Schroders: Azioni, l’impatto delle elezioni presidenziali e del taglio dei tassi negli USA

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Dopo alcuni mesi volatili per i mercati azionari, gli investitori sono alle prese con il possibile impatto sui mercati dei tassi di interesse più bassi e delle imminenti elezioni presidenziali statunitensi. La Federal Reserve ha recentemente tagliato i tassi di interesse di 50 punti base. È stato più di quanto ci aspettassimo, perché non crediamo che l’economia statunitense sia in una situazione difficile e probabilmente è molto più forte di quanto molti pensino. Il mercato del lavoro, tuttavia, si è certamente raffreddato e l’inflazione è scesa notevolmente.

La Fed sta chiaramente cercando di mantenere una “Goldilocks economy”, che indica una situazione caratterizzata da una crescita moderata e una bassa inflazione, e questo taglio è un buon passo in quella direzione. È una mossa di supporto per i mercati e positiva nel breve termine. Nel complesso, lo scenario per l’azionario resta abbastanza incoraggiante. In genere, un intervallo di inflazione dell’1-3% con tassi di interesse in calo rappresenta un punto ottimale per le azioni. Ed è per questo che possiamo continuare a essere abbastanza ottimisti per i mercati, nonostante le valutazioni piuttosto elevate.

Le forze che hanno guidato le Borse
Anche quest’anno i mercati sono stati dominati da un piccolo numero di aziende. È stata una tendenza globale, ma è stata particolarmente pronunciata negli Stati Uniti, con la tecnologia e il fenomeno dell’intelligenza artificiale particolarmente forti in quel mercato. Più della metà dei rendimenti dell’S&P 500 nella prima metà dell’anno proveniva da cinque società direttamente collegate all’intelligenza artificiale. Il tema ha catturato l’attenzione degli investitori, perché la crescita degli utili dell’S&P 500 finora è stata trainata anche da queste società tech. A luglio abbiamo visto una rivalutazione dei listini, che ha spinto gli investitori a chiedersi se l’intera vicenda della tecnologia sia andata un po’ troppo avanti in termini di aspettative o se anche la dinamica dell’economia stia iniziando a cambiare. Forse è il momento di guardare alle aree che sono state sfavorite e che sono diventate davvero attraenti dal punto di vista delle valutazioni e, quindi, potenzialmente molto interessanti in questo contesto di inflazione più bassa e tassi di interesse più bassi.

L’IA, ancora un tema d’investimento importante
Siamo stati molto positivi sull’IA e lo siamo ancora. È un tema che si è riflesso nelle nostre strategie e che siamo riusciti a catturare con successo. Oggi sul mercato vediamo i tre maggiori hyperscaler che probabilmente quest’anno spenderanno migliaia di miliardi in CAPEX legati all’intelligenza artificiale. Ma se si guarda agli incrementi dei ricavi stimati dal consenso per i prossimi due o tre anni, che si prevede saranno generati dagli investimenti nell’IA, sono nell’ordine di centinaia di miliardi, nella migliore delle ipotesi. I minori ricavi attesi, rispetto al livello degli investimenti in capitale fisso per potenziare l’IA, potrebbero indicare un deterioramento della redditività sottostante e un calo del rendimento del capitale. Pertanto, gli investitori dovrebbero riflettere e chiedersi se, nel lungo termine, queste società saranno ripagate su quell’enorme quantità di investimenti nell’IA o se stanno investendo ingenti capitali solo perché sono preoccupate di rimanere escluse dalla corsa. E pur potendo permettersi questo livello di investimenti, il rischio è sempre quello di sprecare i soldi degli azionisti.

L’incognita delle elezioni negli USA
Quando venne eletto nel 2016, assistemmo a un cosiddetto effetto Trump. Si è trattato di un cambiamento breve, ma potente nella direzione del mercato, quando molte aree percepite come beneficiarie delle politiche protezionistiche di Trump hanno ottenuto ottimi risultati. In caso di rielezione, non crediamo che assisteremo a un altro “Trump bump”, perché pensiamo che il mercato lo stia in un certo modo già prezzando. Entrambi i candidati, inoltre, non hanno molto spazio di manovra da un punto di vista politico, anche perché i vincoli fiscali sono piuttosto sostanziali. Il protezionismo, se applicato da Trump, sarebbe una tassa sui consumatori e massicciamente regressiva. Chiunque sarà eletto, lascerà comunque che la politica monetaria faccia il suo lavoro.

Nel complesso, restiamo ragionevolmente costruttivi sulle azioni. Le valutazioni sono elevate, ma pensiamo che siano sostenute dagli utili. La recente mossa della Fed è di sostegno, mentre l’unica incognita proviene dalla geopolitica, un jolly che nessuno può prevedere. Supponendo che non ci sia alcuna crisi geopolitica, oltre a quelle che abbiamo già, pensiamo che l’azionario potrebbe continuare a fare bene, almeno per i prossimi 12 mesi.