La correzione del dollaro non è ancora terminata

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È probabile che si verifichi un consolidamento del dollaro e che il ritmo del deprezzamento valutario rallenti, in scia al brusco declino e del considerevole accumulo di posizioni short in dollari. Tuttavia, 1) il cambio di rotta della Federal Reserve (Fed) verso un target di inflazione medio, 2) i rendimenti reali statunitensi che sono negativi e 3) una sopravvalutazione del dollaro ancora in corso suggeriscono che il declino della valuta sia ancora possibile, anche se l’andamento delle performance sarà “bidirezionale”.

Manteniamo la nostra view per il cambio EUR-USD a quota 1,21 fino alla fine dell’anno e stimiamo ulteriori modesti rialzi nel 2021. Allo stesso tempo, ci aspettiamo che il cambio EUR-CHF riporterà performance al rialzo e che colmerà una parte “dell’insolito” gap della coppia EUR-USD. Detto questo, il rialzo sarà probabilmente limitato per via della mancanza di catalizzatori per i deflussi svizzeri.

Le performance della sterlina sembrano aver finalmente iniziato ad allinearsi al rischio che si giunga a una Brexit “no-deal”. Nel breve termine, vediamo il trading della sterlina sul lato soft. Solo una volta che un accordo di base con l’UE sarà effettivamente in dirittura d’arrivo, la sterlina riuscirà a riprendere il suo percorso di apprezzamento. Per quanto riguarda lo yen giapponese, riteniamo che la quota 106 alla quale la valuta si è saldamente ancorata sia risultato di due forze opposte: minori rendimenti statunitensi rispetto all’aumento dei prezzi delle attività a rischio. Tuttavia, ci aspettiamo ancora un graduale apprezzamento dello yen giapponese, in linea con i precedenti cicli di deprezzamento del dollaro.

Nei paesi nordici, manteniamo la nostra preferenza per la corona norvegeserispetto alla corona svedese, mentre nel blocco valutario delle commodity core stimiamo una sovraperformance del dollaro canadese. Detto questo, il ritmo di apprezzamento di tutte le valute del G10 ciclicamente sensibili rispetto al dollaro è destinato a rallentare.

Attualmente il cambio USD-CNY ha superato il range 6,90 – 7,15 che avevamo ipotizzato. Questo riflette soprattutto una maggiore debolezza del dollaro e una dinamica della bilancia dei pagamenti cinese in rapido miglioramento, ma nell’ultimo periodo i mercati hanno iniziato a incorporare la possibilità che Biden vinca le elezioni presidenziali e che si proceda con una riduzione dei dazi. Abbiamo rivisto al ribasso le nostre previsioni sul cambio USD-CNY nel range 6,75 e 6,68 per un periodo tra i 3 e i 12 mesi. Una riduzione dei dazi sotto la presidenza Biden avrebbe un’azione rialzista sul Renminbi cinese offshore che recupererebbe il terreno perduto rispetto alle altre valute, incluso l’euro.

Per quanto riguarda i mercati emergenti, manteniamo un posizione strutturalmente neutrale sull’indice GBIEMFX, ma le nostre previsioni mostrano un modesto ritorno spot dello 0,40% in un orizzonte temporale di 12 mesi, con la maggior parte dei guadagni che verranno registrati nei prossimi sei mesi (la scoperta di un efficace vaccino contro il Coronavirus contribuirebbe ad accelerare questo processo).

La country selection resta un passaggio fondamentale, e continuiamo a preferire le valute con un basso debito, un’elevata esposizione alla spesa per le infrastrutture cinesi (won sudcoreano e peso cileno), il rialzo del cambio EUR-USD (zloty polacco e corona ceca) e il settore tecnologico (dollaro taiwanese). Per quanto riguarda il settore valutario asiatico, abbiamo aggiornato la nostra view sulla rupia indiama a “modestamente rialzista” e manteniamo la stessa posizione sul CNY (che potrebbe diventare rialzista qualora ci fossero più prove del fatto che la presidenza di Biden porti a una riduzione dei dazi).

Altrove, abbiamo aggiornato la nostra view sul real brasiliano a “modestamente ribassista”, riducendo anche la nostra posizione sul peso messicano a “modestamente ribassista”. Nell’area CEEMEA, abbiamo ridotto al view sul rublo a ribassista e quello sul fiorino ingherese a “modestamente rialzista”.

I rischi principali per la nostra view:  in primo luogo, una seconda forte ondata di contadi da Covid-19 perturba nuovamente l’attività economica e aumenta la domanda di dollari. In secondo luogo, l’apprezzamento dell’euro potrebbe essere diventato uno sviluppo indesiderato per la BCE. Sebbene la possibilità di un’azione politica sia molto più limitata rispetto al passato, è probabile che qualsiasi dichiarazione abbia un peso sull’euro e sostenga il dollaro. In terzo luogo, una ripresa delle frizioni commerciali tra Cina e Stati Uniti potrebbe arrestare la ripresa del commercio globale e sostenere il dollaro.