Perchè il petrolio continua a scendere?

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Nelle ultime settimane vi è stato un susseguirsi di notizie, come ad esempio il price cap sul prezzo del petrolio russo da 60 dollari, la riapertura dell’economia cinese e gli stoccaggi Usa ai minimi da 40 anni, che avrebbe dovuto creare un differenziale tra domanda e offerta di greggio, con un impatto rialzista sui prezzi petroliferi. Invece nell’ultimo mese i prezzi del petrolio Wti sono scesi da 90 dollari al barile a circa 70 dollari.

Il primo motivo che si cela dietro questa discesa dei prezzi è legato all’arrivo di una possibile recessione in molte aree del mondo. Gli indici Pmi manifatturieri infatti, anticipatori di un’espansione o contrazione economica, segnano tutti un valore inferiore al 50 (che significa una contrazione) per le principali economie mondiali, in particolare per Cina ed Europa (rispettivamente secondo e terzo consumatore più grande di greggio). Il secondo motivo riguarda la Cina. Nel principale Paese asiatico un terzo della popolazione sopra i 60 anni non ha ancora ricevuto la terza dose del vaccino anti-Covid. In aggiunta, uno studio ha mostrato che i vaccini cinesi Sinovac e Sinopharm hanno il doppio delle possibilità di far riammalare una persona di Covid-19 con ricadute gravi, rispetto ai vaccini occidentali. Con queste premesse, gli analisti stimano che a seguito dell’allentamento delle politiche zero-Covid e con i festeggiamenti del prossimo Capodanno cinese, i casi di nuovi positivi esploderanno, portando al calo dei consumi di benzina di circa il 10%. La terza motivazione che pesa nell’attuale discesa dei prezzi riguarda la Russia. La sua offerta di petrolio, che vale circa il 10% della produzione mondiale, non sembra essere stata particolarmente indebolita dalle sanzioni. Il Cremlino infatti, riesce ancora ad esportare la maggior parte del greggio in Cina, India e Indonesia. Il fatto che l’offerta continui a funzionare ha spinto di conseguenza i prezzi al ribasso (maggiore l’offerta, minore sarà il prezzo). Nel frattempo, l’Opec+ è pronto ad intraprendere “azioni immediate” per stabilizzare i prezzi del petrolio. Questo vuol dire che il cartello potrebbe riunirsi prima del meeting previsto a giugno 2023 e indire un nuovo taglio alla produzione per far rialzare i prezzi del petrolio.