La logistica in tempi di crisi

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La crescita inarrestabile del commercio mondiale negli ultimi decenni non sarebbe stata possibile senza lo sviluppo del trasporto marittimo, e in particolare del trasporto di merci mediante container.

Ipercrescita, poi dieta 

Dopo una lunga fase di crescita, negli anni 2000 la domanda si è impennata. Tuttavia, l’espansione delle capacità non è riuscita a reggere il ritmo infernale e i costi di trasporto sono esplosi. Gli ordini di nuove navi sono arrivati alla fine del ciclo. Dopo la frenata dell’economia mondiale causato dalla grande crisi finanziaria, il mercato è stato letteralmente inondato di navi (il colmo!). Non è difficile immaginarne le conseguenze sul costo del trasporto marittimo. È seguito un decennio estremamente difficile per il settore, scandito da fallimenti, ristrutturazioni e riorganizzazioni di vario tipo. Grazie a questa cura forzata, oggi la situazione è migliorata enormemente. I cinque principali vettori di container, o liner, detengono quasi i due terzi del mercato e sono diventati più disciplinati e razionali.

COVID e boom dell’e-commerce

Di fronte al calo senza precedenti della domanda, quando è entrato in scena il COVID-19, i liner hanno reagito riducendo la capacità per conservare una qualche redditività. Tre fenomeni hanno poi fatto esplodere la domanda:

  1. In primo luogo le persone, che hanno fatto un massiccio ricorso allo shopping online.
  2. Allo stesso tempo, è stato anche necessario attrezzarsi per soddisfare i nuovi standard di “lavoro-studio-intrattenimento” da casa (computer, cuffie, webcam, attrezzature sportive ecc.). La quasi totalità di questi prodotti è fabbricata in Asia.
  3. L’ultimo elemento che ha spinto al rialzo la domanda è stata la sensibile riduzione del consumo di servizi (viaggi, ristoranti), legata al potere d’acquisto che gran parte della popolazione è riuscita a difendere potendo così aumentare gli acquisti di beni di consumo.

La logistica in tempo di crisi, un rompicapo senza soluzione

La logistica globale è un balletto perfettamente coreografato che porta in scena una quantità impressionante di navi, container, gru, camion, treni, persone ecc. Riprendendo il concetto reso popolare da Nassim Taleb per illustrare la situazione in cui ci troviamo, è come se avessimo scoperto un’intera nidiata di cigni neri. Allo shock domanda-offerta descritto sopra, si sono infatti aggiunti i problemi che ciascuna fase della catena di approvvigionamento globale ha portato e continua a portare: manca spazio nei magazzini e sulle banchine dei porti; alcuni porti europei e americani sono inefficienti; molti paesi stanno soffrendo una penuria di autisti su gomma; è diminuito il traffico aereo che garantisce una parte del trasporto delle merci; infine, i container vuoti sono dislocati male.

Il forte squilibrio fra domanda e offerta è accentuato anche dalla contaminazione e dalla diffusione del virus, che ha causato turbolenze sparse nei porti.  E questo senza prendere in considerazione i capricci di Madre Natura (tifoni in Cina) e altri elementi imprevisti come il blocco del canale di Suez da parte dell’ormai tristemente noto Ever Given.

Quando finirà la crisi?

All’inizio dell’anno, le compagnie di trasporto e vari analisti hanno menzionato il Capodanno cinese, a febbraio, come punto di svolta per un ritorno alla normalità. In realtà, però, il periodo non è stato più calmo. La situazione ha segnato l’apice prima del picco stagionale alla vigilia dei preparativi per il Ringraziamento e delle celebrazioni di fine anno in Occidente. Iniziamo a leggere qui e là che la situazione potrebbe protrarsi nel prossimo anno.

Alcuni operatori si sono già mossi con nuovi ordini per aumentare la flotta, come pare piuttosto logico dato il contesto, ma queste navi impiegheranno almeno due anni prima di iniziare a solcare le acque. Peraltro, anche se la capacità di trasporto permettesse di assorbire la domanda attuale, rimarrebbero altre strozzature. Anche l’impegno per modernizzare un’infrastruttura portuale o reclutare nuovi autotrasportatori richiede diversi anni. Nel breve periodo, sembra che a stemperare le tensioni sarà piuttosto la domanda, che dovrebbe normalizzarsi con il superamento della crisi sanitaria.

Non esistono formule magiche

Dato il livello di complessità e la portata dell’impegno, una singola misura non potrà risolvere rapidamente il problema. Per rafforzare strutturalmente il quadro, la domanda deve tornare a livelli più contenuti e tutti gli attori delle catene di approvvigionamento devono provvedere ai necessari investimenti in infrastrutture e risorse umane per evitare i colli di bottiglia. Ciò premesso, sembra opportuno ricordare che la situazione prodotta dalla crisi del COVID-19 è del tutto inedita per natura e portata e che, in tempi normali, la catena di approvvigionamento globale è una macchina estremamente efficiente e affidabile.

Infine, come punto di partenza, bisogna ricordare che il settore del trasporto marittimo è essenziale per il buon funzionamento dell’economia mondiale e che gli attori del trasporto marittimo devono riuscire a generare una redditività decente, come non è avvenuto negli ultimi anni, non solo per continuare a sostenere l’attività dei principali clienti ma anche per essere in grado di rispondere alla grande sfida che il settore dovrà affrontare nei prossimi anni, cioè la decarbonizzazione della flotta mondiale.