Olio di palma sostenibile: è ora di agire per garantire il nostro futuro

-

Lavorando nel campo della conservazione degli oranghi e delle foreste da oltre un quarto di secolo, sono stata testimone della distruzione associata alla produzione convenzionale di legname, cellulosa e palma da olio, provando sentimenti di indignazione.

Ma ci sono segnali incoraggianti che rafforzano la mia determinazione ad andare avanti nel mio lavoro. Proprio in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente 2021, il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) e l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura, (FAO) hanno lanciato il Decennio per il Ripristino dell’Ecosistema (2021-2030). L’obiettivo estremamente ambizioso e assolutamente essenziale di questa iniziativa è quello di prevenire, arrestare e invertire il degrado degli ecosistemi in tutto il mondo, affrontando gli errori del passato e intraprendendo azioni proiettate al futuro.

La risposta a questa call to action per l’organizzazione che dirigo, l’Orangutan Land Trust, si traduce nella promozione di catene di approvvigionamento sostenibili di olio di palma, un obiettivo che mi piacerebbe fosse condiviso da tutti gli stakeholder.

Gli impatti sulla biodiversità dell’olio di palma convenzionale negli ultimi decenni sono stati certamente catastrofici. E’ evidente che non possiamo cancellare ciò che è accaduto ma è altrettanto chiaro quello che invece possiamo e dobbiamo fare: arrestare le azioni che oggi continuano a provocare deforestazione, adottare idonee misure di prevenzione ed intervenire con azioni significative e di scala per ripristinare ciò che è stato danneggiato. Sposare questa posizione non significa porsi come apologeti dell’industria quanto piuttosto diventare “crociati” a favore del cambiamento.

Sono in molti a condividere questa posizione, comprese le principali ONG ambientali e sociali impegnate da anni sul campo. La Tavola Rotonda sull’Olio di Palma Sostenibile (RSPO) vanta oggi più di 5.000 membri provenienti da 100 paesi, tutti determinati a rendere l’olio di palma sostenibile la norma. Nonostante sia una rete molto ampia, il suo impatto positivo è ancora limitato, non solo a causa di alcuni membri non ancora totalmente in linea con gli impegni assunti (come gli acquirenti che non si riforniscono ancora al 100% di olio di palma sostenibile certificato), ma anche, e soprattutto, a causa di coloro che operano al fuori dei sistemi di certificazione, che non hanno intrapreso alcuna azione per rendere sostenibili le proprie catene di approvvigionamento.  Prendiamo ad esempio quei marchi e distributori che utilizzano il claim “senza olio di palma”, non, come sostengono, per “salvare foreste pluviali e oranghi”, ma semplicemente per ragioni di marketing. Allontanarsi da un problema non equivale a contribuire alla sua soluzione, soprattutto se allontanarsi significa optare per oli alternativi meno sostenibili generando un problema più grave!

Il boicottaggio non è la soluzione

Spesso l’olio di palma viene attaccato con motivazioni approssimative e distorte. In realtà, ciò che accomuna veramente questo tipo di comunicazioni è l’assenza totale di proposte alternative concrete per risolvere il problema sollevato. Tanti inneggiano al boicottaggio, ma certamente questo non cambierà il modo in cui l’olio di palma viene prodotto, non incoraggerà il necessario e progressivo miglioramento dei sistemi di certificazione come RSPO, delle procedure di verifica e della trasparenza delle filiere. Ancor meno servirà a correggere o rimediare agli errori del passato.

Quindi, cosa propongo in alternativa? Suggerisco di chiedere ai coltivatori di palma da olio di porre fine alle pratiche distruttive associate alla produzione convenzionale, di adottare tutte le misure necessarie per prevenire futuri impatti negativi e di investire in soluzioni che siano in armonia con la natura al fine di contribuire al ripristino degli ecosistemi. Propongo di chiedere ai commercianti e agli acquirenti di olio di palma, inclusi produttori e catene della distribuzione, di approvvigionarsi immediatamente ed esclusivamente di olio di palma certificato sostenibile secondo una delle catene di custodia RSPO e di investire in progetti di ripristino degli ecosistemi. Propongo di chiedere ai governi dei paesi produttori e consumatori di sostenere le catene di approvvigionamento sostenibili e di contribuire essi stessi al ripristino dell’ecosistema.

E infine, come consumatori, noi tutti possiamo fare la nostra parte sostenendo le aziende virtuose e chiedendo a quelle che oggi non lo sono di porre fine alla distruzione degli ecosistemi, mettere in atto misure per prevenire il degrado e rimediare agli errori del passato, per il nostro futuro.