Mercati Emergenti: prospettive ancora positive nel lungo termine

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A metà anno è opportuno fare il punto della situazione. Le azioni dei paesi emergenti hanno iniziato l’anno con vigore, hanno però perso slancio poco dopo, quando i rendimenti delle obbligazioni USA hanno iniziato a salire. Dopo la prima metà dell’anno stanno comunque aumentando ma, con un 6,5% circa (in dollari), il rialzo è solo circa la metà rispetto ai mercati sviluppati (12,1%). Questi ultimi sono stati trainati soprattutto dagli USA e dall’Europa, mentre la performance complessiva dei mercati emergenti è stata frenata in particolare dalle azioni cinesi che hanno un notevole peso.

Il quadro a lungo termine resta in ogni caso positivo per le obbligazioni e in particolare per le azioni dei paesi emergenti, ma restano alcune incertezze sulle prospettive per i prossimi mesi. I prezzi delle materie prime potrebbero subire una correzione dopo le impennate dell’ultimo anno. Il recente calo dei rendimenti USA a lungo termine potrebbe essere stato trainato soprattutto da fattori temporanei e a breve termine (ricoperture dello scoperto, emissioni di titoli di Stato USA leggermente inferiori al previsto a causa di maggiori entrate fiscali). Molto suggerisce che i rendimenti si muoveranno di nuovo verso l’alto nei prossimi mesi, verso i livelli della primavera. Anche il dollaro USA potrebbe salire leggermente nel breve periodo, almeno temporaneamente. Entrambi implicherebbero incertezze per le obbligazioni, le azioni e le valute dei paesi emergenti, anche se in misura moderata. Sul lato positivo, la dinamica congiunturale in Cina potrebbe migliorare nel corso del secondo semestre e alimentare la crescita economica globale. La congiuntura potrebbe migliorare di nuovo anche in alcuni paesi emergenti asiatici che attualmente sono ancora alle prese con nuove ondate di infezioni da coronavirus.

Diverse materie prime saranno favorite da una domanda crescente e un aumento limitato dell’offerta

A lungo termine, le prospettive per le azioni dei mercati emergenti restano positive sia per le valutazioni che per il potenziale di crescita, soprattutto rispetto a mercati già molto cari come gli USA. Potrebbero anche essere supportate dal dollaro e dai prezzi delle materie prime. Le prospettive strutturali a lungo termine per il dollaro USA sono negative e suggeriscono una valuta statunitense più debole nei prossimi anni. Per molte materie prime si prevede invece che la domanda rimarrà forte nei prossimi 5-10 anni. E anche questo potrebbe nettamente beneficiare alcuni mercati emergenti. Anche la decisa svolta globale verso le energie rinnovabili e le tecnologie ad esse associate porterà, per esempio, a una domanda notevolmente più alta di molti metalli industriali, mentre l’offerta può essere aumentata solo in misura limitata e con un considerevole ritardo.