Secondo Etica Sgr la transizione energetica darà sempre meno spazio al nucleare

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Ad oggi il settore energico è responsabile di tre quarti delle emissioni dei gas serra. La crescita di tali emissioni, provocate in primis dal carbone e più in generale dai combustili fossili, è trainata sicuramente dall’attuale fabbisogno di energia, ma anche dal cambiamento climatico stesso. È  necessaria oggi più che mai un cambiamento, un processo di decarbonizzazione per ridurre le emissioni nocive di gas metano e anidride carbonica che i nostri sistemi energetici riversano sull’ambiente.

Etica Sgr, in quando investitore responsabile, da sempre contribuisce alla Transizione verso un nuovo modello di sviluppo sostenibile, accogliendo con favore lo sforzo della Commissione UE di regolamentare gli investimenti sostenibili attraverso il “Sustainable Finance Disclosure Regulation” (SFDR) e la Tassonomia. Un approccio normativo che ha portato sostenibilità e responsabilità a diventare parole chiave per il settore finanziario.

Quando quest’anno la Commissione Europea ha votato per la ridefinizione della tassonomia energetica, in molti non  si sarebbero  aspettati di ritrovare tra gli investimenti sostenibili anche il gas naturale e il nucleare. Questa scelta, secondo Etica Sgr, rischia di minare l’intera credibilità di tutto l’impianto normativo che punta sull’incentivare l’utilizzo di energie da fonti green.

L’idea che Etica Sgr porta avanti dalla sua fondazione è fare finanza in modo responsabile, rispettando il pianeta e la società e per queste ragioni ha da sempre rimarcato il suo sostegno nei confronti delle energie rinnovabili e il NO al nucleare. Molteplici gli studi a supporto di questa posizione,  tra gli ultimi aggiornamenti figura il report “Net Zero by 2050”, redatto dall’ International Energy Agency (IEA) nel 2021, secondo cui lo scenario “più tecnicamente fattibile, più efficiente dal punto di vista dei costi e più accettabile socialmente” per il raggiungimento dell’obiettivo da cui il report prende il nome è che la produzione di elettricità da fonti fossili venga considerevolmente ridotta, mentre l’energia prodotta da fonti rinnovabili aumenti di ben otto volte i valori attuali,  arrivando a rappresentare entro il 2050 quasi il 90% della generazione elettrica totale. In particolare, per il  solare e l’eolico il cambiamento dovrà essere ancora più drastico, in quanto dovranno aumentare la produzione rispettivamente di 29 volte e di 16 volte, arrivando a produrre insieme il 70% dell’elettricità utilizzata a livello globale. Per raggiungere questi obiettivi le installazioni annuali di impianti solari ed eolici dovranno triplicare rispetto alla media registrata nel triennio 2019-21. Un destino diverso attende l’energia nucleare che andrà a rivestire un ruolo sempre più marginale, coprendo nel 2050 il fabbisogno elettrico globale solo per l’8% (in calo rispetto al 10% attuale). Inoltre, dal punto di vista geografico, la crescita del nucleare avverrà in larghissima parte nei mercati emergenti, mentre la produzione nelle economie avanzate resterà circa costante, andando a dimezzare il suo contributo.

Etica Sgr, in quanto società di gestione del risparmio attenta ai temi della sostenibilità è perfettamente consapevole dei problemi di approvvigionamento energetico che l’Europa si sta ritrovando a fronteggiare , ma sebbene il nucleare presenti dei vantaggi sulla carta, in quanto ha la capacità di fornire elettricità in maniera stabile producendo livelli molto bassi di CO2 rispetto alle fonti fossili e ha un’altissima densità energetica (un impianto da 1 GW occupa circa 2,6 km², e – con le tecnologie attuali – produrre la stessa quantità di energia tramite fonti rinnovabili richiederebbe molto più spazio, circa 75x per il solare fotovoltaico e 350x per l’eolico); c’è sicuramente molto altro da valutare. I costi e i tempi nella costruzione dei reattori, le problematiche legate allo stoccaggio delle scorie, i tempi e il livello di sicurezza dei nuovi reattori, solo per fare qualche esempio, sono tutte problematiche che limitano enormemente questa fonte di energia e che rappresenta un rischio per la transizione energetica.

Cerchiamo di analizzare queste problematiche più nel dettaglio. Ad oggi sono in funzione 440 reattori per una potenza di 395 GW che producono il 10% dell’elettricità mondiale. I Paesi leader sono gli Stati Uniti, la Francia (l’unico nel quale la produzione elettrica da nucleare copre il fabbisogno nazionale per una quota pari al 70%) e la Cina.

Dal 2000 ad oggi però in Europa non è stato inaugurato nessun nuovo reattore, più precisamente, negli ultimi 20 anni si è dato il via alla costruzione di 6 reattori nucleari – 1 in Francia, 1 in Finlandia, 2 in USA e 2 in UK, ma nessuno è ancora entrato in funzione e nonostante le cause fossero diverse da caso a caso, ci sono degli elementi comuni che hanno determinato questi impedimenti: la costante sottovalutazione dei costi di investimento nella fase iniziale, l’enorme complessità della tecnologia e la difficoltà nel reperire capitale umano in grado di gestirla, gli standard di sicurezza resi più stringenti nel corso del tempo e, non da ultimo, il difficile accesso ai mercati finanziari, sempre meno disposti a supportare una tecnologia incerta.

Se la situazione non è rosea per quel che riguarda i nuovi impianti, le cose non vanno meglio quando parliamo degli impianti già in funzione. Dalla crisi energetica che ha colpito l’Europa negli ultimi mesi il nucleare non è riuscito a proteggere neppure la Francia, che è stata costretta ad aumentare gli import di energia e ha registrato prezzi record dell’elettricità, fino a toccare a inizio aprile il prezzo di 3.000 EUR/MWh.

In termini di costi, oggi il MWh nucleare ha un costo nel range USD 130 – 204, mentre il solare di larga taglia si aggira sui USD 30-40, e l’eolico sui USD 25-502. Osservando i trend si nota che per impianti di larga scala il costo del MWh solare ed eolico si è ridotto rispettivamente del 90% e del 70% negli ultimi 10 anni, mentre quello del MWh nucleare è aumentato. Senza considerare i costi – di decommissioning degli impianti a fine vita e della gestione delle scorie: se è vero che il nucleare produce quantitativi relativamente limitati di rifiuti in proporzione all’energia prodotta, è anche vero che parte di questi rifiuti devono essere trattati secondo procedimenti che richiedono enormi accorgimenti e costi esorbitanti.

Infine, bisogna considerare come l’attuale situazione europea esclude dal mercato un player di primissimo piano del settore nucleare, ossia la Russia che è il maggior produttore al mondo di uranio arricchito, utilizzato come combustibile nei reattori nucleari di tutto il mondo; inoltre le società russe sono state estromessa dalla costruzione di reattori europei, e rimpiazzarle non sarà facile.