Se l’inflazione diventa una cosa seria, guardate ai titoli Energy e ai minerari

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Il denominatore comune della caduta del Nasdaq e dell’aumento dell’S & P500 sono state le nuove preoccupazioni sull’inflazione tra gli investitori. I recenti avvertimenti di Warren Buffett sull’economia “rovente” hanno sicuramente accelerato i timori.

Anche se la Federal Reserve (Fed) insiste sul fatto che la sua politica monetaria ultra-solidale è proprio ciò di cui l’economia statunitense ha bisogno in questo momento, gli indicatori macroeconomici potrebbero presto mettere la banca centrale Usa in una posizione difficile. Ora possiamo vedere la tempesta che si avvicina. Finora, le società statunitensi hanno registrato ottimi risultati nel primo trimestre, circa il 90% delle società S & P500 che ha riportato risultati, finora ha superato le stime degli analisti. La scorsa settimana gli Stati Uniti hanno registrato una robusta crescita del 6,4% nel primo trimestre. L’inflazione bussa rumorosamente alla porta. Non solo il balzo dei prezzi alla produzione ha iniziato a trasferirsi sui prezzi al consumo, ma i prezzi delle materie prime alle stelle dal legname, del rame e della soja, e la carenza globale di chip, combinati con i ritardi nella logistica mondiale, indicano che il tema dell’inflazione sta divenando una cosa seria.

L’ultimo pezzo del puzzle: progressi sostanziali nei posti di lavoro negli Stati Uniti

L’inflazione è qualcosa di cui la Fed continua imperterrita a guardare dall’alto in basso, e questo perché il focus dei policymakers americani rimane il mercato del lavoro, da cui si aspettano “progressi sostanziali”. Ed eccoci  all’ultimo pezzo del puzzle: il dato di questa settimana (venerdì) potrebbe confermare un altro mese di “sostanziali progressi” nelle cifre sull’occupazione. Siamo infatti certi che, a un certo punto, la combinazione di forti guadagni, robusta crescita economica, aumento dell’inflazione e miglioramento del mercato del lavoro rilanceranno i falchi della Fed e scuoteranno le dinamiche di mercato.

E l’aspettativa di un dato sui Non Farm Payrolls appena inferiore a un milione dovrebbe fornire un motivo più forte per accelerare la rotazione dai  titoli growth ai value,  in anticipo rispetto ai dati sull’occupazione negli Stati Uniti. Quindi quest’anno il motto “Sell in May and Go Away” potrebbe colpire i titoli tecnologici più duramente dei nomi ciclici. Più alte sono le valutazioni, più ripida sarà la correzione al ribasso.

I titoli energetici e minerari sono in una buona posizione per beneficiare del reflation trade, in quanto rappresentano una copertura naturale contro l’aumento dell’inflazione. Inoltre, i guadagni del primo trimestre di alcune importanti società energetiche come BP ed Exxon Mobil sono incoraggianti. Ci sono altre due cose che giustificano una maggiore allocazione del portafoglio nel settore dell’energia. In primo luogo, i prezzi delle azioni delle società energetiche sono rimasti indietro rispetto al mercato generale. Pertanto, anche se assistiamo a un ulteriore arretramento a livello dell’indice, a queste società resta il potenziale per un’ulteriore ripresa. In secondo luogo, per ora gli investitori sono molto meno esigenti in termini di guadagni delle società energetiche, il che offre loro un ulteriore potenziale per superare le aspettative per i prossimi trimestri.