Trump 2025: cosa si aspettano gli investitori?
Alla luce degli sviluppi del fine settimana, mercati e investitori si aspettano un’ondata di popolarità che potrebbe proiettare Donald Trump verso la presidenza: i primi, infatti, lunedì hanno registrato un breve rally in risposta all’attentato al candidato repubblicano, per poi, però ridimensionarsi. I secondi, invece, stanno anche analizzando i risultati del secondo trimestre delle banche statunitensi, che hanno visto Bank of America, Goldman Sachs, JPMorgan Chase, Wells Fargo e Citigroup superare le aspettative in termini di ricavi e profitti. Inoltre, il recente discorso di Powell, che ha prospettato un potenziale taglio dei tassi, ha fornito un contributo positivo.
Tornando alle elezioni presidenziali, le previsioni di Wall Street su una presidenza Trump includono aspettative di tagli alle tasse, deregolamentazione del settore petrolifero e del gas e resistenze nei confronti della transizione energetica e degli investimenti allineati ai principi ESG. I mercati azionari potrebbero guardare con favore ad almeno alcuni di questi aspetti, ma gli investitori a reddito fisso potrebbero avere più perplessità.
Nessuno dei due partiti sembra in grado di affrontare il problema del deficit di bilancio degli Stati Uniti e i piani del tycoon, da quello che si evince, probabilmente aumenterebbero il deficit in un momento in cui i tassi di interesse sono molto più alti rispetto a quelli del suo ultimo mandato.
Inoltre, Trump ha recentemente sollevato la questione dell’indipendenza della Federal Reserve: spostare formalmente l’equilibrio di potere tra la Fed e l’esecutivo per dare al Presidente più voce in capitolo sulla politica monetaria potrebbe preoccupare ulteriormente gli investitori obbligazionari in un momento di aumento del debito statunitense.
Se da un lato a Wall Street c’è un certo ottimismo nei confronti di una presidenza Trump, dall’altro potrebbe esserci un discreto scetticismo nei confronti della scelta di J.D. Vance come candidato vicepresidente. Vance ha chiesto un maggiore controllo delle grandi aziende e delle Big Tech e ha una posizione isolazionista in politica estera, tutti aspetti di cui si attende di misurare il peso effettivo durante la campagna elettorale e nella definizione delle politiche in caso di vittoria dei Repubblicani.
In attesa degli ultimi tre mesi di campagna elettorale resta ancora un grande punto interrogativo su come i Democratici si uniranno, se lo faranno, sotto la guida di Biden, su come si svolgerà laconvention del DNC e su come il Partito Democratico statunitense calibrerà le proprie critiche a Donald Trump dopo l’attentato dello scorso fine settimana.