Università degli Studi di Milano e PLEF: idrogeno sfida più importante verso la sostenibilità

Annachiara De Rubeis -

L’Università degli Studi di Milano e Planet Life Economy Foundation approfondiscono il rapporto tra imprese sostenibili e ricerca

Si è tenuto nello Spazio Altavia Italia a Milano il settimo seminario del ciclo “Il potenziale innovativo dell’Università degli Studi di Milano e l’impresa sostenibile”, dedicato allo studio dello sviluppo dell’idrogeno nella transazione energetica.

A presentare il panorama complessivo di problematiche e strategie è stata la prof.ssa Ilenia Rossetti, docente di Impianti Chimici dell’Università degli Studi di Milano, con la presenza anche di Michele Sponchiado, direttore della multinazionale De Nora e Andrea Rampini direttore della Rampini Carlo Spa.

L’idrogeno elettrolitico a fini energetici

L’obiettivo è accompagnare una transizione. “Quindi tagliare via delle opzioni a priori perché sembrano difficilmente applicabili per produrre tutto e subito è sbagliato” afferma la prof.ssa Rossetti.

Cercare di trovare delle vie sostenibili di produzione dell’idrogeno che però riescano a coprire anche una parte, in via transitoria, del fabbisogno energetico diventa una priorità. Infatti, poiché il 75% dell’idrogeno è prodotto dal gas naturale e il 25% dal carbone, questo comporta un impatto significativo in termini di emissioni di gas serra, prevalentemente CO2, ma non solo.

L’idrogeno elettrolitico, detto anche “idrogeno green”, è una realtà che può consentire ciò. Essa prevede l’utilizzo di energia elettrica da qualsiasi fonte abbinata ad elettrolizzatori che, utilizzando acqua, producono idrogeno di altissima purezza.

Perché concentrarsi sull’idrogeno in ambito energetico?

Grazie all’idrogeno riusciamo ad impattare sulla sostenibilità a livello locale. La combustione di idrogeno, sia effettuata in modo diretto per combustione sia tramite dispositivi elettrochimici come la cella combustibile, produce almeno localmente di solito solo acqua. Quindi pensare ad una mobilità di tipo elettrico o un sistema di combustione centralizzato basato su idrogeno ci dà un vantaggio immediato per il fatto che abbatte le emissioni di CO2 localmente.

Ci sono anche dei vantaggi aggiuntivi perché è possibile sviluppare dei dispositivi a maggiore efficienza, per esempio veicoli alimentati ad idrogeno possono raggiungere in genere un’efficienza maggiore consumando meno combustibile. L’idrogeno in questo ambito è qualcosa di già noto, quindi è necessario ammodernare delle tecnologie risolvendo alcuni problemi e limiti, attualizzando queste tecnologie senza rivoluzionare del tutto la struttura di produzione e utilizzo di idrogeno.

Vettore energetico

L’idrogeno viene definito come vettore energetico, non è una fonte primaria che si può estrarre come tale, deve essere prodotto da fonti primarie. Una certa percentuale minoritaria di idrogeno è ora prodotta per elettrolisi dell’acqua, ciò comporta il bisogno di più energia elettrica e molta acqua. Questa spinta verso la produzione di idrogeno elettrolitico in prospettiva farà diminuire significativamente i costi.

Ci sono dei sistemi, per esempio, di cattura del biossido di carbonio che possono essere abbinati alle tecnologie esistenti, ma è necessario investire sia per i costi operativi sia di installazione di questi sistemi aggiuntivi. Nelle nostre regioni in cui paghiamo salatamente la materia prima un investimento del genere può essere significativo. È possibile che l’elettrolisi abbinata o meno alle rinnovabili possa avvicinarsi in maniera sufficiente alle tecnologie attualmente esistenti e più competitive.

L’utilizzo di idrogeno ci aiuta a migliorare la sicurezza dell’approvvigionamento energetico. Quindi l’idrogeno può essere pensato come modo di immagazzinare l’energia elettrica quando riusciamo ad avere un surplus.

Opzioni per lo stoccaggio, il trasporto e la distribuzione?

Qui le strategie si diversificano molto, perché per quanto riguarda lo stoccaggio, è possibile pensare ad una distribuzione come idrogeno gassoso, è possibile pensare ad un immagazzinamento e trasporto sottoforma di ammoniaca che non comporta emissione di CO2 quando poi andiamo a restituire l’idrogeno.

Problemi

L’idrogeno è “piccolo”, quindi diffonde molto nei metalli, ci sono delle fughe più probabili, rispetto a molecole più ingombranti, del resto non è un gas tossico e ci sono dei protocolli più che consolidati.

Incertezze di policy, soprattutto l’assenza di politiche ad ampio respiro che non favorisce investimenti a lungo termine che su una reale rivoluzione sono necessari. E sono necessarie delle partnership pubblico- private perché i privati soprattutto su alcuni aspetti non possono investire da soli, proprio perché i rischi sono significativi.

Piccoli passi per arrivare all’idrogeno green.

Le imprese che producono e utilizzano idrogeno green

De Nora, Michele Sponchiado

De Nora è un’azienda multinazionale specializzata nel fornire soluzioni per tutte le produzioni elettrochimiche che ad oggi interessano l’industria chimica. Nei suoi progetti sta fisicamente producendo gli elettrolizzatori. Ci sono installazioni in corso per l’idrogeno verde. Dimostrazione del fatto che la competitività del verde c’è già.

Rampini Spa, Andrea Rampini

Media impresa della provincia di Perugia, affacciata sul lago Trasimeno, specializzata nella produzione di veicoli speciali, adesso molto incentrata sugli autobus. Attiva da più di una decina di anni nella produzione di autobus elettrici. Cosa stanno facendo realmente per essere sostenibili? Sono molto radicati nel territorio. Si stanno muovendo a livello infrastrutturale per rendere l’azienda completamente indipendente da fonti esterne con pannelli fotovoltaici ed elettrolizzatori. Hanno stazioni ad idrogeno, clienti/flotte in nord Europa, Francia, Spagna. Con tutti i sistemi di sicurezza per eventuali fughe.