I 10 temi chiave di una strana estate

Lorenzo Gazzoletti (CEO) & Wilfrid Galand - Montpensier Finance -

CoVid, economia, Banche Centrali, geopolitica americana e cinese, l’estate 2020 non sarà del tutto banale. Una breve panoramica dei 10 temi chiave da seguire da vicino nelle prossime settimane.

1. Il CoVid opporrà resistenza?
Dopo la Cina quest’inverno e l’Europa in primavera, quest’estate è l’America ad essere travolta da un’ondata di preoccupazioni. L’accelerare del numero di casi negli Stati meridionali a fine giugno, (dal Texas all’Arizona passando dalla Florida), potrebbe rimettere in discussione lo scenario di una rapida ripresa a favore dei mercati. Anche in Europa e in Cina, dove l’epidemia sembra essere sotto controllo, la ricomparsa di focolai sporadici dell’epidemia richiede massima vigilanza.
Negli Stati Uniti, come in Cina o in Europa, le Banche Centrali e i governi rimangono “supportive” e la crescita potrebbe accelerare ulteriormente nelle prossime settimane, se fiducia torna a sostenere i consumi e gli investimenti.
Ma la chiave è mantenere l’epidemia sotto controllo.

2. La stagione dei risultati sarà all’altezza delle aspettative?
-30%, -40%, -50% di calo degli utili nel 2020 rispetto al 2019? Le principali istituzioni finanziarie e gli analisti hanno moltiplicato le previsioni allarmistiche sull’impatto dell’epidemia. I risultati del secondo trimestre e soprattutto le proiezioni per il secondo semestre e per il 2021 forniranno una prima risposta.
In generale il mercato ha già anticipato che il settore sanitario e i beneficiari del «Work From Home» dovrebbero consolidare dei buoni risultati (tecnologia, e-commerce, Connettività e media). Altri settori saranno da seguire con maggiore attenzione, sicuramente le aziende più sensibili ai cicli economici: banks, chemicals, automotive, aeronautical in particolare. Sembra ora chiaro che il punto più basso dell’attività sia stato raggiunto nel secondo trimestre. D’altra parte, l’incertezza sulla forma della ripresa rimane totale: V, U, L?

3. Le Banche Centrali possono spingersi ancora oltre?
La risposta delle Banche Centrali alla crisi sanitaria è stata senza precedenti. Non solo la Fed ha ridotto molto rapidamente i tassi di riferimento a zero, ma, tra la Fed e la BCE, da metà marzo sono stati promessi – e in gran parte attuati – più di 8 mila miliardi di dollari di programmi “pandemici”, sia per mezzo d’iniezioni dirette di liquidità sia per mezzo di sostegni massivi ai mercati obbligazionari. La somma totale rappresenta quasi il 10% del PIL mondiale!
I mercati sono spinti da questo fenomeno di iper-liquidità, che si sta diffondendo dalle obbligazioni alle azioni e attraverso tutte le attività direttamente legate al sistema finanziario. I nostri indicatori di condizioni monetarie: MMS sono a livelli molto accomodanti: Euro (67), Stati Uniti (65) e Cina (69). Possiamo poi andare ancora oltre quest’estate? Per la Fed e la Bce questo sembra difficile, almeno fino all’incontro che riunirà virtualmente i maggiori banchieri centrali il 27 e 28 agosto, in sostituzione del tradizionale vertice di Jackson Hall.
La buona notizia potrebbe arrivare dalla Cina. Finora la PBOC è rimasta in gran parte a margine, accontentandosi di facilitare il credito abbassando i tassi di riferimento a medio e lungo termine.

4. Europa: Hamilton, ora o mai più?
L’8 maggio, Emmanuel Macron e Angela Merkel hanno proposto di integrare il pacchetto di sostegno economico dell’Unione Europea con il piano “Recovery” da 750 miliardi di euro, di cui 500 miliardi di euro in obbligazioni emesse direttamente dall’Unione, creando cosi’ un debito UE collettivo.
La posta in gioco è alta: si tratta di trasformare l’Unione in una potenza finanziaria autonoma, un po’ come l’accordo tra Jefferson e Hamilton dopo la guerra d’indipendenza americana. L’obiettivo dell’UE, ora sotto la Presidenza tedesca, è quello di raggiungere in luglio un compromesso politico convalidato dai 27 paesi.
Il piano franco-tedesco fa parte di un piano più ampio, che comprende il piano di sostegno al lavoro a orario ridotto (il piano “Sure”), gli investimenti della BEI e, soprattutto, il bilancio pluriennale dell’Unione. Questo offre numerose leve per raggiungere una posizione comune. I dibattiti sembrano ora organizzati intorno ai parametri del piano e non al suo stesso principio.

5. Il petrolio e il Medio Oriente, un equilibrio fragile?
-37,63$! Il 20 aprile i future sul WTI sono finiti in territorio negativo, a causa del crollo della domanda e dell’esaurimento delle possibilità di stoccaggio. Da allora i prezzi si sono ripresi, ma sono ancora lontani dalle soglie necessarie per garantire la redditività dell’olio del petrolio americano – settore che rappresenta più del 20 per cento del mercato high yield americano – e soprattutto per gli equilibri fiscali dei Paesi esportatori del Vicino e Medio Oriente, come l’Algeria, la Libia, l’Iraq, l’Arabia Saudita e l’Iran.
Eppure, la regione rimane in grande tensione. I subbugli sociali sono ancora molto presenti in Algeria e in Iran e sembrano essere una minaccia anche per l’Iraq e l’Arabia Saudita, che deve abbandonare la sua generosa politica di sussidi fiscali e sociali a causa del calo dei prezzi del greggio.

