Il riprezzamento del debito ME rappresenta un punto di ingresso valido?

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Il conflitto tra Russia e Ucraina, l’impennata dei prezzi delle materie prime e l’aumento dell’inflazione globale hanno sollevato nuovi dubbi sulle prospettive del debito dei mercati emergenti. Le recenti previsioni del Fondo Monetario Internazionale e della Banca mondiale indicano che la crescita globale sta subendo un rallentamento. Inoltre, la Federal Reserve americana sembra voglia anticipare i rialzi dei tassi in questo ciclo di contrazione, aumentando il rischio di una recessione.

In questo contesto, non sorprende che la classe di attività abbia subito delle pressioni. Ma ci troviamo in un momento di massimo pessimismo in cui gran parte del rischio è scontato? Alla luce del rendimento medio degli indici di riferimento dei ME compreso tra il 6% e il 7%, è ora un buon momento per investire nella classe di attività?

Se da un lato si tratta di un universo eterogeneo, che richiede un’analisi separata per ogni strumento sovrano e di credito, dall’altro, la ricerca del nostro team d’investimento mostra molte economie in via di sviluppo che in questo momento godono di condizioni migliori rispetto al passato. Pertanto, potrebbe essere giustificata una visione cautamente ottimistica per il debito dei mercati emergenti. Di seguito sono riportate alcune tendenze generali che supportano tale conclusione.

Molte banche centrali dei mercati emergenti hanno iniziato ad aumentare i tassi d’interesse molto prima delle loro controparti dei mercati sviluppati (MS) in questo ciclo. I policymaker sono del tutto consapevoli degli impatti economici dannosi causati da un’inflazione strutturalmente elevata, avendola spesso affrontata in passato. Mentre l’aumento dell’inflazione è principalmente guidato da fattori più volatili (generi alimentari ed energia) in queste economie, le banche centrali dei ME devono impegnarsi di più per dimostrare la loro credibilità ed evitare che le aspettative di inflazione si consolidino. I tassi d’interesse più elevati aiutano anche a proteggere i Paesi dei ME dai deflussi di capitale a fronte dell’aumento dei tassi da parte della Fed.

I rendimenti nominali e reali di un certo numero di Paesi in via di sviluppo sembrano fornire un’equa compensazione per l’inflazione elevata. I differenziali dei tassi d’interesse tra i Paesi dei ME e dei MS sono tornati in linea con le medie storiche sia su base nominale che reale, mentre l’analisi mostra che le valute dei ME sono a buon mercato.

Poiché le valutazioni si sono ridotte e i rendimenti sono aumentati, i risultati potenzialmente negativi sembrano essere almeno parzialmente scontati in alcuni ME. In passato, i rendimenti a due anni sono stati positivi quando i rendimenti raggiungono il 6,7% o più. L’attuale livello di rendimento, basato su una combinazione 50/50 degli indici delle obbligazioni sovrane dei ME in valuta locale e forte, si attesta a circa il 7,07% al 29 aprile 2022. Gli elevati rendimenti iniziali possono contribuire a compensare la successiva volatilità dei prezzi e possono segnalare un punto di ingresso interessante per gli investitori che cercano di aggiungere obbligazioni che generano profitti ai loro portafogli.

I deficit fiscali sono aumentati in molte economie emergenti durante la pandemia; tuttavia, sembrano in gran parte gestibili in quanto le misure di stimolo di questi Paesi tendevano a essere limitate rispetto a quelle implementate nei mercati sviluppati. In linea di massima, anche i livelli del debito pubblico dei ME restano ben al di sotto di quelli dei mercati sviluppati. Molte posizioni relative alla bilancia dei pagamenti (un indicatore della differenza tra tutti i flussi di denaro in ingresso e in uscita di un Paese) sono migliorate durante la pandemia, dal momento che le restrizioni legate al COVID-19 hanno indebolito la domanda interna e i tassi di cambio sottostimati hanno aiutato la competitività dei Paesi dei ME. Alcuni mercati emergenti possiedono persino avanzi delle partite correnti.

La recente impennata dei prezzi delle materie prime sostiene molti Paesi dei ME esportatori di materie prime. Stanno beneficiando dei profitti in termini di commercio, che a loro volta possono aiutare a correggere gli squilibri dei conti con l’estero e fiscali, nonché mitigare l’impatto derivante da una crescita globale più debole. Gli esportatori di materie prime dell’America Latina possono trarre il massimo vantaggio dall’aumento dei prezzi delle materie prime, soprattutto perché hanno pochi legami commerciali diretti con la Russia e l’Ucraina. La maggior parte dei Paesi asiatici dei ME sono importatori netti di materie prime e potranno quindi registrare un deterioramento dei saldi dei conti con l’estero, anche se molti stanno gestendo avanzi delle partite correnti.

La regione EMEA (Europa, Medio Oriente e Africa) registra un andamento eterogeneo: alcuni Paesi probabilmente saranno colpiti più duramente dall’impennata dei prezzi delle materie prime, come la Turchia, e altri ne trarranno i maggiori benefici, come i Paesi esportatori di petrolio in Medio Oriente. Ciò detto, i prezzi delle materie prime sono solo uno dei fattori che influenzano tali economie. Ad esempio, il rischio politico può diventare un fattore dominante in un anno caratterizzato da elezioni. Questo e altri fattori di volatilità possono attenuare qualsiasi rialzo a breve termine.

L’emissione primaria del mercato ha subito un rallentamento da metà marzo, mentre i pagamenti di interessi e i rimborsi di capitale hanno superato l’importo della nuova emissione, contribuendo a creare un contesto tecnico favorevole. Nel frattempo, sembra che gli investitori di recente abbiano assunto una visione meno favorevole del debito dei ME. Secondo Barclays, i fondi comuni di debito dei ME e gli exchange-traded fund hanno registrato 13,5 miliardi di dollari in deflussi da inizio anno al 19 aprile 2022. Poiché le banche centrali dei ME continuano ad aumentare i tassi, ampliando il differenziale dei tassi d’interesse rispetto ai mercati sviluppati, potremmo assistere a una svolta significativa nell’attività finanziaria.

Il nostro team d’investimento favorisce un portafoglio ben diversificato nelle nostre principali strategie di debito dei mercati emergenti, con un’esposizione al debito sovrano denominato in dollari e in valuta locale, nonché a obbligazioni societarie. Non ci piace attribuire i rischi a una sola visione o convinzione e questo è ancora più vero in questo contesto di mercato.

La combinazione di una crescita globale relativamente debole e di un’inflazione elevata rimane uno scenario difficile per il debito dei ME, soprattutto a fronte di un ciclo di rialzi anticipato da parte della Fed. Aspetto più positivo è che le azioni proattive delle banche centrali, i fondamentali e i fattori tecnici sembrano interessanti su base storica e rispetto ai mercati sviluppati. Dal punto di vista della valutazione, e riconoscendo che i risultati passati non sono indicativi di performance future, quando i rendimenti sono stati pari o prossimi ai livelli attuali, i rendimenti a lungo termine del debito dei ME sono stati storicamente positivi. Tenendo presente ciò, l’attuale volatilità nella classe di attività potrebbe essere un buon punto di ingresso per gli investitori a lungo termine.