Ofi Invest AM: Ecco come Pechino può contrastare la vittoria di Trump
Alla fine, il governo cinese ha dovuto riconoscere la portata della contrazione economica, che con l’elezione di Donald Trump negli Stati Uniti potrebbe ulteriormente peggiorare. Per questo oggi la priorità per il paese è ripristinare la fiducia.
A partire dal 2021, il mercato azionario cinese ha iniziato ad assumere dei connotati che lo hanno reso un unicum nel mondo, dopo che è stata emanata una serie di leggi che ha preso il nome di piano per la “Prosperità Comune”. In quegli anni, lo scopo di questo piano era lodevole: eliminare certe disparità sociali che andavano a impattare soprattutto sul tasso di natalità. Per rendere l’idea, dal 2013 al 2023, il numero di matrimoni è sceso da 13 a 7,6 milioni e quello delle nascite da 17 a 10 milioni. Stando alle stime attuali, entro i prossimi 20 anni, la popolazione cinese potrebbe perdere 100 milioni di individui, che arriverebbero a un ammontare di 1,3 miliardi, con 450 milioni di persone che avrebbero più di 60 anni. Questo quadro demografico serve a capire come mai Pechino ha quindi deciso di ridurre la speculazione immobiliare e di rendere gli alloggi più alla portata delle famiglie e dei giovani; così come ha deciso di ridurre i costi dell’istruzione e perfino di regolamentare maggiormente le piattaforme di gaming online. Al tempo stesso, il linguaggio ha iniziato a concentrarsi sulla sicurezza, in un contesto geopolitico già molto teso.
Purtroppo, questi provvedimenti hanno avuto conseguenze molto negative, con il prezzo delle abitazioni che si è contratto del 35%, causando il collasso della fabbricazione di nuovi edifici, un declino della fiducia e dei consumi delle imprese e l’incremento di un tasso di risparmio già molto alto. Lo scontento generale divenne tangibile quando, nel marzo del 2021 i mercati azionari cinesi persero il 45%, con il governo che ha iniziato a capire quanto le problematiche nazionali fossero serie. Le prime reazioni, però, sono arrivate solamente a settembre di quest’anno, con i primi interventi sul lato dell’offerta che hanno portato a tagliare i tassi d’interesse, a ridurre la soglia minima delle riserve bancarie e a deregolamentare il comparto real estate. Specificatamente sulle azioni, invece, Pechino ha attuato misure meno restrittive sui buyback e ha iniziato a sviluppare dei fondi di supporto. Tutte queste misure non sono state inefficaci, dato che hanno innescato un rally che ha visto il mercato crescere del 30%, ma è inutile nascondere che ciò che i player attendono con maggiore impazienza sono gli interventi sulla domanda e soprattutto su quella interna.
Ora che le probabilità di una nuova guerra commerciale con gli Stati Uniti sono considerevolmente aumentate, la transizione verso un modello economico trainato maggiormente dai consumi interni potrebbe vivere un’accelerata. Oggi, questi ultimi rappresentano appena il 40% del Pil della Cina, contro quasi il 68% degli Usa; pertanto, c’è bisogno di piano ambizioso, quantificabile in un aumento del deficit fiscale dal 3% odierno al 5% o addirittura al 7%, con l’obiettivo di ricapitalizzare le banche e le autorità locali, cosicché, a loro volta, possano finanziare l’acquisto delle case rimaste invendute. Inoltre, per certe categorie di persone – nominalmente i più poveri e coloro che hanno molti figli – dovrebbero arrivare ulteriori stimoli ai consumi attraverso voucher.
Attualmente, il mercato azionario cinese è ancora molto influenzato dai trend politici e ciò spiega l’elevata remunerazione del rischio. Tuttavia, riteniamo anche che la visione del governo di Xi Jinping per i prossimi mesi sia chiara e il fatto che le valutazioni siano ancora piuttosto basse (P/E ratio dell’indice MSCI China pari a 12 per il 2024) potrebbe permettere agli investitori di esporsi a una crescita degli utili fino al +15% nel prossimo anno.