarie per consentire lo sviluppo sicuro dell’economia remota.

D’altra parte, la tecnologia medica, la biotecnologia, la ricerca farmaceutica e genetica contribuiranno a preparare le contromisure necessarie per affrontare futuri pericoli sconosciuti. Per curare le ferite economiche causate dal confinamento, gli investimenti pubblici saranno fondamentali e saranno supportati dalle misure keynesiane e dalla Teoria Moderna della Moneta. I governi dovranno anche investire in progetti della Old Economy per garantire che il denaro fluisca verso il maggior numero di agenti economici. In questo contesto, le infrastrutture reali sono un valido candidato all’investimento. Nel mondo sviluppato, vi sarà una grande opportunità per modernizzare le reti di trasporto, convertirsi a pratiche più sostenibili dal punto di vista ambientale e persino promuovere opere pubbliche transnazionali. È probabile che anche le economie emergenti accelerino i propri programmi di spesa per potenziare le infrastrutture, mentre i finanziamenti delle organizzazioni sovranazionali (della Banca mondiale e della Banca europea per gli investimenti, ad esempio) svolgeranno probabilmente un ruolo ancora più importante. Il ruolo del settore pubblico e la leadership politica nei vari Paesi saranno cruciali; ciò suggerisce che le dimensioni, la portata, i tempi e l’efficacia di questi progetti infrastrutturali potrebbero variare in modo sostanziale da una regione all’altra. Un portafoglio ben diversificato in termini di aziende e di aree geografiche sarà fondamentale per tradurre questi concetti in idee di investimento realizzabili.