Rating ECAI: ecco perché le banche ne avranno sempre più bisogno

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Mancano pochi mesi, poi banche e imprese dovranno fare i conti con il ritorno alla normalità sul fronte del credito finanziario. A fine 2021 si concluderà definitivamente la stagione dei sussidi e dei prestiti garantiti e dal 2023 entreranno in vigore le regole di Basilea IV imponendo nuovi requisiti patrimoniali per le banche.

Non è quindi più tempo di attendere, ma bisogna agire: le banche in particolare devono dotarsi di strumenti adeguati di valutazione delle imprese. Sia per essere precisi negli accantonamenti prudenziali imposti dalla normativa, sia perché il flusso di trasferimento di liquidità all’economia reale rimanga costante ma efficiente. Questi strumenti sono i rating, o più precisamente i rating ECAI, un giudizio unsolicited (ovvero non richiesto dall’impresa) e regolamentato (quindi di qualità paragonabile ai rating solicited), nel cui mercato il fintech gioca un ruolo da protagonista

Il contesto post pandemico e il ritorno alla normalità

I sussidi confermati dal decreto Sostegni bis (dalle moratorie, ai prestiti garantiti, al blocco dei licenziamenti con relativa Cigs), utilissimi per uscire dalla crisi pandemica, non devono distrarre dal punto focale per banche e imprese che è quello di prepararsi al new normal post Covid.

Se da un lato le banche devono continuare a trasferire efficacemente liquidità all’economia reale per agevolare la ripresa, dall’altro devono rispettare i coefficienti patrimoniali prudenziali stabiliti dalle regole di Basilea: per ogni finanziamento concesso, sono tenute ad accantonare una quota inderogabile a titolo di riserva, quota calcolata in base al rating del creditore. Quest’ultimo, fornendo una stima della probabilità di insolvenza del creditore, fornisce una misura del suo merito di credito.

Appare quindi evidente come un rating emesso da un’agenzia riconosciuta possa contribuire sia a garantire l’emissione di credito a realtà meritevoli, sia a evitare agli istituti finanziari di accantonare risorse in eccesso per eventuali sottostime del merito creditizio della propria clientela. Se nell’anno della pandemia, il sostegno statale ha permesso alle imprese di beneficiare della copertura di una garanzia pubblica e dunque aumentare il proprio merito di credito, nuove normative (in vigore dal primo gennaio 2023) sembrano portare verso un inasprimento dei requisiti patrimoniali.

L’importanza di avere un rating

In questo contesto si collocano i rating unsolicited ECAI (External Credit Assessment Institution), valutazioni sul merito di credito delle PMI emessi da entità riconosciute dall’Autorità di Vigilanza. Tra queste figura anche modefinance, che è una CRA (Credit Rating Agency) dal 2015. Vale la pena sottolineare che questo tipo di rating non è obbligatorio per le banche che però traggono grande vantaggio dal non affidarsi solo a valutazioni interne. A livello internazionale una banca che non valuti il rischio di credito dei suoi clienti attraverso strumenti esterni riconosciuti ha ormai poca o nulla affidabilità.

Il rating ECAI, pillole normative

Il rating ECAI è destinato alle istituzioni finanziarie che si avvalgono di una External Credit Assessment Institution ai fini regolamentari (“standardised approach”). Ovvero che non hanno implementato un sistema di rating interno (IRB), ma che hanno adottato il metodo Standardized per il calcolo del requisito patrimoniale.

Dunque, il rating del credito utilizzato a fini regolamentari è un giudizio sul merito creditizio attuale e prospettico dell’impresa, elaborato e monitorato ai sensi del Regolamento Comunitario 1060/2009. Questo regolamento fissa i requisiti per i rating applicabili ai fini anche di Basilea, e come tale è citato espressamente anche da Banca d’Italia, nelle “Disposizioni di vigilanza per le banche”.

