Pagamenti elettronici: dal 30 giugno commercianti, artigiani e professionisti al via

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Pagamenti elettronici: la svolta dal 30 giugno 

— di Federica Di Bari —  

Originariamente previsto per il 1° gennaio 2023, il decreto legge 36/22, recante misure urgenti per l’attuazione del PNRR, ha anticipato al 30 giugno 2022 il regime sanzionatorio per gli esercenti che non accetteranno pagamenti elettronici.

In realtà, l’obbligo di accettazione di pagamenti elettronici da parte di commercianti, artigiani e professionisti esiste già dal 2012 ma, all’epoca, non era stata istituita alcuna sanzione per chi non si fosse adeguato. In sostanza, una norma vuota.

I soggetti interessati

Saranno tenuti all’accettazione del pagamento tramite carta o bancomat, e quindi dovranno essere in possesso del POS, indistintamente professionisti, imprese, commercianti e artigiani.

Nessuno escluso, insomma, al fine di diminuire (e scoraggiare) ulteriormente il fenomeno dell’evasione fiscale. La normativa richiede che l’esercente o il professionista debba accettare almeno una tipologia di carta di debito e una di credito, così come identificate dal marchio del circuito di appartenenza. Non è quindi richiesto che vengano accettate tutte le tipologie di pagamenti digitali, ma nel momento in cui l’esercente aderisce a un circuito, si impegna ad accettare in qualsiasi caso i pagamenti con strumenti appartenenti a quel circuito.

Le sanzioni

E per chi non dovesse conformarsi all’obbligo scatta la sanzione di natura amministrativa, costituita da una quota fissa e da una variabile. Si parte da una sanzione pari a 30 euro, irrogata in ogni caso, a cui si deve aggiungere il 4% del valore della transazione negata dall’esercente, anche per cifre irrisorie.

I problemi operativi e le agevolazioni previste

L’obbligo del POS porta con sé delle problematiche non indifferenti, tra cui spiccano quelle derivanti dalle commissioni spesso piuttosto alte e gravose, specie per i più piccoli contribuenti.

Proprio per venire incontro a queste categorie, il Governo ha istituito (già negli scorsi anni) delle agevolazioni di tipo fiscale relative all’acquisto e alla gestione del POS.

Al momento, i contribuenti possono usufruire di tre agevolazioni:

  • un credito d’imposta del 30% sulle spese pagate dagli esercenti per accettare pagamenti elettronici (ossia le commissioni relative a pagamenti con POS e i costi ad esso relativi), applicabile solo nel caso di esercenti che fatturino meno di 400.000,00 euro l’anno;
  • un credito d’imposta per l’acquisto, il noleggio o l’utilizzo di POS collegati ai registratori di cassa telematici, per un valore massimo di 160 euro;
  • un credito d’imposta per l’acquisto di sistemi evoluti di incasso, che contestualmente al pagamento consentono anche la memorizzazione e trasmissione telematica dei dati dei corrispettivi per un valore massimo di 320 euro.

La ricerca del Politecnico di Milano

La normativa sui pagamenti elettronici si inserisce in un contesto già favorevole al recepimento di queste nuove tipologie di pagamento. Infatti, nel 2021 sono cresciuti del 22% rispetto all’anno precedente i pagamenti digitali in Italia, raggiungendo i 327 miliardi di euro, e l’obbligo del POS certamente contribuirà ad alimentare questa percentuale.

Dalla ricerca dell’Osservatorio Innovative Payments della School of Management del Politecnico di Milano, emerge inoltre che “protagonisti […] si confermano i pagamenti tramite carte contactless, che raggiungono i 126,5 miliardi di euro, e quelli effettuati in negozio tramite smartphone e altri oggetti indossabili (oltre 7 miliardi di euro)”.

I vantaggi dei pagamenti elettronici

Ma il POS non porta con sé solo lati negativi: ricordiamoci che i pagamenti elettronici sono decisamente più sicuri di quelli effettuati in contanti, e questo in primo luogo perché il denaro contante rubato è difficilmente recuperabile per clienti e negozianti, mentre i pagamenti digitali sono protetti da norme europee che intervengono in caso di furto, smarrimento o clonazione.

Certo, rimane il tema dei costi di gestione non proprio a buon mercato, ma ormai sono sempre più diffuse soluzioni alternative a basso costo, se non a costo zero, che permettono transazioni digitali, veloci e sicure.