La società dei risparmi

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Nonostante le restrizioni agli spostamenti per via del COVID-19, i dati economici del quarto trimestre dello scorso anno si sono rivelati superiori alle aspettative. Secondo le stime di Eurostat l’eurozona ha subito una contrazione del 6,8%, mentre l’Istat calcola -8,9% per l’Italia: si tratta di dati pesanti, ma meno di quanto si temesse.

Il primo trimestre di quest’anno non è partito con il piede giusto, per via del trascinarsi delle limitazioni alla mobilità e di qualche ritardo sui vaccini. Ci aspettiamo comunque che, anche grazie all’impatto del Recovery Fund, sia l’eurozona che l’Italia registreranno una crescita economica compresa tra il 4,5% e il 5% nel 2021 e nel 2022.

A fornire un inatteso supporto alla ripresa potrebbero essere i risparmi accantonati nei mesi scorsi. Infatti, mentre il PIL arrancava, il tasso di risparmio della zona euro, cioè la quota dei redditi che viene risparmiata, è salito a livelli senza precedenti. Se dal 1999 ad oggi è stato mediamente del 13%, nel secondo trimestre del 2020 è balzato al 24,6%, nel terzo trimestre è sceso al 17,3%, ma nel quarto trimestre dovrebbe essere aumentato nuovamente. Stimiamo che nei primi nove mesi del 2020 sia stato accumulato un «eccesso di risparmio» pari a 363 miliardi di euro nei primi nove mesi del 2020, il 3,3% del PIL.

È un dato che potrebbe sorprendere in considerazione della crisi economica ancora in corso, ma si spiega con l’impossibilità di consumare a causa della minore mobilità e delle risorse accantonate dalle famiglie in via precauzionale.

Man mano che la situazione si normalizzerà, i tassi di risparmio scenderanno ai livelli precedenti la pandemia a beneficio dei consumi. L’impatto complessivo sul PIL potrebbe potenzialmente sfiorare l’1%.

Queste stime presentano un elevato margine di errore perché, come ha illustrato Isabel Schnabel, membro del Comitato esecutivo della Banca centrale europea (BCE), l’impennata del risparmio è legata ai lavoratori dipendenti con redditi elevati, che tipicamente hanno una minore propensione a consumare rispetto alle famiglie a basso reddito.

Comunque, una volta rimosse le restrizioni alla mobilità le famiglie potrebbero ridurre il tasso di risparmio e, magari, spendere parte dei risparmi accumulati nell’ultimo anno. Questi giacciono prevalentemente su conti correnti infruttiferi ed è quindi probabile che in futuro vengano destinati a investimenti più remunerativi o consumati, magari per acquistare beni durevoli.

La normalizzazione dei tassi di risparmio sarà un carburante per la ripresa e si sommerà agli stimoli fiscali e monetari messi in campo da governi e banche centrali. Si tratta di elementi che ci rendono ottimisti sul mercato azionario, all’interno del quale privilegiamo gli emergenti, i titoli ciclici quali gli industriali, i materiali di base e le banche europee. Insomma, i settori che presentano valutazioni più contenute e offrono un maggiore potenziale di recupero.