Settembre indica il cammino dei prossimi mesi

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All’interno di un contesto generale come quello che si sta delineando, continuiamo ad essere leggermente sovrappesati sul mercato azionario, con la consapevolezza che il percorso di recupero dei listini possa subire delle battute d’arresto. Al contrario, riteniamo di poterci aspettare un buon andamento da parte dei mercati obbligazionari. I rendimenti sovrani rimarranno probabilmente contenuti, ma difficilmente scenderanno in maniera significativa, considerazione che lascia presupporre un potenziale di performance inferiore rispetto al credito, settore in cui manteniamo una preferenza per il segmento investment grade e una certa esposizione ai corporate bond in valuta forte dei mercati emergenti in vista di un possibile restringimento dello spread.

Azioni: l’Europa colmerà il gap con gli USA

Rimaniamo costruttivi sui mercati azionari dato il cammino di ripresa economica in corso, nonostante il rallentamento legato all’incremento dei contagi; gli stimoli fiscali e monetari sono destinati a proseguire, il sentiment e il posizionamento non sono eccessivamente rialzisti e si prevede una fine d’anno più complicata. Considerata la quantità di liquidità, è probabile che le tensioni geopolitiche e le presidenziali negli Stati Uniti inneschino titoli di giornale e volatilità, ma crediamo in un potenziale di flessione più contenuto. Le valutazioni sono alte all’interno di diversi settori, ma non dovrebbero impedire una diffusa crescita dei mercati ed è per questo motivo che abbiamo un leggero sovrappeso sulle azioni. Nel breve termine, riteniamo che gli asset europei possano colmare il gap rispetto agli Stati Uniti. Il Vecchio Continente ha gestito bene la prima fase della crisi legata alla pandemia e dovrebbe essere in grado di affrontare il nuovo incremento dei contagi. La politica fiscale sta sostenendo i mercati del lavoro e, inoltre, l’ulteriore integrazione e cooperazione che hanno trovato riscontro all’interno del Recovery Fund hanno contribuito a ridurre i timori legati al dissolvimento dell’Eurozona. I finanziari europei dovrebbero inoltre beneficiare del sostegno della BCE e continuare il loro recente rimbalzo. Nel lungo termine, tuttavia, una serie di “vincitori” strutturali negli Stati Uniti dovrebbero mantenere una forte performance. Sul fronte dei mercati emergenti ci siamo riallineati ad un posizionamento neutrale, ma conserviamo la nostra preferenza per l’Asia emergente.

Obbligazioni: bene Europa e Italia

I rendimenti delle obbligazioni sovrane continuano ad oscillare all’interno di un intervallo ampio, con l’aspettativa che l’indirizzo di politica ultra-accommodante vada avanti per molti anni. In effetti la tolleranza della Fed in termini di inflazione superiore al target suggerisce che i tassi di interesse rimarranno a zero per un periodo di tempo molto lungo. Ci aspettiamo che i rendimenti dei periferici europei continuino a beneficiare del Recovery Fund e della prossima emissione di debito comune da parte della Commissione Europea, con una preferenza per l’Italia, che finora sta navigando particolarmente bene nel suo percorso di crescita estiva. Nel complesso, tuttavia, continuiamo a preferire il credito investment grade, dove il carry è più interessante e gli spread possono ulteriormente comprimersi. Abbiamo maggior cautela sull’High Yield, dato che la portata dei danni legati alla crisi non è ancora quantificabile e il rischio di default rimane elevato. Continuiamo a vedere opportunità nei corporate bond in valuta forte nei mercati emergenti che hanno un potenziale di contrazione degli spread. Tuttavia, date le situazioni difficili in molti Paesi, rimane fondamentale un approccio selettivo.

Valute: le conseguenze di un dollaro più debole

Sul fronte valutario ci aspettiamo che il dollaro continui il suo recente slittamento rispetto all’Euro, ma crediamo che la maggior parte di questo movimento sia ormai alle nostre spalle. Ciononostante, ci aspettiamo un’ulteriore debolezza. Il dollaro dovrebbe continuare a mostrare maggior resistenza nei confronti delle valute considerate spesso come porto sicuro, yen e franco principalmente, data una forte propensione al rischio. E’ probabile una discreta dose di volatilità sulla sterlina con l’avvicinarsi della scadenza di Brexit e un accordo ancora lontano tra Regno Unito ed Europa. Le valute degli emergenti dovrebbero beneficiare di un biglietto verde più debole, ma i rischi idiosincratici continuano a rimanere sul tavolo.

Materie prime: cresce ancora la domanda di oro

Stiamo assistendo ad una ripresa del prezzo del barile sulla scia della graduale ripresa della domanda e del mantenimento dei tagli dell’offerta, ma è probabile che alla fine il prezzo del petrolio sia ancora limitato dal continuo eccesso di offerta e da una ripresa economica debole. Prevediamo un ulteriore incremento della domanda di oro, visti i bassi rendimenti reali, l’aumento delle aspettative di inflazione i programmi di acquisto da parte della Banca centrale.