Glocalizzazione 1.0: “Locale” è la nuova tendenza

Decalia Asset Management -

L’estate è arrivata, ma la pandemia di Coronavirus ha senza dubbio stravolto molti piani per le vacanze. Con le compagnie aeree che hanno appena ripreso la loro attività e i viaggi transfrontalieri non ancora completamente liberalizzati (per non parlare delle preoccupazioni per una potenziale seconda ondata di contagi), il turismo probabilmente prenderà una piega nettamente locale nelle prossime settimane. Una gradita opportunità per (ri)scoprire soluzioni per il tempo libero nelle vicinanze!

Ma il trend di reshoring si estenderà ben oltre la stagione estiva e l’ambito privato. A causa dello shock che ha provocato sia dal lato della domanda, sia da quello dell’offerta nell’equazione economica, nonché dell’ impatto globale quasi simultaneo e dell’incertezza sulla sua durata, questa crisi sanitaria senza precedenti è servita a mostrare i limiti dei modelli di business globalizzati “just-in-time” che sono diventati ultra-dipendenti dalla produzione industriale cinese. In futuro, le filiere sono destinate ad essere rinnovate, sia a causa delle pressioni politiche dall’alto, sia a causa delle scelte aziendali – e non solo nel campo delle attrezzature mediche e dei prodotti farmaceutici.

Con la recessione causata dal Coronavirus che ha compromesso le sue chance di rielezione (dai tempi di William McKinley nel 1900, nessun Presidente in carica ha vinto un secondo mandato in tali circostanze economiche), il presidente Trump ha intensificato ulteriormente la propria retorica contro la Cina. Nuovi dazi sulle importazioni potrebbero essere annunciati e sono stati presi in considerazione dai legislatori e dai funzionari statunitensi una serie di strumenti per incentivare le aziende a spostare le fonti di approvvigionamento al di fuori della dalla Cina. Sono in discussione potenziali agevolazioni fiscali, nuove normative che impongono i contenuti locali e sussidi alle imprese e all’industria ed è stata addirittura lanciata la controversa idea di un fondo multimiliardario per supportare le aziende che producono beni di prima necessità a riportare la produzione negli Stati Uniti.

Altri Paesi occidentali, dopo essersi improvvisamente resi conto di quanto fossero cruciali alcuni settori per il funzionamento delle loro economie e di quali terribili conseguenze potessero avere i colli di bottiglia nella filiera, stanno anch’essi tentando di spronare le aziende al reshoring dell’approvvigionamento e della produzione industriale, evidenziando gli ulteriori potenziali benefici in termini di occupazione domestica.

Per quanto riguarda i management delle aziende, un certo numero sembra passare da un approccio puramente basato sui costi ad uno che pone maggiore enfasi sulla resilienza operativa. Dal punto di vista della gestione dell’inventario, ciò potrebbe comportare la transizione da un modello “just-in-time” ad un modello “just-in-case”. È inoltre probabile che gli investimenti siano sempre più diretti verso la robotica e l’automazione, settori in cui i rapidi progressi tecnologici potrebbero facilitare, se non addirittura accelerare, le attività di reshoring.

Attenzione però a misure eccessivamente protezionistiche. Come afferma il commissario UE per il commercio: “autonomia strategica non significa che dobbiamo puntare all’autosufficienza”. Il processo di globalizzazione, durato quattro decenni, ha portato notevoli benefici, facendo uscire dalla povertà oltre un miliardo di persone. Inoltre, la riorganizzazione potrebbe risultare più facile a dirsi che a farsi. Le aziende che abbandonano la Cina potrebbero doversi lasciare alle spalle macchinari e stampi utilizzati nei loro siti produttivi, rinunciare alla proprietà intellettuale di produzione, pagare tasse per la cessazione dell’attività e interminabili oneri salariali contrattuali, ma, più importante di tutto, rischiare di perdere il loro facile accesso a quello che potrebbe diventare il più grande mercato di consumo nei prossimi decenni.

In definitiva, e come spesso accade, si tratterà di trovare il giusto equilibrio tra due estremi: la delocalizzazione incontrollata ed il totale isolamento.  Benvenuti nella Glocalizzazione 1.0!