Prima del 2009 le agenzie venivano riconosciute e validate su base nazionale proprio dalle banche centrali e ottenere la qualifica di ECAI risultava un processo burocratico più lungo e tortuoso.

Dal 2009 tale modalità è stata progressivamente sostituita con una procedura di registrazione a validità europea, che viene condotta dall’ESMA, Autorità istituita nel 2011 e responsabile per il riconoscimento e la vigilanza delle CRA (Credit Rating Agency): tale riconoscimento, unito alla pubblicazione del mapping (ovvero la riconduzione dei rating ai coefficienti di ponderazione di Basilea e di Solvency) consente l’attribuzione dei  rating delle singole ECAI ai credit quality step previsti dalla regolamentazione.

Dal 2023 l’entrata in vigore della nuova normativa oggi conosciuta come Basilea IV – che inasprisce i requisiti patrimoniali per evitare che le banche assottiglino le riserve di capitali basando le valutazioni soltanto sui loro metodi di rating interni (e corrano a loro volta il rischio trovarsi in difficoltà) – imporrà il raffronto con i requisiti risultanti dal metodo standardizzato per il computo del patrimonio di vigilanza. Ciascuna banca potrà scegliere una o più agenzie di rating esterne, a propria discrezione, dalle quali attingere queste valutazioni di rating. Insomma, il mercato dei Rating ECAI andrà ad ampliarsi sempre più nei prossimi 3-5 anni.

Cos’è un rating ECAI e che differenza c’è con il più tradizionale modello di rating di una CRA

La valutazione di una External Credit Assessment Institution deve sempre rispettare requisiti quali l’oggettività, l’indipendenza e basarsi su metodologie  rigorose, sistematiche, continuative e soggette a convalida sulla base dell’esperienza storica. Un’ECAI, come modefinance, è a tutti gli effetti un’agenzia di rating CRA; in termini di qualità i rating emessi ai fini ECAI e quelli più tradizionalmente emessi su richiesta delle imprese oggetto di valutazione, essendo elaborati con la stessa metodologia, non presentano differenze. Ci sono tuttavia alcune importanti distinzioni tra rating ECAI e CRA.

1) La diversa modalità di fruizione: i rating ECAI sono tipicamente non solicited, ciò significa che non vengono richiesti dalle imprese, ma direttamente distribuiti alle banche previo abbonamento. Dunque, non c’è interazione né scambio di informazioni riservate tra agenzia di rating e azienda valutata;

2) Gli ECAI presentano una valutazione che non analizza le informazioni proprietarie dell’ente oggetto della valutazione stessa (non si chiedono all’impresa info private/proprietarie);

3) L’impresa della quale la banca ha necessità di avere il Rating ECAI riceverà comunicazione anticipata del fatto che è stata sottoposta ad analisi direttamente dall’agenzia, e avrà il diritto di prendere visione del rating effettuato e di poter eventualmente correggere errori materiali, anche se non sarà a conoscenza della banca che ne ha richiesto il Rating.

Il ruolo del Fintech

I vantaggi per le banche che scelgono una fintech per approvvigionarsi dei loro rating ECAI sono diversi. Innanzitutto, la velocità, affiancata all’affidabilità. Una realtà fintech come modefinance fornisce i rating in maniera molto più rapida, ma qualitativamente adeguata agli standard definiti dall’autorità europea competente, perché è in grado di combinare i benefici della IA al procedimento regolamentato.

Inoltre, c’è anche un tema di costi flessibili. Tipicamente le banche che si rivolgono al fintech per ottenere il servizio di emissione di rating, pagano una fee variabile in base al portfolio che hanno bisogno di valutare. Il portafoglio viene poi aggiornato trimestralmente e si segue un monitoraggio almeno annuale.

A fronte di questo costo flessibile, i rating sono accessibili alle banche nel giro di 1 o 2 settimane. Un fattore che può essere vitale nel momento in cui è necessario rispettare la nuova Basilea in termini di capitale prudenziale.