Rapporto Gender 3000: nel mondo le donne occupano quasi un quarto (24%) delle posizioni nei consigli di amministrazione

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Il rapporto Gender 3000 2021 descrive un universo aggiornato di aziende e analizza i progressi compiuti nel miglioramento del profilo della diversità di genere. Si concentra inoltre sulle posizioni dirigenziali anziché solo sulla composizione dei consigli di amministrazione, come ulteriore parametro per valutare il miglioramento sotto il profilo della diversità di genere. Il rapporto analizza la suddivisione per genere di 33 000 alti dirigenti in oltre 3000 aziende di 46 Paesi.

Le donne nei consigli di amministrazione

Tra il 2015 e il 2021 la percentuale femminile nei consigli di amministrazione in tutto il mondo è aumentata di 8,9 punti percentuali ed è più che raddoppiata se confrontata rispetto all’inizio del decennio. Europa e Nord America sono in testa alla media globale con il 34,4% e il 28,6% di donne nei consigli di amministrazione. La regione APAC si è attestata al 17,3% e l’America latina al 12,7%. La performance relativa tende a rispecchiare la prevalenza degli investimenti ESG, ma anche dove la pressione politica è stata maggiore.

I Paesi europei sono ai primi posti al mondo in termini di percentuale di presenza femminile nei consigli di amministrazione, con in testa la Francia che registra un 45%. Il Regno Unito è 10°, con il 35%, e soddisfa gli obiettivi precedenti del “30% Club” inizialmente fissati per gli indici FTSE 100 e FTSE 350.

Molte le differenze nella regione APAC, in cui la rappresentanza femminile nei consigli di amministrazione varia dal 34% in Australia/Nuova Zelanda (dove gli obblighi di informativa e un’attenzione per i temi ESG sono forse più affini a quelli di Europa e Nord America) a un modesto 9% in Corea del Sud. Pur essendoci evidenti miglioramenti in tutti i Paesi, l’ago della bilancia si è spostato in direzione particolarmente positiva in Australia/Nuova Zelanda, nonché a Singapore e in Malesia. I progressi delle maggiori economie asiatiche (Cina, India, Giappone e Corea) sono stati lenti rispetto a quelli dell’America latina.

 

 

Le donne nei ruoli C-Suite

Gender 3000 di Credit Suisse valuta anche come la diversità si riflette nei management team. La percentuale media di donne nel senior management (definita come il numero di dirigenti donna in proporzione alla totalità dei dirigenti presenti nella nostra banca dati Gender 3000) è migliorata dal 17,6% del rapporto 2019 al 19,9% nel 2021.

Europa e Nord America hanno la quota maggiore di donne in ruoli direzionali, ma il divario tra queste regioni e il resto del mondo è nettamente inferiore rispetto al livello dei consigli di amministrazione. Il divario a livello di conduzione è solo di un punto percentuale.

Il numero di CEO donne a livello globale è aumentato del 27%, anche se rappresenta ancora solo il 5.5% del totale. Il numero di CFO donne è aumentato del 17% e ora si attesta al 16% di tutte le posizioni CFO a livello globale.

Attestata al 6,7%, l’Europa ha la più alta percentuale di donne CEO e ha inoltre registrato il maggiore aumento rispetto al 2019. Tuttavia, la proporzione in Asia escluso il Giappone continua a essere più alta, attestata al 6,2%, mentre gli Stati Uniti si attesta al 5,6%. A livello di CFO, le donne sono particolarmente ben rappresentate nella regione APAC escluso il Giappone. Nella regione, le donne rappresentano quasi un quarto dei CFO, decisamente più che in Europa e negli Stati Uniti.

Il “premio di diversità” di Gender 3000 – l’outperformance aziendale dei titoli

Pur non asserendo un nesso di causalità, i precedenti rapporti Gender 3000 indicavano una correlazione tra le aziende più diversificate per genere e una outperformance aziendale e del corso azionario (cosiddetto “premio di diversità”). Lo studio conferma la validità del dato, con 200 punti base di alfa generati dalle aziende che evidenziano una diversità di genere superiore alla media rispetto a quelle al di sotto della media. Anche il punteggio ESG è superiore. Inoltre, l’ultimo rapporto evidenzia che le società che presentano i risultati migliori evidenziano una maggiore diversità sia in consiglio di amministrazione sia nei ruoli C-Suite.

