Stati Uniti, la terra del reddito fisso e la patria degli alti rendimenti?
Nel 2022, spostare i nostri risparmi dalle azioni alle obbligazioni, significava sostanzialmente passare dalla padella alla brace. Tuttavia, noi di LGIM riteniamo che, all’inizio del 2023, il reddito fisso sia effettivamente ritornato a essere un ambito in grado di offrire prospettive interessanti.
La resilienza del primo trimestre
Ad oggi, nonostante i rendimenti obbligazionari più elevati, l’economia statunitense non solo non è entrata in recessione, ma sta dando prova di una notevole capacità di adattarsi a questo nuovo scenario, sebbene per un lungo periodo i mercati finanziari non siano riusciti a superare questa sfida. Inoltre, l’economia reale del paese non sembra essersi ancora avviata su quel percorso di decrescita che numerosi esperti avevano preventivato alla fine dello scorso anno.
Un altro aspetto molto importante da considerare è l’ondata di euforia che si è creata una volta che i mercati hanno prezzato, a nostro avviso correttamente, il picco dell’inflazione USA. Infatti, se si considerano gli ultimi annunci della Federal Reserve su quelli che sono gli obiettivi sull’inflazione, si deduce come sia il mercato del lavoro locale il segmento a cui si dovrebbe guardare con maggiore attenzione.
Il mercato del lavoro negli Stati Uniti
Se, come sembra, i tassi d’interesse continueranno a crescere al fine di rallentarne l’attività, potremmo davvero andare incontro a una recessione e le recessioni storicamente portano problemi per gli asset di rischio. Ciò significa che più a lungo l’economia degli USA si mostrerà resiliente, più la Fed attuerà restrittive da “falco”, andando ad aggiungere ulteriore pressione sui tassi d’interesse affinché questi continuino a crescere.
A nostro avviso, nonostante il rally imponente che il mercato obbligazionario ha vissuto sul finire del 2022, i rendimenti possono ancora crescere. Si consideri che da quando i numeri sull’inflazione hanno iniziato a crescere, le rendite dei Treasury a 10 anni hanno ceduto quasi 100 punti base, passando dal 4,3% al 3,4%, e una Fed in modalità falco potrebbe riportare queste ultime almeno al 4% secondo le nostre analisi.
Nonostante tutto, la strategia che abbiamo deciso di adottare è di non sottostimare gli investimenti in asset dalla duration bassa e il mercato del reddito fisso in generale. Infatti, dobbiamo capire che ci troviamo nelle ultime fasi di un ciclo economico e se sul tavolo ci sono dei rendimenti attrattivi derivanti dal fixed income, preferiamo beneficiarne dopo un’ondata di vendite, acquistando titoli con una duration bassa, piuttosto che assumendo posizioni aggressive oggi in attesa che l’obbligazionario si contragga.
I motivi alla base del posizionamento di LGIM
Se da un lato è vero che nessuna previsione è mai certa al 100%, dall’altro ci sentiamo di affermare che con l’inizio del secondo trimestre dovremmo ritrovarci con delle informazioni che ci permettano di dare una risposta più concreta alla seguente domanda: l’economia degli Stati Uniti sarà in grado di sopportare il peso di tassi di interesse tanto elevati?
Riteniamo che questo sia il quesito più importante e cruciale in questo momento. Se alla fine assisteremo veramente a una recessione, allora il fatto che “qualsiasi recessione sarà leggera, indipendentemente dalle sue caratteristiche”, come sembra suggerire l’idea maggiormente diffusa ad oggi, sarà difficile da sostenere, considerando che nemmeno i primi dati che avremo a disposizione potranno dirci quanto questa flessione di mercato sarà profonda o per quanti mesi potrà durare.
Piuttosto, riteniamo che quando questa inizierà, l’avversione al rischio tornerà su livelli normali, con la duration che andrà nuovamente ad avere un ruolo importante, dato che gli asset che potrebbero avere le maggiori difficoltà saranno proprio quelli più rischiosi. La logica alla base di nostro ragionamento è molto semplice: se la crescita si contrae, allora le previsioni sull’inflazione dovrebbero fare lo stesso e se i livelli inflazionistici smetteranno di crescere, allora la politica monetaria sarà meno vincolata e potrà fornire un aiuto a un’economia arrancante.