Più preoccupante è il conflitto libico, e le forti tensioni tra le ambizioni turche di riconquistare l’ex impero ottomano e i piani russi e delle potenze del Golfo. La situazione rimane per il momento sotto controllo, ma potrebbe degenerare rapidamente.

6. L’elezione presidenziale americana è ormai alle porte?
Da diverse settimane la popolarità di Trump sta crollando nei sondaggi. Non solo i sondaggi nazionali lo posizionano più di 10 punti dietro a Joe Biden, ma, cosa ancora più importante, il suo rivale democratico si sta imponendo in tutti gli stati chiave per le elezioni di novembre. Anche la Georgia e lo stesso Stato repubblicano del Texas potrebbero scivolare in campo democratico.
Al di là della Presidenza, i mercati potrebbero essere preoccupati da una possibile grande ondata di vittorie democratiche capaci d’imporsi come maggioranza alla camera e al senato. La prospettiva di un brutale passo indietro sulla tassazione e regolamentazione capace di ridurre i profitti aziendali, non è da sottovalutare.
Pur tenendo d’occhio i sondaggi, sarà necessario osservare l’evoluzione delle tensioni all’interno del Paese.

7. La questione sino-americana
A pochi mesi dalla firma della Fase 1 dell’accordo commerciale sino-americano il 15 gennaio 2020, l’epidemia di Covid-19 e la situazione a Hong Kong hanno sconvolto la situazione su entrambe le sponde del Pacifico. L’epidemia ha indebolito l’economia americana mettendo in discussione la leadership di Trump, e permesso a Xi Jinping di affermare la sua forza, ma la situazione sanitaria rimane fragile minacciata dal riemergere di nuovi focolai. Hong Kong rimane una questione spinosa, tra il desiderio di affermare l’unità del Paese e la necessità di preservare il polmone finanziario. In questa situazione,
Trump potrebbe intraprendere una serie di misure anticinesi, di natura commerciale, tecnologica o militare all’interno dello stretto di Taiwan. Per quanto riguarda la questione di Hong Kong, la mancanza di una vera e propria escalation fino ad oggi indica che le intenzioni per entrambi i fronti non dovrebbero essere troppo bellicose.

8. Cina – Europa: la vendetta di Trump?
Trump, in difficoltà nei sondaggi, deve riprendere le redini. Cosa potrebbe essere più efficace dell’antica strategia del nemico comune? La Cina è sicuramente al primo posto, e l’Europa? Dopotutto, “ci tratta anche peggio della Cina” ha detto il Presidente degli Stati Uniti il 17 maggio 2019 nell’ambito dei negoziati commerciali con l’Unione Europea.
Il 22 gennaio, a Davos, Donald Trump ci ha ricordato il suo obiettivo di concludere un accordo commerciale con l’UE prima della fine dell’anno. In caso contrario, potrebbe imporre un dazio supplementare del 25% sulle importazioni di auto europee negli Stati Uniti. Da allora, le minacce si sono allargate a vini e alcolici, e pelletteria, l’estate potrebbe essere decisiva.

9. Cina: ambizioni esterne e preoccupazioni interne
In occasione del centenario della creazione della Repubblica Popolare Cinese, il Paese ha l’ambizione di riconquistare il suo posto di prima potenza mondiale. Questo è ciò che proclama lo slogan “Cina 2049”. Nel breve termine, il piano “Cina 2025” mira a consolidare la sua posizione di leader commerciale e tecnologico e a mantenere il suo ruolo strategico di potenza centrale in Asia. Il Regno di Mezzo mostra così il suo immancabile sostegno al gigante tecnologico Huawei, continua il suo programma “One Belt One Road” delle Nuove Vie della Seta senza vacillare, e resiste a tutti coloro che sfidano il suo modello di società.
Tuttavia, le preoccupazioni crescono internamente: l’attività cinese è trainata dal settore industriale fortemente impattato dal virus, la disoccupazione è aumento significativo potrebbe diventare un potenziale nemico dell’equilibrio sociale. L’inflazione alimentare sta erodendo il potere d’acquisto della classe media e la fiducia dei consumatori è ancora tentennate, il cammino sarà lungo prima di potere tornare a un obiettivo del 6% di crescita.

10. Qual è l’impatto economico dell’ondata “Green”?
La transizione ecologica era già una priorità prima del Covid19. L’eruzione della pandemia ha accelerato il movimento e ne ha fatto uno dei capisaldi del “mondo di domani”. È quindi probabile che il piano di “Recovery” dell’Unione Europea sarà in gran parte rivolto a investimenti con l’obiettivo di ridurre l’impronta di carbonio del Vecchio Continente. Nonostante lo scetticismo di Trump, anche gli Stati Uniti partecipano a questo movimento. E la Cina non è da meno, perché è già leader nella progettazione e nella vendita di auto elettriche.

Ma saranno anche desiderosi di capitalizzare su questa tendenza di fondo per includere nei loro portafogli le aziende che offrono soluzioni per un’economia a minore intensità di carbonio.