Il mercato delle cripto verso una nuova fase di maturità

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Negli ultimi mesi il mercato delle criptovalute è stato caratterizzato dal delinearsi di un assetto più definito e strutturato, sebbene la strada per raggiungere un pieno grado di maturità sia ancora lunga. Le performance in rosso e le notizie negative dell’ultimo trimestre non devono spaventare gli investitori, ma renderli più consapevoli dell’importanza di scegliere in maniera oculata, aumentando la loro conoscenza dei crypto-asset, che sono ancora troppo spesso percepiti come tutti uguali. Certamente la regolamentazione del settore aiuterà a fare chiarezza e ordine.

È quanto evidenzia il “XII Report su Ecosistema Bitcoin, Crypto-asset e Blockchain” del Digital Gold Institute (DGI), principale think tank italiano dedicato al fenomeno bitcoin e alla scarsità in ambito digitale, fondato e guidato dal prof. Ferdinando Ametrano (docente all’Università Bicocca, esperto di bitcoin e blockchain, con alle spalle una lunga esperienza nel mondo bancario), con la mission di offrire consulenza, formazione, ricerca e sviluppo su Bitcoin, crypto-asset e blockchain.

Il report, realizzato con cadenza trimestrale sulla base dei dati raccolti da CheckSig(spin off del think tank che ha l’obiettivo di rendere semplice e sicuro l’accesso al mondo cripto per clientela Private e istituzionali), analizza l’andamento delle criptovalute intese come asset di investimento, commenta le vicende del settore e ne mette in luce le tendenze future.

L’assunto di partenza: il Bitcoin è l’oro digitale. Il Report parte da un assunto di partenza molto importante, e cioè il ruolo pivotale del Bitcoin all’interno del mondo delle cripto, fortemente legato non solo alla sua lunga storia e all’andamento del suo valore, ma anche alla sua struttura.

Il Bitcoin è l’oro digitale, in quanto – come per l’oro fisico – la disponibilità sul mercato è limitata e predefinita: massimo 21 milioni. Questa caratteristica di scarsità in ambito digitale rappresenta una novità dirompente, impossibile da immaginare prima del suo arrivo nel 2009.

Inoltre, Bitcoin è caratterizzato da una robustezza tecnologica e una scalabilità che non hanno paragoni. È, insomma, costruito con un obiettivo molto preciso, trasferire valore, e farlo con la massima sicurezza possibile: è quindi più una crypto-commodity che una crypto-currency. I dati del report, di conseguenza, utilizzano il Bitcoin come benchmark di riferimento per misurare l’andamento delle cripto più performanti dell’ultimo triennio, cioè Ether, ADA, MATIC, DOGE, XRP, AVAX.

I dati del secondo trimestre del 2022. Il trimestre appena conclusosi è stato uno dei peggiori nella storia di Bitcoin, con cali fino al 56%. Le performance relative delle altre principali cripto sono ancora peggiori: dal -58% di AVAX al -8,31% di ADA. Unica eccezione DOGE, che ha registrato un +9,77%. Su un arco temporale di 1 anno tutte le cripto analizzate hanno rendimenti più bassi rispetto a Bitcoin (dal -16,9 di Ether e XRP al -54% di DOGE). Solo AVAX ha una performance superiore, pari al 150,79%. A 3 anni, la situazione cambia: Bitcoin registra un rendimento di +91,95%, mentre le altre cripto, scelte appunto tra quelle che hanno performato meglio, lo superano, tranne XRP che registra un -56,4%. Ma il timore è che si tratti di mode passeggere, che tra tre anni potrebbero non essere più rilevanti, come capitato a Bitcoin Cash e Litecoin.

Guardando alle performance, quindi, il panorama è mutevole, benché su un arco temporale davvero di lungo periodo – 10 anni – emerga chiaramente che il rendimento del Bitcoin (+ 275123%) è superiore non solo a quello di tutti i crypto-asset, ma di qualsiasi altro sottostante investibile, seguito da Tesla (+ 9840%). La seconda cripto per performance risulta Ether, con un +8864%.

