L’andamento della previdenza complementare

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Il rilancio della previdenza complementare costituisce uno dei principali obiettivi della nuova riforma delle pensioni in fase di costruzione nell’ambito dello specifico percorso di confronto avviato tra Governo e parti sociali.

Assumono allora particolare interesse le statistiche della Covip appena pubblicate relativamente all’andamento di fondi pensione e pip a fine 2021.

Partendo dalle adesioni  le posizioni in essere presso le forme pensionistiche complementari sono 9,745 milioni, in crescita di 403.000 unità (+4,3 per cento) rispetto alla fine del 2020.

A tale numero di posizioni, che include anche quelle di coloro che aderiscono contemporaneamente a più forme, corrisponde un totale degli iscritti pari a circa 8,8 milioni di individui.

I fondi negoziali registrano un incremento di 196.000 posizioni (+6 per cento), per un totale a fine anno di 3,457 milioni.  Oltre quattro quinti della crescita si è avuta nei fondi per i quali sono attive le adesioni contrattuali, che per i nuovi assunti di diversi settori hanno luogo automaticamente sulla base dei contratti nazionali di riferimento, anche in corrispondenza di un flusso contributivo modesto.

Nelle forme pensionistiche di mercato, si rilevano 108.000 posizioni in più nei fondi aperti (+6,6 per cento) e 103.000 posizioni in più nei PIP nuovi (+2,9 per cento); alla fine del 2021, il totale delle posizioni in essere in tali forme è pari, rispettivamente, a 1,735 milioni e 3,613 milioni di unità.

Andando ai dati patrimoniali le risorse destinate alle prestazioni sono pari a 212,6 miliardi di euro, circa 14,7 miliardi in più rispetto alla fine del 2020. Nei fondi negoziali, l’attivo netto è di 65,3 miliardi di euro, l’8,2 per cento in più. Nelle forme di mercato, esso ammonta a 29 miliardi nei fondi aperti e a 44,1 miliardi nei PIP “nuovi” aumentando, rispettivamente, del 14,2 e del 13 per cento.

Nel corso del 2021 i contributi incassati da fondi negoziali, fondi aperti e PIP nuovi sono stati pari a 13,3 miliardi di euro, in crescita di circa 890 milioni di euro (+7,2 per cento) rispetto al 2020. L’incremento si riscontra in tutte le forme pensionistiche, con variazioni tendenziali che vanno dal 5,4 per cento dei fondi negoziali, al 6,9 dei PIP fino al 12,3 per cento dei fondi aperti. I rendimenti

Andando ai rendimenti nel 2021 i risultati delle forme complementari sono stati in media positivi, e più elevati per le linee di investimento caratterizzate da una maggiore esposizione azionaria.

Al netto dei costi di gestione e della fiscalità, i rendimenti si sono attestati, rispettivamente, al 4,9 e al 6,4 per cento per fondi negoziali e fondi aperti; nei PIP di ramo III essi sono stati pari all’11,1 per cento.

Per le gestioni separate di ramo I, che contabilizzano le attività a costo storico e non a valori di mercato e i cui rendimenti dipendono in larga parte dalle cedole incassate sui titoli detenuti, il risultato è stato pari all’1,3 per cento.

Valutando i rendimenti su orizzonti più propri del risparmio previdenziale, nei dieci anni da inizio 2012 a fine 2021, il rendimento medio annuo composto è stato pari al 4,1 per cento per i fondi negoziali, al 4,6 per i fondi aperti, al 5 per i PIP di ramo III e al 2,2 per cento per le gestioni di ramo I; nello stesso periodo, la rivalutazione del TFR è risultata pari all’1,9 per cento annuo.