Quali opportunità per corporate ibridi e convertibili. I settori da privilegiare

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Nell’attuale contesto di mercato, da un punto di vista dei fondamentali, nonostante la minore volatilità, che riduce tutti i premi per il rischio di credito, la recessione – anche solo tecnica – e il livello dei tassi di prestito (tasso privo di rischio + premio per il rischio di credito) non possono che portare ad un aumento dei tassi di default, in particolare per le aziende con bassa qualità del credito (quelle con rating B- e CCC). Pertanto, ora dobbiamo concentrarci sulla qualità del credito, vale a dire sull’investment grade e sulle obbligazioni high yield di alta qualità, come i rating BB.

Quali settori privilegiare

Questa recessione non sistemica porterà probabilmente anche a significative disparità su base settoriale. Non tutti i settori sono colpiti nella stessa misura dall’inflazione e, al di là della qualità del credito, alcune società soffriranno più di altre. Dobbiamo quindi privilegiare i settori finanziari (banche e assicurazioni), le telecomunicazioni, le infrastrutture e la sanità, ad esempio. Ed essere molto selettivi nei settori immobiliare e retail (distribuzione, beni di consumo discrezionali). E dobbiamo anche tenere conto delle caratteristiche tecniche delle varie asset class per trarre vantaggio dai rendimenti elevati.

Per quanto riguarda i finanziari, non ci sono dubbi sullo stato di salute delle banche, in particolare dei cosiddetti campioni nazionali, il che rende interessanti le emissioni senior. Dato che il mercato ha iniziato a “de-prezzare” le call delle emissioni subordinate temendo un peggioramento della recessione, i rendimenti del 7% e oltre di questi strumenti ci sembrano ancora più interessanti.

Corporate ibridi

Lo stesso vale per la nicchia che chiamiamo corporate ibridi. Queste emissioni subordinate perpetue, emesse principalmente da società investment grade, hanno anche “de-priced” le call programmate (cioè il mercato non ritiene più che l’emittente richiamerà il suo debito alla prossima data prevista) e offrono rendimenti di circa il 7% o più. La maggior parte di queste società ha molto più da perdere (in particolare il rating investment grade) nel non richiamare queste emissioni che nel posticipare le scadenze.

I mercati del debito emergente hanno sofferto molto del rialzo dei tassi USA, ma ancor più del suo effetto secondario: la forza del dollaro. Con la fine del ciclo di rialzi dei tassi, il dollaro appare sopravvalutato, e con un approccio simile alle società emergenti, alla qualità del credito e al settore, e aggiungendo una buona analisi del rischio Paese, i rendimenti offerti appaiono a nostro avviso particolarmente interessanti. In questo contesto, non va dimenticato il mercato delle obbligazioni convertibili. Questa asset class ha ormai recuperato il suo driver “creditizio” e, grazie alla propria caratteristica difensiva rispetto al mercato azionario (sensibilità azionaria di circa il 40%), l’approccio qualitativo-settoriale si applica perfettamente. Potrebbe registrare ottime performance se la recessione sarà più debole del previsto. I rendimenti dei mercati del credito sono tornati e sono destinati a non sparire velocemente. E dunque il 2023 potrebbe essere l’anno delle obbligazioni.