I commenti ai dati. Dall’analisi di questi dati emerge come la volatilità delle performance sia molto elevata. Nessun crypto-asset è in grado di mantenere continuità nella performance, nemmeno Bitcoin che però, seppur ci abbia abituato a grandi crescite seguite da altrettanto grandi ritracciamenti, si distingue sempre per gli enormi volumi scambiati. Una riprova del fatto che Bitcoin non è una semplice moda, a differenza di tutti gli Altcoin che dopo un momentum di slancio e sovraperformance non resistono alle forze di mercato.

“I rendimenti a tre cifre di molte cripto hanno alimentato un crescente interesse da parte degli investitori, creando però una bolla e ingenerando la diffusa convinzione che investire in cripto non richieda particolari analisi e competenze.”, ha dichiarato il prof. Ferdinando M. Ametrano, direttore scientifico DGI. Lo scoppio della bolla è stato salutare, consente di ‘fare pulizia’, allontanando dal mercato i player più deboli, e rappresenta un solido stimolo agli investitori ad essere più accorti nelle loro valutazioni.

“Chi ha mai investito – continua Ametrano – su un titolo azionario solo in virtù delle sue performance passate? Occorre un’analisi sulla solidità della società e sui suoi fondamentali, sulla liquidità del titolo e sulle prospettive del mercato nel quale opera. Perché per le cripto dovrebbe essere diverso? Grazie agli eventi negativi di questi mesi, sono convinto che gli investitori abbiano compreso che le cripto non sono tutte uguali, e che quindi occorre saper scegliere effettuando un’analisi rischio/rendimento tutt’altro che superficiale. Una più elevata educazione finanziaria e la definizione di una normativa adeguata sono condicio sine qua non per consentire al settore delle cripto di fare un salto di maturità, che ci aspettiamo verrà compiuto nel corso dei prossimi 12 mesi”.

Il trend di lungo periodo: Bitcoin ed Ethereum pilastri portanti del settore. Il ruolo centrale del Bitcoin è inscalfibile. La sua supremazia è evidente in termini di capitalizzazione di mercato (ai corsi attuali 337 miliardi di dollari, cioè 2,5 volte quella della seconda cripto, Ethereum), volumi scambiati (circa una volta e mezza Ether) longevità, liquidità, ma anche robustezza tecnologica e scalabilità. Ether, invece, è la cripto emergente: è il secondo asset digitale per anzianità e per capitalizzazione di mercato. Inoltre, Bitcoin ed Ether sono gli unici crypto-asset ad avere un mercato di futures regolamentato e molto liquido, grazie al quale hanno attirato l’interesse degli investitori istituzionali.

Il trend emergente: la regolamentazione. A fine giugno, in Europa è stato raggiunto un accordo preliminare sulla prima stesura del regolamento per i mercati delle cripto-attività (MiCA) che normerà le piattaforme di negoziazione e i portafogli in cui sono detenute, gli emittenti di stablecoin e cripto-attività non garantite. L’accordo rappresenta un primo passo importante verso standard regolamentari uniformi a livello europeo, ma la strada è ancora lunga. Anche a livello nazionale intravediamo segnali postivi su questo fronte come l’istituzione del registro dei Crypto-Asset Service Provider (CASP) che permetterà un censimento degli intermediari e degli operatori che rispettano stringenti requisiti di sicurezza e affidabilità.

Il trend auspicato: gli investitori devono affinare la loro conoscenza del settore. Il mercato manifesta un certo grado di immaturità. Le correlazioni tra Bitcoin e le altre cripto restano infatti ancora molto elevate, il che dimostra che non è ancora in grado di discriminare tra un crypto-asset e l’altro, ma tende a seguire le mode del momento. È necessario che gli investitori compiano scelte più consapevoli. Solo così, infatti, il mercato potrà essere epurato da player poco solidi e affidabili. In questo contesto, quindi, il ruolo dell’educazione finanziaria e di chi la promuove assume sempre più rilevanza.