Materie prime, l’impatto dello ‘shock delle bollette’ sull’economia mondiale

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Stiamo tutti sentendo l’impatto dell’aumento dei prezzi delle materie prime nella nostra vita quotidiana. Se la crisi del COVID-19 ha portato a una maggiore attenzione sulla prossimità delle supply chain, le conseguenze del conflitto russo-ucraino hanno concentrato l’attenzione sulla sicurezza dell’approvvigionamento delle materie prime.

Quali sono le probabili implicazioni di un aumento dei prezzi delle materie prime sulle economie globali? Quali dovrebbero essere le strategie degli investitori per proteggere il loro capitale?  In primo luogo, quando pensiamo all’impatto delle materie prime dovremmo distinguere tra l’impatto dei cambiamenti di prezzo e di volume. In secondo luogo, l’impatto di questi cambiamenti varia a seconda del tipo di merce.

Prima del conflitto, la Russia forniva l’11% del petrolio globale. Gli analisti di JP Morgan indicano che se il prezzo del petrolio salisse tra 150 e 180 dollari al barile in un periodo due mesi, l’inflazione globale aumenterebbe di tre punti percentuali e la crescita globale si ridurrebbe di altrettanto. Guardando alle implicazioni dei volumi, il precedente stabilito con l’embargo petrolifero dell’OPEC sugli Stati Uniti nel 1973, quando i volumi di petrolio furono tagliati del 25%, si tradusse in una perdita di sei punti percentuali nel PIL degli Stati Uniti. Questa volta,l’intensità dello shock dell’offerta sarà probabilmente meno grave, dato che l’utilizzo di energia per unità di PIL si è ridotto del 50% e che l’offerta russa può essere parzialmente sostituita. Per esempio, l’Arabia Saudita da sola potrebbe aumentare la fornitura di petrolio fino a un milione di barili al giorno, il che coprirebbe il 40% della fornitura di petrolio russo.

La Russia era anche un importante fornitore di altre materie prime, compreso il 25% del gas globale e l’11% del grano globale. Queste materie prime sono più difficili da sostituire a breve termine. L’infrastruttura del gas è la chiave. In questa fase, le economie europee non sono in grado di fare a meno dal gas russo a favore di altri produttori di gas. Si troveranno probabilmente di fronte a due opzioni: aumentare gli investimenti nelle fonti di energia rinnovabile, che è un processo di investimento di due anni con un’offerta imprevedibile, e/o riportare in auge opzioni meno ecologiche. Per esempio, riavviare il 70% dei piani di elettricità a carbone in Europa potrebbe probabilmente sostituire il 25% della fornitura di gas russo alle economie europee. C’è poi l’opzione di riportare in attività gli impianti nucleari. Inutile dire che la seconda opzione sarà probabilmente problematica dal punto di vista ESG. Alcuni Paesi dovrebbero riconsiderare i propri obiettivi ambientali e ‘carbon neutral’ per il futuro.

L’approvvigionamento di grano è un’altra sfida. Sostituire il grano russo non è semplice. Per esempio, se, da un lato, l’India potrebbe aumentare la fornitura di grano ad altri Paesi del 70% per compensare il 25% delle esportazioni totali di grano russo, dall’altro, il controllo della qualità sarebbe probabilmente un problema.

Le economie globali come affronteranno le implicazioni dei prezzi più alti delle materie prime e dei volumi più bassi di quest’anno? Probabilmente, in tutto il mondo, aumenteranno i rischi sociali e ci sarà sia una maggiore inflazione sia una maggiore pressione sui deficit fiscali attraverso i sussidi. Paesi come l’Egitto si troveranno di fronte a scelte difficili. L’avanzo fiscale primario e una forte relazione con il FMI potrebbero aiutare il Paese ad attraversare questa crisi. Tuttavia, un’inflazione elevata (aumento dal 3% al 5% rispetto al target per l’Egitto) e un maggiore deficit fiscale sarebbero risultati inevitabili. In questo contesto, le banche centrali globali sono abbastanza limitate in riferimento alla possibilità di fornire ulteriori politiche accomodanti. È probabile che i tassi core continuino a salire alla luce di ulteriori pressioni inflazionistiche.

A che punto sono le economie dei mercati emergenti? In primo luogo, il 70% dei Paesi emergenti sono esportatori di materie prime. L’aumento dei prezzi delle materie prime darà probabilmente una spinta significativa alle eccedenze delle partite correnti di un certo numero di Paesi in questi mercati. A livello di macro aree, il Medio Oriente e l’America Latina – che rappresentano la maggior parte dell’asset class – saranno probabilmente i principali beneficiari.

E la globalizzazione? La guerra russa in Ucraina segna la fine della globalizzazione, che ha fornito grandi benefici alle economie dei mercati emergenti? Non credo. Sia la pandemia da COVID-19 sia la guerra potrebbero aver rallentato il ritmo della globalizzazione. Tuttavia, essa ha riguardato molto di più i settori manifatturiero e dei servizi che il settore primario. La Russia può essere una delle miniere, dei pozzi o delle fattorie per l’economia globale, ma non è mai stata veramente parte della supply chain manifatturiera globale, dato che ha rappresentato meno del 2% del commercio globale. Le materie prime continueranno ad essere spedite in tutto il mondo, proprio come in passato.

In un mondo con bassa crescita e inflazione a due cifre, la liquidità sta creando un buco nelle tasche degli investitori. Come proteggere il proprio capitale? Gli asset reali e gli strumenti ad alto reddito sono la risposta. All’interno del debito dei mercati emergenti in valuta forte, i bond high yield offrono rendimenti a due cifre con una duration relativamente bassa. Si tratta di una buona alternativa per compensare il 7%-10% di inflazione, a patto che i tassi di default rimangano al di sotto delle due cifre, che è quello che ci aspettiamo. Riteniamo, inoltre, che i venti di coda dei prezzi elevati delle materie prime e dei tassi più elevati forniranno sostegno alle valute dei mercati emergenti e agli asset locali legati all’inflazione.

In tempi di alta inflazione e bassa crescita, è probabile che dovremo prendere decisioni difficili. Spesso, in tempi come questi, si tratta di scegliere l’opzione “meno peggiore”. Fortunatamente gli investitori hanno più alternative quando si tratta di proteggere il proprio capitale.