Food Summit 2023, agroalimentare in crescita: nel 2022 fatturato +16,8%, export +15,3%

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Il settore dell’alimentare e bevande in Italia segna un’ulteriore crescita nel 2022, registrando un incremento di fatturato del 16,8% e un aumento delle esportazioni agroalimentari del 15,3% sul 2021. I costi per energia, materie prime e trasporti rappresentano la principale difficoltà per le imprese dell’agroalimentare. Un settore che guarda al 2023 con maggiore incertezza e per il quale è previsto un rallentamento del ritmo di crescita. Tra le preoccupazioni delle aziende spiccano la sfida tecnologica e l’impatto dei cambiamenti climatici. È quanto emerso nel corso del Food Summit 2023, che si è svolto il 28 marzo al Teatro Regio di Parma, organizzato da Gruppo Food, con Intesa Sanpaolo e AlixPartners.

L’evento, giunto alla sua settima edizione con il tema centrale “Guidare il cambiamento, le nuove rotte per competere”, condotto da Francesca Zecca, Vicedirettore di Food, ha visto la partecipazione di circa 200 tra i maggiori player dell’industria e della distribuzione agroalimentare italiana. Una importante occasione di confronto, dato l’attuale momento di incertezza economica, per fare il punto sull’andamento del Food & Beverage e per condividere le strategie di sviluppo di fronte alle sfide imposte da crisi energetica, inflazione e
cambiamenti climatici.

SETTORE AGROALIMENTARE, LA RICERCA DI INTESA SANPAOLO

Con il +16,8% di fatturato, il settore alimentare e bevande italiano si posiziona poco sotto a quello della Spagna (+19%) e della Germania (+18,6%) e supera quello francese (+12,5%). Determinante per questo risultato è stata l’inflazione con un indice dei prezzi alla produzione aumentato del 13,7%. Infatti le tensioni internazionali hanno causato il rincaro di tutte le commodities agricole, i cui i prezzi oggi sono rientrati ai livelli pre-guerra, ma restano comunque superiori a quelli del 2019. A darne evidenza è la ricerca condotta da Intesa Sanpaolo sul settore agroalimentare italiano, presentata nel corso del Food Summit 2023. Dai dati esposti da Gregorio De Felice, chief economist Intesa Sanpaolo, si rileva che, “a fronte di un ritorno alla crescita dei consumi fuori casa, sia in Italia, sia negli altri nostri principali mercati di sbocco, l’export agroalimentare italiano è cresciuto del 15,3% a prezzi correnti nel 2022, sfiorando i 59 miliardi di euro”. Tutte le filiere mostrano valori in crescita, in particolare spiccano i risultati realizzati da oli e grassi (+29,3% a prezzi correnti e +3,7% a prezzi costanti), riso e farine (rispettivamente +28,6% e +12,8%), pasta (+35,4% e +15,4%). Il principale acquirente di prodotti agro-alimentari italiani è la Germania con 9,3 miliardi (+9,3%) seguono gli Stati Uniti (6,7miliardi, +18,5%) e la Francia (6,6 miliardi, +13,2%).

La forte crescita dei valori delle importazioni però ha portato in negativo il saldo commerciale complessivo di circa due miliardi di euro. L’aumento dei costi per energia, materie prime e trasporti è la maggiore difficoltà riscontrata dal settore. Più sentita, rispetto al resto dell’economia, è la preoccupazione per i cambiamenti climatici, che ha raccolto il 30%
delle risposte nell’inchiesta periodica svolta da Intesa Sanpaolo presso le filiali specializzate nel mondo Agribusiness.

Consapevoli di queste difficoltà, tante aziende capofila stanno attivando politiche di sostegno a tutela dei loro fornitori strategici, soprattutto nella filiera lattiero-casearia e dell’olio. La previsione sul 2023 è di un generalizzato rallentamento: fatturato in crescita per tutte le filiere, ma con un ritmo inferiore al 2022, dato anche l’atteso calo dei prezzi. Infatti, il prezzo di numerose materie prime, industriali e agricole è in riduzione, così come le quotazioni del gas naturale, in questo inizio 2023, sono sotto le attese di fine 2022.

