Elevata a 200 mila euro dell’imposta sostitutiva sui redditi prodotti all’estero realizzati da persone fisiche che trasferiscono la propria residenza fiscale in Italia

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E’ stato approvato dal Parlamento il decreto omnibus varato dal Governo lo scorso 7 agosto che contiene , tra le altre misure, l’innalzamento da 100.000 a 200.000 euro dell’importo dell’imposta sostitutiva sui redditi prodotti all’estero realizzati da persone fisiche che trasferiscono la propria residenza fiscale in Italia.

Si interviene così su una specifica previsione in base alla quale le persone fisiche che trasferiscono la propria residenza in Italia possono optare per l’assoggettamento all’imposta sostitutiva dei redditi prodotti all’estero a condizione che non siano state fiscalmente residenti in Italia per un tempo almeno pari a nove periodi d’imposta nel corso dei dieci precedenti l’inizio del periodo di validità dell’opzione. Per effetto dell’esercizio di tale opzione  è dovuta un’imposta sostitutiva dell’imposta sui redditi delle persone fisiche calcolata in via forfetaria, a prescindere dall’importo dei redditi percepiti, nella misura  di euro 100 000 ora elevato a 200.000 per ciascun periodo d’imposta in cui è valida la opzione opzione.

Nonostante l’incremento dell’importo il nostro Paese conserva allora nel panorama europeo una particolare appetibilità fiscale così come viene sottolineato da una recente analisi Monitor Deloitte, in collaborazione con Thoughtlab, che compara il mercato italiano del Wealth Management con le principali economie internazionali con l’obiettivo di delineare i principali driver di cambiamento del settore e i trend che genereranno un impatto nei prossimi dieci anni, con focus su clienti serviti, canali utilizzati, prodotti, attenzione verso il digitale e la sostenibilità

Si sottolinea in particolare come l’Italia è considerata una delle mete più attrattive per quelli che si definiscono come  Res Non Dom, individui ad elevata patrimonializzazione che potrebbero scegliere di trasferire la loro residenza nel nostro Paese per beneficiare del regime fiscale favorevole introdotto nel 2017 e ora lievemente peggiorato. Nonostante il recente innalzamento della tassa da 100.000 euro a 200.000 euro, il regime italiano resta molto attrattivo, anche alla luce delle recenti revisioni dei regimi portoghese (circa 75.000 aderenti) e britannico (ca. 70.000), che hanno drasticamente ridimensionato i benefici concessi a questi cittadini.  Il vantaggio competitivo deriva, in particolare, si sottolinea, dall’estesa durata dei benefici (i.e., 15 anni vs 13 media europea) che ha permesso una crescente adesione nel corso degli ultimi anni