Un approccio conservativo pesa ancora sulla nuova raccolta PIR

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I fondi PIR tradizionali (3.0) sono tornati ad una raccolta netta leggermente positiva nel 2Q20 (€ +58.7mn) vs. i deflussi del 1Q20 e 4Q19, portando il saldo da inizio anno a circa € -200mn. Tuttavia, la raccolta netta resta ancora poco brillante, a nostro avviso a causa di un approccio molto conservativo nelle scelte di investimento da parte della clientela retail per l’incertezza causata dal Covid-19. Per capire l’andamento dei prodotti bisognerà aspettare i mesi autunnali. Ci aspettiamo che nella seconda parte dell’anno le reti torneranno ad intensificare nuovamente gli sforzi commerciali sul prodotto, dato che il nuovo impianto dei PIR (3.0), in vigore da gennaio 2020, è valido per il rilancio dei prodotti. Ci aspettiamo quindi un ritorno a una raccolta netta positiva per i PIR tradizionali, seppur limitata dato il contesto di mercato ancora molto incerto. Sui nuovi PIR alternativi, il decreto Agosto (in attesa di conversione in legge) li ha potenziati, portando la soglia di investimento annuale detassata da € 150k a € 300k all`anno.

Nuovi PIR alternativi pronti per il lancio: l’appeal dello strumento ulteriormente migliorato dalla nuova iniziativa del Governo di alzare la soglia massima

I nuovi PIR alternativi sono in fase di lancio, quindi ci aspettiamo flussi significativi dal 2021 in avanti. Secondo la relazione tecnica che accompagna il decreto agosto, per i PIR alternativi vengono stimati € 5.65bn di raccolta nel 2021, € 6.7bn nel 2022 e € 7.8bn nel 2023, raggiungendo masse gestite per circa € 25bn nel 2023. Per il 2020 le attese del Governo parlano di 60k piani per un importo medio di € 75k e per un totale di € 4.5bn.  Giudichiamo molto positivamente l’iniziativa del Governo di potenziare i PIR alternativi. Il decreto agosto (in attesa di conversione in legge) ha infatti rafforzato l’appeal dello strumento, portando la soglia di investimento annuale detassata da € 150 mila a € 300 mila all’anno.  Questi strumenti sono cruciali nel canalizzare importanti risorse finanziarie verso le PMI.

Un’estensione degli incentivi per le IPO è cruciale per far incontrare la domanda e l’offerta

Data l’entità della raccolta prevista per i nuovi PIR Alternativi PIR, riteniamo sia fondamentale che il Governo continui a promuovere l’accesso al mercato dei capitali per le aziende e in particolare per le PMI. Segnaliamo che a fine anno scadranno le agevolazioni sui costi di quotazione per le PMI (che prevedono un credito d’imposta pari al 50% dei costi di IPO, fino a € 500k). Riteniamo che l’estensione di questa iniziativa per i prossimi anni (e l’introduzione di iniziative analoghe) possa favorire un migliore incontro tra offerta (nuovo equity) e domanda (raccolta dai nuovi PIR alternativi). Dopo aver effettuato un intervento importante sugli investitori, il Governo dovrebbe continuare a favorire le imprese che costituiscono il target dei PIR alternativi e tradizionali.

Incentivi alla quotazione PMI

Alle PMI “che iniziano una procedura di ammissione alla quotazione è riconosciuto, nel caso di ottenimento all’ammissione alla quotazione, un credito d’imposta fino ad un importo massimo nella misura di € 500 mila, del 50% dei costi di consulenza sostenuti fino al 31 dicembre 2020 per la predetta finalità”. Si tratta di un incentivo rilevante alla quotazione in quanto i costi di consulenza per un’IPO sono importanti per le piccole e medie imprese.

Il tetto complessivo ai crediti d’imposta posto dallo Stato a € 20mn nel 2019 e a € 30mn per anno nel 2020 e nel 2021 (quindi € 80mn in totale nel triennio 2019-2021).