Il futuro del Bitcoin tra ETF, Halving e trend secolari

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Il 2023 è stato senza dubbio l’anno della rinascita dei mercati digitali che, dopo un 2022 semplicemente da dimenticare, hanno rialzato la testa e sono tornati a crescere, sospinti da fattori sia esogeni – come la crisi del sistema bancario statunitense – sia endogeni, come l’espansione dei casi d’uso del Bitcoin. Questa ripresa è stata avvertita anche da (quasi) tutte le società attive nell’emissione di ETP sulle cripto; 21Shares che ha chiuso l’anno con un aumento netto delle masse gestite (net new assets o NNA) di 357,3 milioni di dollari, arrivando a un AuM complessivo di quasi 2,4 miliardi e confermandosi leader di questo settore[1].

“Tuttavia, bisogna constatare come questa crescita non sia stata lineare nel corso del 2023 e che ci siano stati mesi molto migliori di altri; in particolar modo l’ultimo trimestre del 2023.” Ha dichiarato Alessandro Mondio, Capital Markets Associate di 21Shares. “Per dare un’idea, dei 357,3 NNA che 21Shares ha ricavato nel corso dell’anno, più della metà sono stati generati durante questo periodo. Inoltre, due degli ETP più performanti avevano lo stesso sottostante: il Bitcoin. A questo punto è abbastanza chiaro che questo rally di fine anno sia stato in larga parte spinto dal fatto che la SEC avrebbe quasi sicuramente approvato l’emissione di un ETF spot sul Bitcoin. Tra l’altro, il fatto che il mercato avesse già prezzato il parere positivo della SEC è anche uno dei motivi per cui il prezzo dell’asset non si è impennato appena arrivata l’ufficialità lo scorso 10 gennaio.”

Ma la quotazione di ETF sul Bitcoin a Wall Street, che è bene specificare non sono prodotti acquistabili dagli investitori europei, è importante in termini di regolamentazione e di narrativa, non di apprezzamento, in quanto riduce la percezione sul rischio legato al Bitcoin per quei consulenti che vogliono investire nel settore. Infatti, poter contare su un ETF (o su un ETP) significa poter contare su una struttura nota, liquida e trasparente; inoltre, solleva l’investitore dal possesso diretto dell’asset, che viene custodito presso banche depositarie specializzate chiamate “custodian”. Tutto ciò costituirà un grande incentivo per quegli investitori retail che non vogliono costruirsi un’infrastruttura a parte per accedere alle criptovalute e per gli investitori istituzionali che, fino a oggi, erano semplicemente impossibilitati ad accedervi.

Massimo Siano, Managing Director e Responsabile per il Sud Europa di 21Shares, ha affermato: “Sono lieto che anche gli investitori istituzionali abbiano iniziato a mostrare maggiore interesse verso il Bitcoin e spero che, anche in ottica di diversificazione, inizieranno a prendere in considerazione la possibilità di allocare tra lo 0% e il 5% di un portafoglio in questa asset class, a seconda della propensione al rischio dell’investitore. Allo stesso tempo, però, mi rammarico che gli europei si siano svegliati tardi, dato che nel Vecchio Continente gli ETP sulle cripto esistono dal 2018 e avrebbero potuto comprarli a prezzi molto inferiori di quelli attuali, conseguendo maggiori guadagni per sé e per i loro clienti.”

Ma per quanto l’approvazione dell’ETF spot sul Bitcoin sarà probabilmente l’evento maggiormente ricordato, non è l’unico che avrà un ruolo determinante per l’evoluzione del settore quest’anno e in quelli a venire. Di questi, il più vicino e il più atteso è sicuramente è sicuramente l’Halving, in programma per il prossimo aprile, che dimezzerà l’emissione di nuovi BTC, riducendo ulteriormente la liquidità dell’asset e innescando un effetto boost sul prezzo. Inoltre, innovazioni come Ordinals, che hanno ampliato i casi d’uso del Bitcoin al di là della riserva di valore, rendono i fondamentali più forti che mai. Tuttavia, sebbene BTC sia di gran lunga la cripto più importante per capitalizzazione, anche altre devono essere tenute d’occhio per poter cogliere appieno le opportunità e le innovazioni all’interno dell’universo degli asset digitali. Per esempio, Ethereum rimane l’ecosistema leader con una quota di mercato del 75% in TVL, ma Solana, risorto dalle sue ceneri, punterà a contrastare l’architettura modulare del primo con il suo approccio integrato, che offre velocità ed efficienza economica senza pari, rappresentando una sfida tutt’altro che banale contro lo status quo.

Infine, un altro grande tema da monitorare è quello dei trend secolari che trasformeranno e stanno già trasformando tutto il mondo cripto, in ogni suo aspetto. Il primo è quello della tokenizzazione, con soluzioni cross-chain come CCIP che hanno permesso anche a utenti istituzionali di effettuare transazioni con asset tokenizzati su blockchain pubbliche e private. Sarà interessante osservare come nel 2024 e negli anni a venire i player di mercato affronteranno sfide critiche come l’adozione da parte delle istituzioni di standard per i token come l’ERC-3643 di Ethereum o il Token22 di Solana, nonché di strumenti KYC che consentano loro di rispettare i requisiti normativi. Un secondo trend riguarda le applicazioni della finanza decentralizzata negli scambi, nei protocolli di prestito e in numerosi altri segmenti, mentre l’ultimo, ma non meno importante, riguarda l’evoluzione della normativa. Da un “approccio esclusivamente esecutivo che ha solo aumentato il rischio per i consumatori e allontanato i clienti e l’innovazione dal Paese”, come descritto dal responsabile legale di Coinbase, nel 2024 non è da escludere un aumento della legittimità e di immissioni di nuovi prodotti finanziari regolamentati per ottenere un’esposizione alle criptovalute su larga scala. Gli Stati Uniti non hanno mai nascosto di voler fornire chiarezza normativa sulle stablecoin ancorate all’USD, mentre nel resto del mondo si prospetta una competizione giurisdizionale per attirare i professionisti del settore: sia il Regno Unito che Hong Kong hanno proposto dei quadri normativi per diventare un hub di criptovalute e nel 2024 le imprese potrebbero aprire le loro attività in questi luoghi.