Outlook macroeconomico, l’importanza degli investimenti legati al Recovery Plan

Paolo Pizzoli, Senior Economist di ING -
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Il ciclo restrittivo dei tassi e l’effetto congiunto di vari fattori geopolitici hanno spinto l’economia italiana in una fase di stagnazione. Nel terzo trimestre del 2023, il PIL ha registrato una modesta espansione dello 0,1% trimestrale, in quanto il contributo positivo dei consumi privati e delle esportazioni nette ha superato di poco il contributo negativo delle scorte. La spinta dei consumi ha probabilmente beneficiato dell’impulso di una stagione turistica estera particolarmente positiva. I dati della bilancia dei pagamenti mostrano che i crediti nominali per i viaggi sono aumentati dell’11,2% a/a nel terzo trimestre e sono stati superiori del 21% rispetto all’estate 2019.

La fine dell’anno sembra destinata a confermare il tema della stagnazione. “I dati sulla fiducia rilasciati nel quarto trimestre hanno segnalato che l’industria sta costantemente performando peggio dei servizi”, dichiara Paolo Pizzoli, Senior Economist di ING. “I dati deludenti sulla produzione industriale di novembre hanno offerto una prova concreta a sostegno di questa tesi, suggerendo che l’industria sarebbe stata un freno alla crescita nel quarto trimestre. Poiché i servizi potrebbero non compensare del tutto, prevediamo una lieve contrazione del PIL nel quarto trimestre 2023, a conferma della fase di stagnazione in cui si trova l’economia italiana”.

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La variabile determinante dell’inflazione

Le dinamiche dell’inflazione svolgeranno un ruolo importante nel delineare il profilo di crescita dell’Italia nel 2024. Non dobbiamo aspettarci che il forte calo dell’inflazione aggregata registrato nell’ultimo trimestre del 2023 (a dicembre ha raggiunto lo 0,6% a/a) persista nel 2024, poiché gli effetti base favorevoli nel settore energetico svaniranno con la soppressione degli sconti fiscali e la reintroduzione delle voci di costo che hanno temporaneamente ridotto le bollette energetiche.

“Tuttavia, il costante calo dell’inflazione core (al 3,1% annuo a dicembre)”, aggiunge Pizzoli, “giustifica le aspettative di una stabilizzazione dell’inflazione complessiva nell’intervallo 2-2,5% a metà anno. Se confermato, ciò rappresenterebbe un buon auspicio per una graduale accelerazione dell’economia nella seconda metà del 2024, trainata dai consumi privati e dagli investimenti, auspicabilmente sostenuti dagli sviluppi del mercato del lavoro”.

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L’effetto frammentario della dinamica salariale sui consumi

Nonostante la crescita economica piatta, il mercato del lavoro è resiliente e si conferma una copertura efficace contro i rischi di recessione a breve termine. A novembre l’occupazione è cresciuta dello 0,1% sul mese e del 2,2% sull’anno. Le intenzioni di assunzione abbastanza solide nel settore dei servizi per il primo trimestre del 2024 indicano una discreta domanda di lavoro in futuro. Il ritmo della dinamica salariale (le retribuzioni orarie sono cresciute del 2,7% annuo a novembre), sebbene non spettacolare, contribuirà a sostenere il reddito disponibile reale. “La trasmissione ai consumi sarà però probabilmente frammentaria, in quanto sarà accompagnata da una graduale convergenza del tasso di risparmio delle famiglie (al 6,9% nel terzo trimestre del 2023) verso la media pre-Covid dell’8%. L’impulso ai consumi sarà quindi contenuto, almeno nel 2024”, precisa Pizzoli.

Incerti gli sviluppi degli investimenti

Nonostante l’andamento degli investimenti privati appaia più incerto, potrebbero esserci delle sorprese positive. Se la componente dei macchinari sembra destinata a continuare a soffrire a causa dei tassi di interesse ancora elevati e della capacità inutilizzata esistente nel settore manifatturiero, gli sviluppi della componente delle costruzioni sono meno chiari. Da un lato, la combinazione di tassi d’interesse elevati e di super bonus scomparsi peserà probabilmente in modo negativo sulla componente residenziale. Dall’altro, la componente non residenziale degli investimenti edilizi sembra destinata a beneficiare dell’afflusso di fondi UE per la ripresa e la resilienza. “Se l’esborso della quarta tranche dovesse essere convogliato in nuovi investimenti più rapidamente di quanto previsto, potrebbero concretizzarsi delle revisioni al rialzo per le nostre previsioni di crescita. Un’eventuale partenza lenta dell’economia nel 2024 potrebbe rendere ancor più urgente un’implementazione accelerata del PNRR”, conclude Pizzoli.