Ebury: Il dollaro USA inverte la rotta dopo le indiscrezioni sui dazi di Trump
Il periodo festivo e i primi giorni di mercato del 2025 hanno riproposto sui mercati valutari le tematiche affrontate nell’ultima parte del 2024. La forte performance economica degli Stati Uniti, unita alle prospettive di un deficit fiscale in costante aumento e all’incertezza riguardo alla questione dei dazi di Trump, stanno spingendo gli investitori a privilegiare la sicurezza del dollaro e degli asset statunitensi in generale. In risposta, le valute dei mercati emergenti si sono trovate in difficoltà, al contrario le valute del G10 hanno resistito meglio al dollaro, guidate dalle valute scandinave e dallo yen giapponese.
La notizia divulgata lunedì, secondo cui il presidente eletto Trump avrebbe intenzione di imporre tariffe relativamente meno aggressive, ha portato a un ampio rimbalzo delle valute correlate positivamente al rischio. Trump ha liquidato queste voci come “fake news” sulla sua piattaforma di social media, anche se la maggior parte delle valute è riuscita a mantenere i propri guadagni. Tra queste c’è l’euro, che è riuscito a tornare sopra il livello di 1,04 sul dollaro.
Il nuovo anno inizia con la pubblicazione di due importanti indicatori macroeconomici. Martedì verrà pubblicato il dato flash sull’inflazione di dicembre nell’Eurozona, dove le pressioni sui prezzi si sono attenuate, pur rimanendo superiori a quanto auspicato dalla BCE. Venerdì verrà pubblicato il report sul mercato del lavoro statunitense di dicembre. Presteremo molta attenzione al dato sulla crescita dei salari, per vedere se il rialzo degli ultimi mesi si manterrà. Ciò renderebbe più difficile per la Federal Reserve giustificare ulteriori tagli ai tassi di interesse.
GBP
La sterlina è rimasta stabile nei confronti dell’euro per tutto il periodo festivo, in assenza di notizie interessanti per il mercato, con il breve movimento di GBP/USD al di sotto del livello di 1,24 guidato quasi esclusivamente dalla forza del dollaro. L’orientamento dovish del comunicato di dicembre della Banca d’Inghilterra, che ha inaspettatamente rivelato che tre membri del Comitato di Politica Monetaria hanno votato a favore di un taglio immediato dei tassi d’interesse, ha creato un potenziale rischio di flessione a breve termine per la sterlina. I mercati, tuttavia, continuano a ritenere che eventuali tagli ai tassi nel 2025 saranno graduali, il che ha permesso alla sterlina di mantenere la propria posizione nei confronti della moneta comune.
Questa settimana si preannuncia relativamente tranquilla, con solo pochi dati di secondo livello in calendario. Manteniamo una visione positiva sulla sterlina: una discreta performance macroeconomica, la probabilità di migliorare le relazioni con l’UE sotto il governo laburista e una valutazione ancora molto interessante dal punto di vista storico, dovrebbero continuare a sostenerla.
EUR
La moneta comune ha continuato a perdere terreno nei confronti del dollaro durante il periodo festivo. Le notizie dall’Eurozona sono state scarse, anche se le dichiarazioni hawkish dei funzionari della Federal Reserve, che hanno manifestato preoccupazione per l’inflazione ancora elevata, hanno contribuito a far salire i tassi statunitensi e a trascinare il dollaro.
Il divario tra le aspettative del mercato per i tagli dei tassi della BCE e della Fed rimane ampio, di conseguenza l’euro è in difficoltà. I dati sull’inflazione di martedì saranno fondamentali per valutare in che misura la BCE riuscirà a realizzare i generosi tagli dei tassi che si attende il mercato nel corso del 2025.
Un altro taglio di 25 punti base sembra effettivamente probabile per la riunione di gennaio, anche se gli investitori saranno molto più interessati a qualsiasi commento del Presidente Lagarde che possa fornire indizi sul possibile livello dei tassi terminali della banca.
USD
L’inarrestabile rialzo dei tassi d’interesse, in seguito alla diminuzione delle prospettive di generosi tagli da parte della Federal Reserve, sarà messo alla prova venerdì dal report sul mercato del lavoro statunitense. Gli indicatori occupazionali ad alta frequenza, come le richieste settimanali di sussidi ai disoccupati, non mostrano segni di deterioramento e ci aspettiamo un altro mese di creazione di posti di lavoro solidi, anche se non spettacolari.