Dal meeting della BCE emerge una linea “aggressivamente” accomodante

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L’inflazione non spaventa più la BCE, che terrà una linea “aggressivamente” accomodante.

La BCE ha adottato un obiettivo simmetrico di inflazione intorno al 2% a medio termine; nella riunione il board si è concentrato sulla ridefinizione della traiettoria dei suoi tassi d’interesse, senza affrontare il tema del PEPP e più in generale degli acquisti della Banca.

La BCE è chiaramente schierata fra le “colombe” rispetto alle altre banche centrali, e in particolare rispetto alla Fed che ha iniziato a discutere le modalità future di una stretta della policy.

La Bce sta esaminando nel dettaglio l’andamento attuale e previsto dell’inflazione (2022 e 2023) nell’area euro e, sulla base di questi criteri, si posiziona, più nettamente che in passato, a favore di una politica monetaria che dovrebbe rimanere pervicacemente accomodante, dice il comunicato.

È comprensibile che questa relativa “aggressività” non possa generare consenso tra i governatori, poiché alcuni sono a favore di un approccio più misurato, dato che l’inflazione continuerà a salire nei prossimi mesi e il bilancio della Banca centrale è in forte espansione sin dall’inizio della pandemia.

Tuttavia ora l’Eurotower tollererà anche un’inflazione superiore all’obiettivo del 2%: questa tolleranza è l’esito di una valutazione e non il risultato di una formula matematica. Nelle prossime riunioni potrebbe aprirsi un vivace dibattito.

Il divario tra l’inflazione prevista per il 2023 (1,4%) e l’obiettivo del 2% è tale che ci si poteva attendere una dichiarazione più “aggressiva” sugli acquisti della Banca centrale, e perché no un’estensione sia della durata che della portata del PEP o dell’APP; ma questo punto è rimandato alla riunione di settembre, quando saranno presentate le nuove proiezioni economiche.

Mentre le banche centrali si dividono tra quelle che stanno già alzando i tassi (come in America Latina), riducendo gli acquisti, o lasciando inalterata la loro strategia, la BCE si sta orientando in favore di una politica potenzialmente ancora molto accomodante: così, entro il 2023, mentre la Fed e altre banche centrali staranno alzando i loro tassi di riferimento, la bassa inflazione nell’Eurozona costringerebbe la BCE a restare accomodante e diventare ancora più aggressiva nel brevissimo termine.