L’inverno degli investimenti value è agli sgoccioli

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La rotazione in uscita dai titoli growth, iniziata con l’avvenuto contenimento della pandemia di Covid-19, è sostenuta dall’aumento dei tassi d’interesse e dall’attrattiva delle minori impronte di carbonio di molte imprese con orientamento value.

L’investimento value consiste nel selezionare titoli azionari il cui valore di mercato non riflette il vero potenziale dell’impresa emittente e che offrono dunque un potenziale di rialzo delle quotazioni. Le azioni growth più costose che hanno giocato un ruolo dominante dopo la crisi finanziaria globale hanno spinto gli investitori a cercare “scommesse sicure” per oltre un decennio, ma l’inverno per l’investimento value è agli sgoccioli.

Lo stile growth è indefinito da un punto di vista fattoriale, mentre lo stile value ha un approccio chiaro. Lo stile growth ricerca un misto di qualità/prevedibilità degli utili e dinamismo del modello di business nelle aziende con profitti potenzialmente altissimi che sono avviate ad assumere una posizione dominante.

Alcune imprese, delle quali conosciamo benissimo i nomi, avranno successo. Tuttavia, molte di queste aziende sono destinate a fallire una volta che il loro modello di business matura e il ‘denaro facile’ finisce.

Ciò non vuol dire che lo stile value sia privo di potenziali insidie; come dice l’antica massima “caveat emptor”, è importante che l’acquirente presti attenzione.

Lo svantaggio più evidente dell’investimento value è la cosiddetta ‘trappola del valore’, una situazione in cui le imprese non riescono a uscire da un settore in declino attraverso l’innovazione o, in un’ottica di sostenibilità, quelle che si ritrovano con asset inutilizzabili. Si possono citare molti esempi passati e presenti di imprese e settori che rientrano in questa definizione: carbone, tabacco, pellicole fotografiche, ecc.

Possiamo osservare anche che i settori e i comparti produttivi all’interno dello stile value cambiano nel tempo: tecnologia e sanità costituiscono oggi il 20% di molti fondi value. Crediamo fermamente che la gestione attiva possa aiutare ad evitare e a mitigare queste insidie.

I dati mostrano che la rotazione in uscita dai titoli growth è iniziata nel terzo trimestre 2020, per cui non siamo in presenza di osservazioni recenti. I titoli finanziari hanno iniziato a riprendere quota quando la Federal Reserve ha interrotto il QE post-Covid e gli investitori hanno preso atto che lo stimolo fiscale avrebbe comportato un aumento dei tassi con la riapertura delle economie e il ritorno dei mercati del lavoro verso la piena occupazione.

In breve, le curve dei rendimenti hanno cominciato a irripidirsi e poi verso la fine del 2021 ad appiattirsi. Questo ha permesso a una parte dell’universo value di recuperare terreno, anche se alla fine del 2021 gli stili growth e value registravano performance analoghe.

Dopo la battuta d’arresto subita dai mercati azionari all’inizio del 2022 a causa dei timori di un’elevata inflazione, i titoli value sono tornati a salire quando la Federal Reserve e la Bank of England hanno innalzato i tassi per contrastare la spirale inflazionistica, e quando la Russia ha invaso l’Ucraina.

Questo significa che il rally dei titoli value sembra destinato a perdurare.

È infatti molto raro che nei mercati rialzisti si verifichi un cambiamento di leadership. Una persistente sottoperformance dei titoli migliori del mercato toro potrebbe segnalare tempi difficili in vista per i mercati azionari.

Abbiamo notato che il segmento value viene trainato dai settori minerario ed energetico, poiché la ripresa economica è rimasta molto vivace e i vincoli dell’offerta sono diventati più stringenti dopo l’invasione russa dell’Ucraina.

Gli investitori multi-asset usano asset considerati ‘beni rifugio’ per smorzare la volatilità della performance dei fondi. Tuttavia, dal nostro punto di vista, in questo episodio, i titoli di Stato non hanno fornito la diversificazione auspicata. In altre parole, i prezzi di azioni e obbligazioni si sono mossi nella stessa direzione, cioè verso il basso.

Il dollaro USA non ha beneficiato di afflussi provenienti da investitori in cerca di sicurezza; anzi, l’euro si è apprezzato poiché la BCE ha mantenuto un tono intransigente, allineandosi alla stretta monetaria avviata dalla Fed. Con l’escalation della guerra in Ucraina, il biglietto verde si è rafforzato e gli investitori hanno messo in discussione l’allineamento tra le banche centrali.

La BCE e la Bank of Japan non sono nella posizione ideale per alzare i tassi, mentre gli Stati Uniti hanno intrapreso un inasprimento della politica monetaria aumentando i tassi e segnalando l’arrivo di altre misure restrittive.

L’inverno degli investimenti value è agli sgoccioli; notiamo che l’universo dello stock-picking è diverso da quello dei cicli precedenti, poiché gli investitori ritengono che i titoli informatici e sanitari siano diventati idonei all’investimento nell’ambito dello stile value.