Ogni maledetto trimestre

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Torna di stretta attualità la periodica pubblicazione dei dati aziendali. Il secondo trimestre dell’anno, sotto scrutinio in questi giorni, sarà il più impattato dal Covid, ma le aspettative appaiono già allineate. Paradossalmente i prossimi tre mesi di rimbalzo presentano i rischi maggiori.

La nuova stagione degli utili che si apre in questi giorni trova di certo pochi riferimenti nel passato. Il drammatico strappo a vita e consuetudini di ognu­no di noi ha naturalmente avuto riflessi brutali an­che sui conti aziendali e, in un certo senso, le pros­sime pubblicazioni serviranno proprio a toccarne con mano gli effetti concreti. Come fa notare Bank of America, il 30% delle società dell’indice S&P500 ha abbandonato la precedente “guidance”, ovvero l’indicazione sullo stato del business e sulle sue prospettive, a seguito dell’evento Covid. Questo ha creato e creerà un vuoto informativo notevole e, di conseguenza, anche un’alta dispersione nelle stime degli analisti. A sua volta questo elemento fa sì che la media delle stime sia meno significativa e ci sia maggiore spazio per sorprese, in positivo o negativo, e quindi probabilmente volatilità.

Ad esordire è stata Pepsi, che ha mostrato una leggera flessione dei ricavi (-3%) e un quadro complessivamente soddisfacente. Tuttavia questi dati, ben lungi dall’essere rappresentativi delle realtà più cicliche dell’indice, sono serviti solo a ricordare come la pandemia abbia colpito i comparti dell’eco­nomia in maniera eterogenea, dai pochi o nulli effetti su tecnologia e health care, a quelli senza quasi pre­cedenti di industriali, viaggi e altri consumi discrezio­nali. Importante la giornata del 14 luglio, che ha visto la pubblicazione di grandi banche come JP Morgan, Citigroup e Wells Fargo. A questo proposito, si può scorgere già qualche indicazione più generale per il settore: le banche d’investimento sono meglio attrez­zate in questo momento rispetto a quelle commer­ciali, perché alle difficoltà sul fronte degli accantona­menti per crediti in sofferenza possono opporre una crescita sostanziosa dei ricavi da trading.

In ogni caso, al di là dei numeri che saranno pub­blicati in questo trimestre e dell’incertezza, descritta in precedenza, che grava sugli stessi, saranno essenziali le indicazioni ulteriori che le società rila­sceranno sulle prospettive per i prossimi trimestri. Gli analisti, per quanto non conoscano ancora l’entità dei numeri in gioco, sanno già che questo trimestre sarà il peggiore da dieci anni a questa parte. Sarà per contro più rilevante avere indizi sulla seconda parte dell’anno, perché l’impetuoso rally dei mercati da marzo in poi poggia sull’assunto di un recupero rapido della redditività precedente. È qui quindi che l’asticella si fa più alta: fra primo e secondo trimestre la perdita di utili stimata è del 30%, ma nel terzo e nel quarto i mercati prevedono rispettivamente un +36% e un +15%. Prescin­dendo dai rischi geopolitici, sempre presenti sullo sfondo, molta della partita del secondo semestre per i mercati si giocherà su questo tavolo.