Cina, ecco perchè la crescita sarà soprattutto qualitativa

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Come accaduto per le economie occidentali, soprattutto negli Stati Uniti, in Cina le chiusure forzate per contrastare la diffusione del Covid hanno portato i consumatori ad accumulare importanti risparmi che verranno utilizzati con la riapertura (“pent up demand”). Il target di crescita del PIL annunciato dal Politburo per il 2023 è pari al 5% e, seppur leggermente più basso rispetto a quanto atteso dagli analisti, rappresenta uno dei più alti delle maggiori economie. Inoltre, le politiche monetarie in Cina si sono mosse in una direzione diversa rispetto a quella della Federal Reserve e della Banca Centrale Europea, rimanendo più accomodanti. Ad esempio negli Stati Uniti il tasso sui mutui a 30 anni è arrivato fino al 7% circa per effetto delle politiche della FED, mentre in Cina, con valori attorno al 4%, si trova ad uno dei livelli più bassi degli ultimi 5 anni.

Di recente però il Governatore della PBOC ha affermato che la politica monetaria rimarrà più stabile quest’anno, con i tassi di interesse che dovrebbero essere già ad un livello appropriato. Pertanto, gli stimoli monetari, se necessari, potrebbero essere implementati attraverso tagli al coefficiente di riserva obbligatoria. Infatti, le attività di manifattura e servizi sono cresciute più del previsto lo scorso febbraio, con le vendite di case che per la prima volta in 20 mesi hanno riportato un segno positivo. Inoltre, la congestione stradale nelle principali città cinesi è cresciuta, le corse in metropolitana sono tornate ai livelli pre-pandemici e le spese per ristoranti e centri commerciali aumentano a ritmo sostenuto. In questo contesto, comunque, il colosso asiatico vorrebbe favorire una crescita economica sostenibile, portando avanti obiettivi di lungo termine come la decarbonizzazione e mantenendo sotto controllo l’inflazione.

Da un lato, per il 2023 è stato pianificato un taglio alla produzione di ferro per ridurre l’inquinamento. Da quando la produzione ha raggiunto il record di 1,053 miliardi di tonnellate nel 2020, è diminuita ogni anno per rimanere appena al di sopra di 1 miliardo di tonnellate. Dall’altro lato, Pechino vorrebbe mantenere i prezzi delle commodities sotto controllo a fronte delle riaperture, soprattutto limitando la propria dipendenza da fornitori esteri. Parte della spesa pubblica sarà destinata a progetti per migliorare la sicurezza energetica e alimentare, compreso un aumento della capacità del Paese di produrre cereali. Il governo vuole anche rafforzare la fornitura interna di materiali per l’industria siderurgica ed automobilistica, come il litio per le batterie dei veicoli elettrici. Puntando dunque ad una crescita economica importante, ma al tempo stesso di qualità, Pechino cercherà di mantenere uno stretto controllo dei prezzi dei prodotti energetici e agricoli per contribuire al raggiungimento dell’obiettivo di inflazione al consumo del 3%.