Ricerca Ipsos, italiani pronti a spendere per la sostenibilità. Apre il Salone della CSR in Bocconi a Milano

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Quanto costa la trasformazione sostenibile? Ma soprattutto, quanto potrebbe costare la NON trasformazione? Il Salone della CSR e dell’innovazione sociale ha deciso nel 2023 di mettere al centro dell’attenzione l’urgenza del cambiamento, condizione necessaria per andare verso uno sviluppo sempre più sostenibile, come ricorda il titolo dell’undicesima edizione, Abitare il cambiamento.

Un’urgenza di cui siamo consapevoli: quasi la metà della popolazione italiana (46%) si dichiara pronta a scendere ad ulteriori compromessi sullo stile di vita a beneficio dell’ambiente tramite il minor consumo di energia, mangiando meno carne, limitando la plastica monouso. Quando però il comportamento sostenibile va a incidere in modo importante sulle finanze personali, la quota di virtuosi si riduce diventando meno di un terzo (31%).

A dirlo è la nuova ricerca realizzata anche quest’anno da Ipsos[1] per l’edizione nazionale de Il Salone della CSR e dell’innovazione sociale, presentata all’Università Bocconi in apertura della manifestazione.

“Il Salone è sempre di più una palestra per confrontarsi non solo un palcoscenico dove valorizzare esperienze di successo – commenta Rossella Sobrero, del Gruppo promotore del Salone -. E proprio dal confronto tra chi sta sperimentando modalità innovative nella gestione della propria organizzazione emerge quanto il cambiamento sia spesso una strada in salita: il Salone sarà quindi l’occasione per ascoltare i ritorni positivi dell’agire responsabile ma anche le difficoltà incontrate e le azioni messe in campo per superarle”.

Impegno delle persone e impegno pubblico, insieme per un futuro sostenibile

L’indagine realizzata per l’undicesima edizione del Salone è focalizzata sulla percezione delle persone rispetto al cambiamento in corso e alle evoluzioni future. La ricerca ha evidenziato diversi aspetti positivi: il 58% degli italiani ha già investito o sta investendo per rendere la propria casa energeticamente efficiente, il 60% è pronto a rinunciare ai viaggi in aereo, il 59% a sostituire l’auto con il treno per le lunghe percorrenze.

A fronte dell’impegno individuale, è richiesto un impegno pubblico: per finanziare la trasformazione sostenibile, oltre tre italiani su dieci sarebbero favorevoli ad aumentare le tasse sui patrimoni e a tagliare la spesa per la difesa, per la pubblica amministrazione locale e per beni artistici e culturali statali. Niente tagli invece per la spesa pensionistica, l’istruzione e la sanità, le aree più preziose per gli italiani, da salvaguardare anche in un’ottica di sostenibilità.

“Quest’anno i temi della sostenibilità sono tornati a guadagnare spazio – commenta Andrea Alemanno, Service Line Head di Ipsos -. Nella narrazione attuale della trasformazione sostenibile, però, si è sempre posto l’accento più sugli elementi di cambiamento che non sui costi o sui benefici economici. Quanto costi la trasformazione, e quanto costerebbe la non trasformazione sostenibile, dovrà essere un tema centrale nelle riflessioni future, per dare un quadro reale della situazione. C’è bisogno di uno scatto di concretezza, per evitare facili illusioni, tentazioni di greenwashing, e per accelerare i progressi”.

L’indagine mette in luce anche alcune criticità. Sul piano sociale, ad esempio, solo in pochi (5%) dedicano il proprio tempo o la propria professionalità per progetti a favore della comunità o per valorizzare il patrimonio culturale del proprio territorio (4%). Non va però sottovalutato che esiste apertura da parte degli italiani rispetto alle suddette attività: circa 6 persone su 10 si dichiarano molto o abbastanza disponibili. Una potenzialità che necessita di essere coordinata e facilitata. L’altro dato in negativo riguarda l’aumento degli “scettici” sul tema della sostenibilità: se nel 2018 rappresentavano circa un italiano su dieci, oggi rappresentano più di un italiano su cinque.

Ad incidere sono la scarsa fiducia nei confronti delle istituzioni e delle misure che stanno adottando per lo sviluppo sostenibile, e un raffreddamento di credibilità verso i comportamenti delle aziende: mediamente gli italiani ritengono che meno di un’azienda su 3 sia davvero impegnata nella trasformazione sostenibile.

In generale, per la metà degli italiani le tre transizioni ritenute più urgenti – quella energetica, quella ecologica e quella per la riduzione della povertà – stanno avvenendo in modo troppo lento. Per abitare il cambiamento è necessario un cambio di marcia.

[1] Circa 1000 interviste ad un campione rappresentativo della popolazione maggiore di 16 anni. Rilevamento effettuato a maggio 2023 con metodo CAWI.