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La stagione degli utili è iniziata e chi si aspettava che risultati aziendali facessero ancora una volta da supporto agli indici, per il momento è rimasto deluso. Le trimestrali relative al primo quarto dell’anno pubblicate finora, non sono poi così negative, soprattutto se si tengono in considerazione le conseguenze sulla crescita economica della guerra in Ucraina e dei nuovi lock-down in Cina. Il rialzo dei tassi governativi e il timore crescente di una recessione nei prossimi mesi pesa però sul sentiment degli investitori. Analizzando i risultati dei Big della tecnologia Usa, possiamo ricavare preziose informazioni sull’attuale fase di mercato. La pandemia ha innescato o accelerato diversi trend, alcuni irreversibili e destinati a rimanere negli anni a venire, altri, invece, già in fase di esaurimento. La fine dei lockdown in tutte le maggiori economie occidentali sta avendo ripercussioni sulla crescita di alcune società legate al cosiddetto “stay at home trade”. Netflix che, nel 2020 e 2021 aveva visto i suoi ricavi crescere rispettivamente del 24% e 20 %, in questa prima parte dell’anno si è dovuta “accontentare” di un più modesto 10%. La penetrazione del mercato sempre più capillare e la crescente concorrenza di altre piattaforme, unita alla voglia di passare più tempo fuori casa, hanno riportato il tasso di crescita a livelli più contenuti e normali.

Guardando invece ai risultati relativi al segmento Cloud Computing (Microsoft, Amazon e Google) notiamo come la trasformazione in atto dei processi aziendali e del lavoro, sempre più smart, ormai prescinda sia dalla fine della pandemia, sia dal ciclo economico. Non sorprende quindi che i ricavi, e gli investimenti, in questo settore siano in continua ascesa. Il rallentamento della crescita economica globale, l’aumento dei costi di trasporto e dei salari pesano, invece, sui margini dell’e-commerce che sta attraversando una fase di assestamento, dopo il vero e proprio boom visto durante la pandemia. I continui lock-down in Cina limitano la produzione di chip e condizionano le vendite di tutto il settore dei semiconduttori, malgrado la domanda resti elevatissima. A cascata, le conseguenze si riversano sul resto della filiera, che ormai è composta da una moltitudine di settori: dalle auto ai cellulari, dai computer agli elettrodomestici. Le pressioni inflazionistiche, esacerbate anche dalla crisi ucraina, sono destinate a perdurare ancora per diversi mesi. La linea della Fed è quindi tracciata, difficile ci siano ripensamenti anche in caso di ulteriori turbolenze sui listini. Occorre affidarsi ai fondamentali, ora più che mai. In una fase di profonda transizione come quella attuale, è bene concentrarsi su aziende che mostrano tassi di crescita e valutazioni sostenibili nel lungo periodo. La recente debolezza dei listini ha reso nuovamente interessanti molti segmenti di mercato che solo sei mesi fa erano cari. Le criticità restano molteplici, ma lo stesso vale per le opportunità d’investimento.