Azionario Giappone, 3 temi chiave per il 2022

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Dan Carter e Mitesh Patel, Fund Manager di Jupiter AM, analizzano le prospettive per il Giappone per il 2022, da una spinta per un “nuovo capitalismo” al potenziale emergente di tecnologie a bassa emissione di anidride carbonica.

Il 2021 è stato certamente un anno movimentato per il Giappone, con la battaglia in corso per contenere il Covid, l’ospitalità controversa e ritardata delle Olimpiadi e l’ennesimo cambio di primo ministro tra gli eventi degni di nota. Cosa potrebbe esserci in serbo per il Paese il prossimo anno?

Fare previsioni, anche solo per un anno, è potenzialmente difficile. Nonostante questo avvertimento, siamo convinti, per quanto possibile, che i seguenti temi avranno risonanza per gli investitori sull’azionario giapponese nel 2022 e anche oltre.

Fumio Kishida non era tra i favoriti per la carica di Primo Ministro, se non dai suoi potenti alleati in parlamento, e sarebbe una sorpresa se il suo mandato durasse a lungo.  Tutti gli occhi sono puntati sui suoi sforzi per far approvare un consistente pacchetto di stimoli economici, ideato per tirar fuori il Paese dalla crisi legata al Covid. Questo è un errore. Il Giappone ha una ricca storia di bilanci supplementari e pacchetti di stimolo con impatto duraturo minimo o nullo sull’economia reale o sui mercati finanziari.

Tuttavia, l’appello di Kishida per un “nuovo capitalismo” è stato sorprendentemente profondo, specialmente in un Paese con un rapporto ambivalente con il vecchio modello di capitalismo.  Un passaggio a uno stile di governo più interventista, come si potrebbe presumere che un nuovo capitalismo comporti, sarebbe in linea con le tendenze globali, ma gli investitori vorranno comunque essere consapevoli di ciò che questo potrebbe significare nel contesto giapponese.  Gli investimenti strategici diretti dello Stato nella produzione di semiconduttori potrebbero creare aree di opportunità, per esempio, ma un’influenza invadente del governo sul settore aziendale costituisce un rischio maggiore.  Affrontare questo nuovo contesto sarà una sfida chiave nel 2022.

Se nel 2021 si è parlato tanto di ambiente – in particolare alla COP26 – il 2022 e gli anni successivi saranno dedicati al fare.  Da parte sua, il governo giapponese si è impegnato a ridurre i gas serra del 46% entro il 2030 e a raggiungere le zero emissioni entro il 2050.  Molte delle sue aziende sono leader in alcune tecnologie a bassa emissione di anidride carbonica, come testimoniano le loro pile di brevetti.  Eppure, il Paese ha rifiutato di impegnarsi a Glasgow per la graduale eliminazione del carbone ed è l’unico membro del G7 che ancora costruisce nuove centrali elettriche a carbone sul suo territorio.  Alcune delle sue aziende più emblematiche sono produttori di automobili che si trovano proprio al centro del dibattito ambientale.

La sfida ambientale che le aziende giapponesi devono affrontare è pluridecennale, ma il prossimo anno potrebbe essere cruciale per stabilire la rotta per il medio e lungo termine.  Anche gli investitori meno attenti all’ecologia saranno alla ricerca di aziende che possano contribuire al nuovo progetto del governo, anzi di tutti i governi. Ci si può aspettare che le aziende che stanno facendo ricerca e sviluppo sulle innovazioni verdi comincino a parlarne di più, e che la pipeline sempre più ricca di nuove quotazioni sui listini Giapponesi includa un maggior numero di aziende attive nelle soluzioni ambientali rispetto a prima. Gli sviluppi più interessanti del prossimo anno potrebbero venire da quelle società che hanno i maggiori contributi da dare: i produttori di automobili.  Una cosa è chiara: alcuni modelli di auto saranno preferiti rispetto ad altri che resteranno indietro.

Con l’incremento dei prezzi a livello globale, il 2022 sarà finalmente l’anno in cui il Giappone riuscirà a uscire dal contesto deflazionistico?

Forse, ma probabilmente no. A parte l’apparente eccezione delle aziende alimentari, in generale i prezzi al consumo restano ostinatamente bassi. L’invecchiamento della popolazione giapponese, insieme alla persistente crescita debole dei salari, agisce come un freno al consumo e smorza le forze inflazionistiche. La Banca del Giappone vuole l’inflazione dei prezzi al consumo e il governo sta sollecitando le aziende ad aumentare i salari, ma è più una speranza che un’aspettativa.

Il potere di definizione dei prezzi sarà la chiave.  Senza di esso, le aziende saranno schiacciate tra la forza inarrestabile dell’inflazione globale e l’immobilismo del consumatore giapponese.  Solo su questa base, la differenza tra vincitori e vinti nel 2022 sarà probabilmente più netta che mai.