Investimenti sostenibili: fast fashion e criteri ESG

-

Secondo una stima della Banca Mondiale la dimensione dell’industria tessile mondiale raggiunge un valore di 2400 miliardi di dollari USA. Se si considera l’intera catena del valore dell’industria dell’abbigliamento, questa dà lavoro a circa 300 milioni di persone. La crescita del settore è stata ultimamente del 4 % circa all’anno, negli ultimi quindici anni il volume di produzione dell’industria dell’abbigliamento è raddoppiato. Oltre alla crescita della popolazione mondiale, i principali driver di questo aumento sono soprattutto le grandi economie emergenti come la Cina e l’India, dove la classe media – sempre più importante – sta diventando sempre più rilevante come acquirente.

L’industria tessile è un settore problematico sotto diversi punti di vista. Dal punto di vista ambientale si osserva un elevato consumo di acqua, un ampio uso di sostanze chimiche nonché un’intensità di energia e rifiuti superiore alla media. Le preoccupazioni sociali si riferiscono alle cattive condizioni di lavoro e ai bassi standard di salute e sicurezza. Il lavoro forzato e il lavoro minorile accompagnano ancora oggi questo settore.

Pur consapevoli di queste tematiche controverse i consumatori, che pure si dichiarano favorevoli a una maggiore sostenibilità anche nell’industria dell‘abbigliamento, finiscono spesso per acquistare marchi a basso costo e prodotti economici.

In questo articolo analizziamo il settore del Fast Fashion in relazione ai criteri ESG.

Industria tessile: conseguenze per l’ambiente

L’industria tessile ha un’impronta ambientale significativa che dipende da diversi fattori.

Sul fronte delle emissioni, se l’industria tessile continuerà a crescere, entro il 2050 il settore potrebbe consumare il 25% del budget di CO2 mondiale (dati Agenzia Internazionale dell’Energia, AIE).

Ciò è dovuto, da un lato, al previsto aumento della popolazione complessiva e, dall’altro, all’aumento e al crescente benessere della classe media. Oggi il settore tessile assorbe l’8% delle emissioni di gas serra a livello mondiale e, secondo le stime dell’AIE, emette più dell’intero settore del trasporto aereo e marittimo messi insieme, principalmente a causa della produzione di filati a base di materie plastiche. La seconda sfida riguarda l’elevato consumo di acqua e l’inquinamento idrico, basti pensare che per produrre una maglietta di cotone sono necessari 2.700 litri d’acqua, e che il 20% dell’inquinamento delle acque industriali a livello mondiale dipende da tintura chimica, candeggio e altri trattamenti dei tessuti.

Industria tessile: governance e catena delle forniture

Il settore tessile spesso ha una costruzione a cascata all’interno del processo di produzione. L’intera filiera, dalla produzione attraverso molte fasi fino al rivenditore, spesso è caratterizzata da insufficiente trasparenza. La catena delle forniture è altamente frammentata, poiché si appoggia a migliaia di subfornitori, cosicché il gruppo tessile, in qualità di committente, si trova alla fine davanti a un problema di controllo e all’impossibilità di introdurre standard uniformi. Tuttavia, riteniamo che gli organi statali dovrebbero garantire condizioni di lavoro adeguate attraverso leggi e regolamenti. È inoltre fondamentale che queste direttive vengano monitorate sia a livello statale sia a livello aziendale. In questo contesto è di grande importanza il problema della corruzione che può minare un’efficace politica del personale.

Industria tessile: il fattore sociale

Il settore tessile è un importante datore di lavoro e offre posti di lavoro a milioni di persone, tuttavia è proprio in questo settore che si riscontrano gran parte delle violazioni dei diritti del lavoro a livello mondiale. L’industria tessile è un settore caratterizzato da processi di produzione relativamente semplici in combinazione con requisiti tecnologici soltanto minimi. La facile intercambiabilità dei produttori al livello più basso della catena del valore esercita una forte pressione sui costi di produzione, il che a sua volta porta a un’agguerrita concorrenza che ha come risultato salari più bassi nelle fabbriche.

Come investire: focus sulla trasparenza e sullo sviluppo di materiali alternativi

In Raiffeisen Capital Management investiamo in modo selettivo nelle aziende tessili, con focus sulla sostenibilità sia a livello di prodotto sia a livello di orientamento strategico. Il fast fashion è generalmente visto in modo differenziato, per questo ci concentriamo soprattutto sule iniziative che vanno in direzione di un maggiore orientamento alla sostenibilità.

Negli ultimi anni, infatti, sono state lanciate numerose iniziative di settore che hanno l’obiettivo di dare più peso alle tematiche ESG nell’industria tessile. Da un lato, si tratta soprattutto di aumentare la trasparenza e la correttezza delle filiere, dall’altro, queste iniziative, o meglio joint venture, puntano anche sulla ricerca. L’obiettivo delle attività di ricerca è, per esempio, l’ulteriore sviluppo di materiali di base alternativi per la produzione di fibre che possono essere trasformate in capi di abbigliamento. Tali alternative sono in particolare le fibre a base di frutta, funghi e altri alimenti, nonché le fibre coltivate in laboratorio.

Le innovazioni sopra menzionate rappresentano una vera alternativa su scala più ampia solo se non si crea nessuna concorrenza con il tema dell’approvvigionamento alimentare.