Il rendimento delle gestioni separate

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Le prestazioni assicurate delle polizze rivalutabili si incrementano in funzione dei rendimenti ottenuti dalle gestioni separate, speciali fondi assicurativi che investono principalmente in titoli a reddito fisso.

Le gestioni separate, ai fini della determinazione del rendimento per gli assicurati, contabilizzano gli attivi al loro valore di acquisto o di carico, definito anche costo storico, modalità che consente di ridurre la volatilità dei rendimenti riconosciuti agli assicurati.

Lo evidenzia l’Ania in un approfondimento contenuto nella sua Relazione annuale in cui sottolinea come il rendimento di una singola gestione separata in un dato periodo di osservazione, di norma annuale, è determinato dal rapporto tra i proventi , costituiti da cedole, interessi e dividendi delle attività della gestione e da realizzi di plus o minusvalenze derivanti dalla compravendita delle stesse attività , e la giacenza media delle attività della gestione.

Il rendimento così calcolato, dedotta una percentuale o una misura fissa prestabilita nel contratto, è attribuito a titolo di rivalutazione della somma assicurata, ferma restando la garanzia di tasso d’interesse minimo stabilito dalle condizioni contrattuali. Storicamente, il rendimento medio lordo delle gestioni separate del mercato italiano è stato sempre positivo, in linea con quello medio dei titoli di Stato e superiore all’inflazione, ad eccezione dell’ultimo biennio, caratterizzato com’è noto da una straordinaria impennata inflazionistica

Nell’ultimo quinquennio, in particolare, il rendimento medio delle gestioni è risultato pari al 2,6% (2,7% nel 2023), a fronte dell’1,8% registrato dal Rendistato – paniere di titoli di Stato con vita residua superiore a un anno – e del 3,1% dell’inflazione.

Se si fossero investiti 100 euro nel 1982, rivalutati in base ai rendimenti medi annui registrati nel tempo dalle stesse gestioni, si avrebbe oggi un ammontare di 2.001 euro  con un rendimento medio annuo del 7,6% – 4,1% in termini reali – e con una volatilità annualizzata (deviazione standard) del 5,5%. Lo stesso investimento in azioni italiane, nell’ipotesi di completo reinvestimento dei dividendi, avrebbe consentito di avere oggi un ammontare di 3.242 euro, con un rendimento medio annuo dell’8,9% e una volatilità annualizzata pari al 26,9%.

L’indice di Sharpe, che rapporta il rendimento alla deviazione standard al fine di misurare la performance aggiustata per il rischio finanziario, sarebbe risultato quindi, nel periodo osservato, pari a 1,38 per le gestioni separate e a 0,33 per l’investimento in azioni italiane. Pur sottolineando che la misurazione non tiene conto dei costi dell’investimento e che il risultato assoluto, nel lungo termine, premia i rendimenti azionari, il valore dell’indice denota una preferibilità dell’investimento in gestioni separate, grazie alla stabilità dei rendimenti e alla neutralizzazione delle oscillazioni dell’investimento.