Anche le esportazioni hanno prospettive positive: “La crisi energetica può causare una perdita di competitività, soprattutto nei confronti dei concorrenti europei – ha spiegato De Felice -. L’Italia però conta su un ottimo posizionamento qualitativo: è quinto esportatore mondiale di alimentari e bevande, con una quota di mercato del 4,1% nel 2021, e sale al quarto posto nella fascia ‘top di gamma’, con una quota di mercato del 5,4%”. Le strategie delle imprese agroalimentari italiane nel medio termine prevedono interventi in ottica green, digitalizzazione e recupero di efficienza. Infatti, le aziende che si sono dotate di certificazioni ambientali e di qualità o brevetti hanno registrato tassi di crescita di fatturato e di redditività superiori a chi non ha effettuato investimenti immateriali di questo tipo. Fondamentali saranno i fondi del Pnrr, anche se emerge che gli strumenti a disposizione sono ancora poco conosciuti dalle imprese.

NAVIGARE NELL’ERA DELL’INCERTEZZA, ALIXPARTNERS DISRUPTION INDEX

Per il 2023 nel settore del Food and Beverage è attesa una maggiore incertezza rispetto al 2022, superiore anche alla media degli altri comparti economici. È quanto emerge dall’ultima indagine condotta da AlixPartners, società di consulenza globale, che ha intervistato 3mila manager di aziende con ricavi superiori ai 100 milioni di euro in 9 Paesi del mondo. Secondo l’indagine presentata sul palco del Food Summit da Marco Eccheli, Partner & Managing Director AlixPartners, “il ciclo economico degli ultimi 5-10 anni è più accelerato e ondivago rispetto a
quello tradizionale”.

Il Disruption index nel comparto F&B sale di 12 punti in due anni, dal 70 del 2021 all’82 del 2023, superando così l’incertezza media attesa dal retail e da altre categorie merceologiche. La preoccupazione più sentita da parte delle aziende del Food è di non riuscire a tenere il passo del
cambiamento. Di fronte alle forze trasformative in atto, come il declino demografico, la transizione climatica, la de-globalizzazione e la tecnologia, la sfida prioritaria è quella tecnologica. Infatti ogni tre anni raddoppia l’adozione di e-commerce in campo alimentare. La relazione digitale tra brand e cliente è il focus principale del settore nei prossimi 12 mesi. “Su questo aspetto – ha sottolineato Eccheli – le aziende intervistate vedono come fondamentale il lancio di un canale e-commerce, diretto o attraverso player terzi come Amazon. Oppure puntano ad implementare maggiormente aspetti collegati all’e-commerce esistente, come le referenze dedicate, il customer relationship management e iniziative di social listening”.

L’indagine di AlixPartners mostra anche differenti aspettative sul Food italiano da parte dei consumatori in base alle loro età. Per la Generazione Z i produttori dovrebbero focalizzarsi su filiere più sostenibili; per i Millennials i prodotti italiani dovrebbero utilizzare invece ingredienti naturali e biologici; la Generazione X mette invece in cima alla lista delle priorità la ricerca di prodotti dal ridotto apporto calorico. Questo dimostra la difficoltà delle aziende nel doversi interfacciare con generazioni ormai caratterizzate da abitudini di consumo alimentare molto diverse sempre più distintive per classe generazionale.

Nei prossimi 3-5 anni, le aziende hanno pianificato il rafforzamento della struttura con filiali commerciali estere e operazioni di finanza straordinaria, comprese fusioni e acquisizioni.

CRESCERE SUI MERCATI INTERNAZIONALI

Le aziende Barilla, Beretta e Mutti hanno raccontato le loro strategie di internazionalizzazione per acquisire quote significative sui mercati esteri. Per Paolo Barilla, vice presidente Barilla Group, e Lorenzo Beretta, direttore commerciale Salumificio F.lli Beretta, è stato fondamentale presidiare i vari mercati di riferimento con impianti produttivi in loco, per allargare il concetto di made in Italy dal prodotto all’expertise e al know how industriale.