Diversità di genere e a livello più generale

Il rapporto di quest’anno va oltre la focalizzazione uomo/donna ed esamina le società in termini di politiche più generali in materia di diversità e inclusione legati al genere e alle identità sessuali. Esso mostra che le società con una maggiore considerazione per la diversità di genere più in generale tendono a esprimere performance migliori in relazione alle loro politiche ambientali e di governance.

Per esaminare l’effetto di una maggiore diversità sulla performance aziendale tramite l’inclusività LGBT, il rapporto utilizza un paniere di circa 400 società inclusive per le persone LGBT, ponderato secondo la capitalizzazione di mercato e adeguato in base ai settori. Le società sono state selezionate attraverso una serie di fonti esterne focalizzate sulla valutazione delle politiche aziendali, sulle prassi e sui benefici pertinenti ai diritti LGBT+. L’analisi indica che gli investitori che cercano di ottimizzare i rendimenti dovrebbero concentrarsi su società che collocano le donne e la diversità a livello più generale al centro della propria strategia imprenditoriale.

Gli stakeholder sono sempre più attenti alle informazioni sulla diversità oltre i livelli del consiglio di amministrazione e della direzione aziendale. Analizzando le 300 maggiori società statunitensi per capitalizzazione di mercato, gli autori hanno scoperto che i settori con maggiore diversità sul posto di lavoro sono energia, servizi pubblici e finanziari. I tre settori peggiori sono stati materiali, valori industriali e beni di consumo non ciclici.

Il gap di genere nell’imprenditoria

La rappresentanza femminile relativa nell’imprenditoria è migliorata negli ultimi cinque anni, con il rapporto tra startup fondate da donne e quelle fondate da uomini in aumento dallo 0,62 a 0,73. Abbiamo riscontrato che le imprese fondate da donne sono più piccole di quelle fondate dagli uomini, con ricavi e valutazioni inferiori. Nessuna delle migliori 100 aziende unicorno a livello mondiale è stata fondata da sole donne. Sebbene il patrimonio gestito dedicato al “gender lens investing” sia salito a USD 10 miliardi al 1° trimestre 2021, è possibile fare di più per migliorare ulteriormente la rappresentanza femminile nell’imprenditoria.

Lydie Hudson, CEO di Sustainability, Research & Investment Solutions in Credit Suisse ha commentato: “Diversità e inclusione sono al centro dell’attenzione degli investitori e dei responsabili politici per quanto riguarda le tematiche ESG e, in particolare, nel definire le aspettative in merito a ciò che può ritenersi una buona governance. Questa ricerca illustra l’importante correlazione tra diversità di genere e performance aziendale. Come azienda globale, siamo sempre stati impegnati nel promuovere la diversità delle persone e di pensiero e assistere alle prove tangibili dei benefici che ne derivano è incoraggiante. Tuttavia, come il rapporto evidenzia, sappiamo che c’è ancora molto da fare. Studi come Gender 3000 sono un modo eccellente di verificare a che punto siamo e quanta strada resta ancora da fare verso un progresso equilibrato”.

Richard Kersley, responsabile di Global Thematic Research di Credit Suisse,ha commentato: “È confortante notare il continuo aumento della diversità nei consigli di amministrazione descritto nel nostro ultimo rapporto Gender 3000, che rispecchia la positiva correlazione tra diversità di genere e outperformance aziendale. Tuttavia, come abbiamo sempre sostenuto in tutti i nostri studi, non asseriamo un rapporto di causa-effetto nella nostra analisi ma evidenziamo esclusivamente una correlazione manifesta e duratura. Pur essendo certi che la diversità di genere a livello di conduzione e nei consigli di amministrazione è in aumento in tutto il mondo, c’è ancora molto margine di miglioramento, in particolare nei Paesi emergenti, soprattutto in quelli asiatici. Quest’anno abbiamo anche approfondito il punto di vista dell’inclusività LGBT e abbiamo riscontrato che gli azionisti sono sempre più attenti al tema della diversità in senso più ampio”.