COP26, serve un’azione collettiva tra governi e comunità finanziaria

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All’avvicinarsi del summit della COP26 a Glasgow crescono le aspettative affinché i leader globali ne escano con un piano definito su come gestire le pressanti questioni climatiche che minacciano il nostro pianeta e il modo in cui viviamo. Il dibattito prosegue ormai da tempo, ma ora è necessario passare ai fatti.

Una delle principali sfide nella gestione del cambiamento climatico è la carenza di partnership e collaborazioni. Nessuna singola entità può fermare il cambiamento climatico da sola, ma è necessaria un’azione collettiva e gli sforzi multilaterali devono essere ampliati e coordinati. In tal senso, la COP26 è uno degli incontri tra i più importanti, e darà la possibilità ai governi di ispirare e avviare uno sforzo globale collaborativo con impegni ambiziosi e vincolanti.

Recentemente si è molto dibattuto sulle politiche necessarie in vista della COP26, ma in realtà quello di cui abbiamo bisogno è che tutto ciò si tramuti in azione. Serve un’implementazione collettiva e coordinata, che sia commisurata alla minaccia e urgenza della sfida climatica. Il 2021 è l’anno chiave di un decennio decisivo per il raggiungimento della neutralità carbonica, di una crescita inclusiva e di una transizione equa. Vediamo già alcuni segnali incoraggianti di progresso e slancio, ma la loro velocità e la loro portata non sono su livelli adeguati.

Ci sono diversi temi chiave che i governi dovranno affrontare durante la Conferenza di novembre, uno dei quali è aumentare le ambizioni in termini di emissioni di carbonio. Ciò significa rafforzare gli sforzi per ridurre le emissioni e adottare target aggressivi di ‘Net Zero’ entro il 2050, o prima. Tuttavia, per guidare questi cambiamenti, è necessario l’avvio di alcuni meccanismi. In primo luogo sul carbon pricing, lo scambio globale di crediti di carbonio, e gli approcci non di mercato alla cooperazione climatica internazionale. La rapidità è essenziale per evitare una transizione molto disruptive e disordinata, che non sarebbe nell’interesse di nessuno, tantomeno del mondo degli investimenti, dato che lo esporrebbe ad alcuni rischi importanti. La comunità finanziaria necessita di avere certezza sulla direzione della politica, per pianificare e investire di conseguenza.

Inoltre, l’input della comunità finanziaria è essenziale per avviare questi cambiamenti. È necessario che i governi collaborino con gli investitori per sviluppare soluzioni finanziarie innovative sul clima. La finanza pubblica da sola non può riuscire a finanziare la transizione necessaria. In particolare, i finanziamenti dovranno riguardare i Paesi emergenti e aiutarli a mitigare l’impatto e costruire la resilienza.

Il fallimento nel colmare tale gap rischia di portare a una transizione caotica, e rappresenta un’altra sfida chiave della lotta al cambiamento climatico. La transizione è un fenomeno globale che richiede una soluzione globale, di conseguenza è evidente che bisognerà far sì che i Paesi in via di sviluppo non vengano lasciati indietro.

Un’altra area da mettere in evidenza riguarda il ruolo dei governi nel garantire che la transizione sia equa, ovvero che le politiche e le regolamentazioni la promuovano senza compromettere gli sforzi degli altri stakeholder coinvolti, come la società civile o il settore privato. I governi hanno la responsabilità di stabilire una rete di sicurezza minima e costruire una resilienza sociale per evitare che le persone vengano escluse dalla transizione verso un mondo con minori emissioni.

La pandemia di Covid-19 ci ha mostrato quanto le pratiche non sostenibili stiano avendo impatti negativi sul mondo, ma anche come, uniti, possiamo intraprendere l’azione necessaria per affrontare le crisi. Ha inoltre evidenziato che, al di là dei rischi, c’è l’opportunità di ricostruire meglio.

Pur restando fiduciosi e ottimisti, e notando il forte slancio, dobbiamo riconoscere le enormi sfide poste dalla portata e dalla rapidità delle politiche trasformative necessarie in vista della COP26. Si tende a pensare che il cambiamento climatico non abbia lo stesso impatto immediato del Covid, nonostante le recenti ondate di caldo in Nord America e le piogge torrenziali nell’Europa settentrionale. Difficilmente vedremo i governi impegnarsi quanto necessario, ma continuiamo a sperare che i fatti ci smentiscano.