Per Mutti l’export incide oltre il 50% sul fatturato aziendale grazie a un modello di business che punta alla selezione dei mercati ritenuti strategici e al loro presidio attraverso investimenti commerciali e di marketing. Francesco Mutti sottolinea tuttavia il potenziale inespresso dell’agroalimentare italiano, dal momento che il nostro paese è solo quarto in Europa tra i Paesi esportatori. Da qui la necessità di sostenere l’industria nelle attività di sviluppo commerciale, come sottolineato anche da Matteo Zoppas, Presidente ICE Agenzia: “Il 95% del nostro tessuto produttivo industriale è composto da piccole e medie imprese. È la dimensione che più ha bisogno
di supporto per andare all’estero, attraverso operazioni di marketing ma soprattutto tramite la cooperazione tra Paesi e programmi di incontro BtoB tra imprenditori e buyer esteri”.

Le partnership finanziarie creano valore: è la testimonianza della Holding Terra Moretti, raccontata dal CEO Massimo Tuzzi, che ha messo in evidenza come l’iniezione di capitale da parte di Nuo Capital abbia spinto la crescita dell’azienda sia dal punto di vista strutturale e organizzativo, sia sotto il profilo del ritorno economico. Bruno Pacini, Head of Industry F&B and GDO Intesa Sanpaolo (Divisione IMI CIB), ha sottolineato come le aperture di capitale consentano di avere una governance e una squadra manageriale forti con cui affrontare sfide complesse e globali.

Sul tema delle nuove tendenze di consumo si sono confrontati Hannes Berger, CEO Dr Schär e Roberta Fileni, vice presidente dell’omonima azienda. Due imprese attive in segmenti di mercato differenti che affrontano però il cambiamento generazionale dei consumi, puntando alla specializzazione e a una filiera controllata per rispondere al bisogno di sicurezza alimentare.

INFLAZIONE E ATTRATIVITA’, LE SFIDE

L’inflazione ha spinto i ricavi nella grande distribuzione organizzata, ma ha contratto i margini. A raccontarlo sono Nicola Pierdomenico, ceo di Penny Italia, e Giorgio Santambrogio, ceo Gruppo Végé (cooperativa italiana multi-insegna della Gdo). La reperibilità dei prodotti e il costo della logistica, quindi dei trasporti, hanno rappresentato le maggiori difficoltà nel 2022. La stima delle vendite per il 2023 è comunque positiva e le nuove strategie puntano a creare un rapporto empatico con il cliente, trasformando valori come la sostenibilità in valore economico.

Infine, Riccardo Illy, presidente del Polo del Gusto, ha condiviso alcuni dei messaggi al centro del suo libro “L’arte dei prodotti eccellenti. Incantare i clienti con l’esperienza di un marchio di qualità aumentata” (La Nave di Teseo, 2022). Strategica, e da implementare, la sinergia tra export e turismo: una via da percorrere soprattutto per le piccole imprese. All’estero i consumatori dei prodotti italiani sono curiosi di conoscere come vengono realizzati e, viceversa, gli stranieri che scoprono i prodotti italiani sul territorio desiderano ritrovarli anche nel loro Paese. Per questo, innovare ed esportare sono due pilastri portanti per il futuro delle aziende, soprattutto per quelle di piccole dimensioni che, per non scomparire, devono necessariamente passare dalla logica familiare
e padronale a un modello di tipo manageriale. A conclusione dell’evento Paolo Dalcò (Gruppo Food) ha consegnato due premi, a Francesco Pugliese, Ad Conad, e Giovanni Rana, fondatore pastificio Rana, per i risultati conseguiti negli ultimi anni dalle rispettive società.

Il Food Summit è stato organizzato da Gruppo Food in partnership con Intesa Sanpaolo, Alix Partners, Casillo, Number1, Risorsa, Gioiella, Acqua Minerale San Benedetto, Fiere di Parma.