IDNTT: tutti i numeri della crescita

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Poco dopo la quotazione l’AIM, l’azienda guidata da Christian Traviglia continua a bruciare le tappe

“L’elemento che più mi rende orgoglioso che emerge dagli ultimi dati è che sono numeri che rappresentano la testimonianza più vera ed efficace che serve a validare il nostro modello di business”. Poche e chiare le parole introduttive di Christian Traviglia, presidente e fondatore di IDNTT, martech content factory che produce contenuti omnichannel attraverso processi industriali certificati ISO 9001 e quotata sul segmento AIM di Borsa Italiana.

Quello che si evince dall’analisi della semestrale è che i segni sono tutti positivi. Nello specifico i risultati consolidati allo scorso 30 giugno hanno evidenziato: ricavi a € 3,7 milioni, +55% vs 1H20 (€ 2,4 milioni), EBITDA a circa € 1 milione, +101% vs 1H20 (circa € 0,5 milioni) con EBITDA margin al 26% (20% nell’1H20), EBIT a circa € 0,8 milioni, +129% vs 1H20 (circa € 0,4 milioni), utile netto a € 0,64 milioni, +156% vs 1H20 (€ 0,25 milioni), PFN cash positive per € 0,7 milioni (cash positive per € 0,8 milioni al 31/12/2020) e PFN Adjusted cash positive per circa € 1,8 milioni. Quello che emerge dalle parole di Traviglia è la consistenza del dato relativo all’EBITDA “reale” a riprova della creazione di flusso di cassa.

Il tutto sulla scia della quotazione al segmento AIM di Borsa Italiana avvenuta di recente – nello scorso mese di luglio che ha testimoniato sin dalle prime battute un riscontro molto significativo da parte di investitori istituzionali e professionali italiani ed esteri: la raccolta complessiva è stata pari ad Euro 2.873.000 (comprensiva dell’opzione di over allotment per Euro 374.000) a fronte di una domanda pari a circa 4,5 volte l’offerta da parte degli investitori interessati. Una quotazione che, nell’analisi di Traviglia, “ha contribuito in misura evidente alla brand awareness aziendale dandoci notorietà su scala internazionale in un settore affollato da player enormi”. Ovviamente non si tratta solo di brand awareness perché alla base della quotazione c’è stata una forte spinta in direzione di acquisizioni e fusioni. “La politica di M&A ci serve per ampliare la nostra rete di sedi e filiali all’estero laddove è più facile acquisire che costruire una nuova sede ex-novo” continua Traviglia.

Un business con le sue singolarità e i suoi tratti distintivi in un settore che si sta ampliando in maniera costante tanto in termini di volume d’affari che per quanto riguarda il numero di player coinvolti. L’attività di IDNTT, infatti, ha un core business al centro, quello della produzione di contenuti, ma non prevede quell’ampia – e forse a questo punto dispersiva – antologia di sub-settori e segmenti più o meno di nicchia che, al contrario, caratterizzano l’attività di tante altre aziende nel medesimo campo. “Abbiamo un modello unico di produzione che, grazie all’esperienza e alla tecnologia, abbiamo efficientato al massimo – e stiamo continuando in questa direzione – che genera economie di scala e di specializzazione a beneficio di minor tempi e costi di produzione” spiega Christian Traviglia.

IDNTT produce ogni giorno centinaia di contenuti data driven – vale a dire dati messi a punto grazie alla raccolta e l’analisi dei dati e degli interessi degli utenti. Sono tutti contenuti volti a creare interazioni e traffico verso il Web, l’e-Commerce, i negozi fisici di aziende e PMI. L’obiettivo di fondo? Naturalmente quello di convertire la visione del contenuto in vendite on-line, off-line e aumentare la brand awareness in senso più ampio.

“Quello cui è frequente assistere in fattispecie simili – spiega il presidente e fondatore di IDNTT – è che un’azienda come la nostra possa correre il seguente rischio: man mano che la traiettoria di crescita prende slancio, si può registrare una flessione dei margini. Cosa che, nel nostro caso, non sta accadendo”.

L’impatto della pandemia ha senza dubbio avuto un ruolo. Concreto e non negativo in tutti i suoi ambiti ad onor del vero. Nella fattispecie assistiamo ad una riduzione della storica differenza che vede ormai da anni il nostro Paese sempre più indietro rispetto al segmento del digitale in senso lato. Se prima della pandemia l’Italia era anni luce indietro in materia di familiarità con il settore digitale rispetto al resto d’Europa, è sotto gli occhi di tutti che tale gap si stia colmando. O, per lo meno, stia iniziando a diminuire. Le differenze sono venute dunque meno? “Nel contesto post-pandemico di certo l’area meridionale del Vecchio Continente presenta differenze meno accentuate rispetto al centro e Nord Europa che, però, obiettivamente, continuano ad avere una presenza che potremmo definire più orizzontale del segmento digitale” analizza Traviglia.

In un settore del genere è ovviamente complesso individuare in partenza gli ambiti su cui spingere nel medio periodo perché – di fatto – IDNTT si muove all’interno di un ambito laddove la strategia più efficace è quella di seguire i trend che emergono di volta in volta sul mercato. Eppure un’eccezione c’è. E ruota intorno al campo del Fashion e i suoi paradossi: “se da un lato il mondo della moda ha una fortissima spinta all’innovazione nel suo stesso DNA, dall’altro ci stiamo rendendo conto che molti brand attivi nel segmento sono davvero molto indietro dal punto di vista dei contenuti. Ed è per questo lo riteniamo terreno fertile nei prossimi anni”, conclude Christian Traviglia.