Oro e azioni aurifere: le prospettive restano brillanti

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Fino a questo momento, il 2020 è stato pesantemente condizionato dalla pandemia di Coronavirus, che ha portato sofferenze sia a livello umano che economico, con la maggior parte delle economie che hanno registrato una battuta d’arresto a causa dei vari lockdown. Una delle conseguenze è stata che gli Stati Uniti sono entrati in recessione, mettendo fine al più lungo periodo di espansione economica ininterrotta (128 mesi consecutivi) della loro storia. In risposta, abbiamo assistito a un allentamento delle politiche monetarie e a stimoli fiscali senza precedenti.

Prima ancora che il Covid-19 si trasformasse in un’epidemia mondiale vera e propria, una serie di eventi avevano già colpito i mercati nel 2020, e tra questi: l’aumento delle tensioni in Medio Oriente, gli incendi in Australia, la guerra del prezzo del petrolio tra i suoi maggiori produttori e la crescente polarizzazione della politica americana in vista delle elezioni di novembre. Le tensioni tra USA e Cina non sembrano volersi allentare, considerando anche l’ultima escalation legata alla questione dei social network TikTok e WeChat, ed è possibile che queste tensioni si inaspriscano ulteriormente visto che Donald Trump sta cercando di ottenere un secondo mandato alla Casa Bianca.

Dopo un calo iniziale, l’oro e le azioni aurifere sono decisamente risaliti

Da inizio anno, il prezzo dell’oro è cresciuto del 24% (a fine settembre), abbattendo la barriera dei 2.000 dollari l’oncia (seppur per un breve periodo) e duplicando il suo valore di mercato rispetto a cinque anni fa; tutto questo per la preoccupazione degli investitori legata al Covid-19, alle tensioni geopolitiche e per l’indebolimento del dollaro.

Nonostante sia rimasto intrappolato nell’ondata di vendite registrata a marzo, l’oro si è riconquistato il suo ruolo di porto sicuro, grazie a una robusta ripresa nel mese di aprile. Tutto ciò è simile a quanto visto durante la crisi del 2008, con l’oro che è stato fortemente venduto durante la fase di “corsa al contante”, per poi recuperare velocemente quando gli investitori hanno cercato di diversificare la liquidità che avevano acquisito. Le azioni aurifere sono state colpite più duramente dalla crisi a causa della minore liquidità e delle preoccupazioni dovute alla riduzione della domanda causata dalla pandemia, tuttavia hanno registrato un forte rimbalzo ad aprile e a fine mese il loro valore era cresciuto dell’11%, in linea con l’oro.

Dopo un periodo di calma tra maggio e quasi tutto giugno, l’oro e le azioni aurifere sono tornati a crescere a un ritmo sostenuto tra la fine di giugno e tutto il mese di luglio. Per noi, questa non è stata una sorpresa: questo metallo prezioso diventa molto attraente se inserito in uno scenario di trilioni di dollari di liquidità iniettata nei mercati e con il recente spostamento a rialzo del tasso medio di inflazione (non più un semplice 2%) che non porterà altro che tassi d’interesse reali (cioè al netto dell’inflazione) ancora più negativi. Un altro elemento di supporto per questa commodity è stato l’indebolimento del dollaro, che a sua volta era considerato un bene rifugio, ma la persistente incertezza dovuta al Coronavirus e le politiche monetarie e fiscali espansive hanno ribaltato le percezioni degli investitori sulla valuta statunitense. Il dollaro debole è una buona notizia per il prezzo dell’oro, perché viene considerato come un investimento più stabile.

Le azioni aurifere sono sempre più una fonte di reddito

Dopo la fusione tra Barrick e Randgold e la successiva acquisizione di Goldcorp da parte di Newmont, entrambe le società hanno costantemente mostrato di volersi focalizzare sui rendimenti per gli azionisti piuttosto che sull’aumento dei volumi gestiti. Entrambe hanno aumentato i dividendi ed enfatizzato il fatto che dispongono di asset dalla durata e dalla diversificazione ritenuti adatti per mantenere questi pagamenti per molto tempo. Tutto ciò non è passato inosservato alle altre società del settore, molte delle quali si stanno sforzando per raggiungere questi risultati, né agli investitori in cerca di reddito. Questo aspetto è stato messo in mostra nel report di Berkshire Hathaway, che quest’anno si è esposta a Barrick per 500 milioni di dollari. Molti sono rimasti stupiti dato che Warren Buffet è sempre stato considerato scettico nei confronti dell’oro, avendo egli stesso affermato che “manca di utilità” e “non produce nulla”.

In ogni caso, questa mossa evidenzia l’attuale forza intrinseca del settore estrattivo connesso al metallo giallo, che poi è ciò che gli permette di sostenere l’aumento dei dividendi, quando tutti gli altri settori hanno dovuto tagliarli. I rendimenti aggregati sono sempre stati il fulcro della filosofia di investimento di Buffet e, dopo molti anni passati ad inseguire unicamente la crescita, le imprese nel settore si sono ora maggiormente concentrate nell’aumentare i ritorni e restituire parte dei guadagni che hanno generato agli azionisti. Ci aspettiamo che sempre più investitori generalisti inizieranno ad osservare più attentamente questo settore e che le imprese che vi operano inizino ad indirizzare il loro business sempre di più verso l’attrazione di questo gran numero di investitori di lungo periodo.

Il prezzo dell’oro sembra solido e le azioni stanno offrendo i margini più alti dal 1980

Ci aspettiamo che l’attuale prezzo dell’oro resti stabile; la combinazione tra rendimenti reali negativi, importanti stimoli fiscali da parte delle banche centrali e un dollaro indebolito sosterrà la domanda. La correlazione negativa tra oro e rendimenti reali è ormai più che acclarata e i recenti interventi delle banche centrali hanno rafforzato la possibilità di utilizzare oro e azioni aurifere come fattore di diversificazione del portafoglio nel lungo periodo.

Confermiamo anche la nostra previsione sul potenziale di crescita di questi titoli, nonostante gli alti guadagni già conseguiti quest’anno. Le azioni forniscono certamente una leva positiva nei confronti dell’aumento del prezzo dell’oro; tuttavia, anche se le sue quotazioni dovessero mantenersi all’interno del range attuale, è pur sempre vero che le società del settore stanno godendo di margini e produttività molto elevati e, nella maggior parte dei casi, di alti livelli di flussi di cassa netti. I bilanci sono solidi, i team di management sono cresciuti, il loro focus è maggiormente concentrato sui flussi monetari e sui rendimenti e meno sui volumi.

Inoltre, dato che gli investitori sono attenti alle implicazioni di lungo periodo della pandemia, è probabile che aumenti la loro diffidenza verso l’esposizione ai debiti sovrani. Questo accresce ulteriormente l’attrattiva dell’oro e, se la commodity in sé non offre opportunità di reddito, le azioni lo fanno tramite i dividendi, che stanno crescendo sempre di più.

In sintesi, guardando al futuro, se da un lato c’è incertezza rispetto al quadro macroeconomico, dall’altro, a nostro avviso, possiamo essere certi che l’oro e le azioni aurifere continueranno a rivestire un ruolo strategico all’interno di un portafoglio.