Transizione energetica, verso la green economy?

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La transizione energetica, ovvero il passaggio da fonti di produzione non rinnovabili a energie rinnovabili, è ormai iniziata ed è fondamentale chiedersi se i governi di tutto il mondo, in particolare quelli occidentali, stiano facendo abbastanza per assicurarsi che avvenga il più velocemente possibile e soprattutto senza nuovi colli di bottiglia e nuovi Paesi con cui scendere a patti per ottenere le forniture. Le principali materie prime, fondamentali per la transizione energetica, sono: il rame, il silicio, il nichel e il litio, i cui prezzi sono recentemente calati a causa del possibile rallentamento globale. Il rame è un ottimo conduttore di elettricità e ampiamente utilizzato negli impianti eolici e veicoli elettrici. In questo momento oltre un quarto della produzione mondiale di rame deriva dal Cile, dove il presidente populista Gabriel Boric continua a minacciare potenziali espropri e nazionalizzazioni delle miniere. Il secondo Paese produttore, prima della Cina, è il Perù, dove il neoeletto presidente Pedro Castillo è già accusato di impeachment.

Un’altra materia prima fondamentale per la Green Economy è il silicio, essenziale per la produzione di pannelli fotovoltaici. La Cina rappresenta il 71% della produzione mondiale di questa commodity e le sue società detengono quote oltre l’80% del mercato dei pannelli solari (con attese del 95% entro il 2025). Si consideri inoltre che l’energia solare varrà il 33% delle risorse di energia entro il 2050.Quando si parla di veicoli elettrici non si può non menzionare il litio, utilizzato per la produzione delle loro batterie. Anche se l’Australia domina la produzione mondiale di litio, con oltre la metà della quota di mercato, il già menzionato Cile in realtà siede sul maggior numero di riserve ancora da sviluppare. Proprio l’Argentina, quarto produttore di litio al mondo, dopo la Cina, ha un track record di espropri e nazionalizzazioni di società. L’ultima materia prima, ma non meno importante, è il nichel. Esso è utilizzato nelle centrali nucleari, nei veicoli elettrici, e nell’elettrolisi per generare idrogeno. Ad oggi un terzo della produzione mondiale di nichel deriva dall’Indonesia, paese che si sta aprendo al capitalismo e che sotto la guida del presidente Joko Widodo, pianifica di diventare un Paese Sviluppato entro il 2045. Il 12 % della produzione deriva dalle Filippine. Al terzo posto c’è la Russia che detiene l’11 %. Secondo la International Energy Agency, una simile dipendenza da Paesi con democrazie non ancora mature, oltre a rappresentare un problema geopolitico, potrebbe rallentare la transizione energetica per eccesso di posizione dominante e troppa concentrazione della produzione in Paesi specifici. Sarà quindi fondamentale diversificare le fonti di approvvigionamento di queste materie prime per evitare uno scenario come quello attuale con la Russia.