Indici: S&P500 e Nikkei, ecco perchè gli investitori restano ottimisti

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Il NASDAQ Composite è l’indice azionario americano composto principalmente da titoli del tech. Ad ogni modo, anche l’S&P 500, che dovrebbe essere diversificato a livello settoriale, dà un peso molto rilevante a questo settore. Infatti, l’81% della performance dello S&P nel 2023 è composta dalle dieci aziende dell’indice a cui è attribuito il maggior peso.

Negli Stati Uniti, i rialzi della Federal Reserve dei tassi d’interesse per frenare l’inflazione, con la conseguente crisi delle banche regionali, hanno creato timori di recessione. Inoltre, se non verrà alzato il tetto del debito, il Paese potrà entrare in default a partire dal primo giugno. Il governo sta cercando di raggiungere un accordo per risolvere il problema. Nonostante l’incertezza causata da questo contesto macroeconomico, a metà maggio lo S&P è salito brevemente oltre il livello di 4200, un limite che non superava da agosto. Questo significa che nonostante i rischi, gli investitori sembrano rimanere ottimisti riguardo alla valutazione dell’indice. Le motivazioni potrebbero essere molteplici. Innanzitutto, il mercato del lavoro statunitense è rimasto solido durante la politica monetaria restrittiva della Fed. Inoltre, nelle trimestrali pubblicate ad aprile, molte aziende hanno mostrato utili sopra le aspettative, indicando un livello di consumo stabile. Ad ogni modo, la performance dello S&P 500 potrebbe essere semplicemente causata dal peso attribuito a certi titoli. Infatti è un indice ponderato per capitalizzazione. Di conseguenza, le aziende con la market cap più alta hanno un impatto maggiore sulla performance. Tra queste rientrano le big tech che mostrano valutazioni elevate (grafico sopra rappresentato). Per esempio, Meta, l’ottava per capitalizzazione, ha un rapporto prezzi utili del 24,9. Di conseguenza, anche se la maggior parte dei titoli dello S&P 500 hanno avuto prezzi stabili o addirittura performance negative nel 2023, le 20 aziende con i pesi maggiori portano la performance dell’indice a +8,12% dall’inizio dell’anno. L’effetto dei titoli del big tech è stato particolarmente significativo nel 2023 dati i loro conti trimestrali sopra le aspettative e il boom dell’intelligenza artificiale. Gli indici europei sono meno polarizzati. Ad esempio, le 10 aziende più grandi a livello di capitalizzazione dell’Euro Stoxx 600 contribuiscono solo al 30% della performance dell’indice (+6,42 YTD). Di conseguenza, dato che lo S&P viene spesso utilizzato come benchmark per comprendere l’andamento dei mercati, bisogna contestualizzare la sua performance ed analizzare con attenzione i sottostanti in modo da escludere i titoli sopravvalutati.

IL GIAPPONE ATTRAE GLI INVESTITORI DEL G7

Gli investitori e le aziende dei membri del G7 mostrano interesse per il Giappone. Il Paese ha varie qualità che i Paesi occidentali non possono ignorare: è un alleato degli Stati Uniti ed un posto sicuro dove poter trasferire conoscenze tecnologiche.

Il Giappone ha avuto una crescita del PIL sopra le aspettative, all’1,6% nel primo trimestre del 2023. Il driver principale della terza economia mondiale è il consumo domestico, ma recentemente è stata supportata anche dal turismo. L’inflazione giapponese è al 3,2%. Il governo è riuscito a contenerla grazie al controllo dei prezzi dell’energia. In passato, il Paese aveva un problema di deflazione, ma ad oggi stanno aumentando i salari, che per molto tempo erano rimasti stabili. La mancata crescita dei salari riduceva il potere d’acquisto della popolazione, e di conseguenza il consumo. Nel primo trimestre, sono aumentati del 3,67%, il tasso più alto degli ultimi trent’anni. Inoltre, il settore della tecnologia giapponese offre opportunità interessanti, ed è quello che attrae maggiormente gli investitori. Negli ultimi due anni, le esportazioni giapponesi sono aumentate del 43%, soprattutto grazie alla domanda del tech. Infatti, tra i prodotti che hanno contribuito alla crescita ci sono macchinari per semiconduttori e i materiali richiesti dal settore. Di conseguenza, molte aziende stanno espandendo le loro attività in Giappone. Per esempio, IBM ha raggiunto un accordo con l’Università di Tokyo per costruire un nuovo quantum computer. Inoltre, Micron Technology, un produttore di semiconduttori americano, investirà $3,6 miliardi in una sua fabbrica giapponese. Infine, il mercato azionario giapponese ha raggiunto nuovi massimi grazie alla continua riduzione dei costi delle aziende e all’enfasi posta sui miglioramenti della redditività e dei flussi di cassa. Per di più, ci sono ancora relativamente pochi investitori esteri e valutazioni basse. A maggio, il Nikkei 225 ha raggiunto il livello più alto dal 1990. Dall’inizio dell’anno l’indice è cresciuto del 18,48%. Di conseguenza, anche per la mancanza di rischi geopolitici, sarà interessante osservare come i cambiamenti nell’economia giapponese influenzeranno aziende e investitori esteri.