Tassi d’interesse in salita, anche in Europa

-

Mentre i mercati finanziari si interrogano sul rendimento dei Treasuries e sui possibili scenari per la Federal Reserve, il mercato obbligazionario europeo non è certo rimasto a guardare. Da inizio anno, lo yield sui Bund decennali tedeschi è salito di circa 40-45 punti base fino a toccare -0.1, un livello che abbiamo visto per l’ultima volta due anni fa. Anche il rendimento dei BTP è salito parecchio da inizio anno, sospingendo così la performance dei Titoli di Stato italiani a un deludente -3.2%. La riapertura seppur graduale delle economie, così come l’aumento dell’inflazione misurata, percepita e attesa sono l’evidente catalizzatore dell’aumento dei rendimenti obbligazionari su scala mondiale. Ovviamente, né la riapertura né lo stimolo fiscale e monetario sono sincronizzati e proporzionati sulle due sponde dell’Atlantico: La crescita nominale negli Stati Uniti è attesa intorno al 9-10% per il 2021, fattore non insignificante nel contesto dell’ampliamento dello spread tra Treasury americani e Bund tedeschi.

Nelle prossime settimane il focus dei mercati si sposterà sulle banche centrali. Alla riunione della BCE del 10 giugno seguirà quella della Federal Reserve (16 giugno). Diversi membri delle due istituzioni monetarie si sono già espressi a favore di una discussione più trasparente sul tema dell’inflazione e delle conseguenze che questa possa avere sulla strategia monetaria. In particolare, nelle previsioni pubblicate a marzo lo staff della BCE ipotizzava una inflazione all’1.5% nel 2021 e all’1.2% nel 2022. Questa traiettoria stride con le stime espresse dai mercati, che vedono un’inflazione all’1.75% in media nei prossimi 24 mesi. A mio avviso, è probabile una revisione al rialzo delle stime di inflazione sia da parte della Fed che della BCE, mantenendo però inalterato il messaggio chiave: Si tratta di un aumento temporaneo dell’inflazione.

Anche la nostra view sull’inflazione rimane ancorata al forte effetto di base da materie prime che sta interessando i prezzi al produttore e che nei prossimi mesi avrà un impatto anche sulla variazione dell’indice armonizzato dei prezzi al consumatore. Si tratta quindi – per il momento – di uno shock esogeno a cui la politica monetaria non è tenuta a rispondere. Inoltre, l’effetto combinato del QE e dei tassi negativi aiuta a contenere la risalita dei rendimenti reali, che in Germania gravitano intorno a -1.6%, cioè non distante dai minimi storici. Dal punto di vista della politica monetaria, sono i tassi reali a influenzare le scelte di investimento e quindi le cosiddette condizioni finanziarie. Sarebbe inopportuno parlare di peggioramento delle condizioni finanziarie in questo momento. Non sarebbe invece prudente ignorare la probabilità che questo shock temporaneo sui prezzi possa influenzare le aspettative, risultando così in un circolo virtuoso di inflazione al rialzo. In questo caso, le banche centrali si confronterebbero con un aumento dell’inflazione quasi permanente e sarebbero chiamate a una contromisura.