Gli italiani del futuro di Benedetta Cosmi. Il binomio tra Marco Glaviano e Casa Cipriani
Marco Glaviano e Casa Cipriani
— di Benedetta Cosmi —
A dieci anni Marco Glaviano visitava l’Harry’s Bar di Venezia accompagnato dallo zio Nino Franchina, celebre scultore. Fu il primo contatto che (quello che poi sarebbe diventato il fotografo Glaviano) ebbe con il mondo di Giuseppe Cipriani, fondatore dell’Harry’s Bar. (Poi l’enorme successo arrivò negli anni del figlio Arrigo Cipriani che oggi ha 92 anni).
Questo luogo iconico, famoso per la sua eleganza e il suo stile, ha segnato un’epoca e dato vita a un universo che Glaviano avrebbe continuato a vivere e a impreziosire con il suo talento fotografico. (Fino alla terza generazione, Giuseppe è anche il nome del figlio di Arrigo che ha lanciato il brand Cipriani a New York e nel mondo).
Il libro «Marco Glaviano – Casa Cipriani», 360 opere fotografiche per Skira, celebra questa connessione. Le opere adornano non solo le pareti delle strutture Cipriani, ma anche le pagine del volume d’arte in edizione limitata. Alla presentazione a Milano, nella sede di Corso Venezia, strada simbolo dei club esclusivi della città, si è ripercorsa la straordinaria carriera di Glaviano, dai suoi inizi a Palermo fino al successo internazionale. Nato in una famiglia di artisti con legami a figure come Gino Severini, Glaviano sviluppa presto una passione per l’arte visiva. La Leica ricevuta in regalo da bambino diventa il suo primo strumento per esplorare il mondo. «Fotografavo amici, musicisti, tutto ciò che mi circondava», racconta.
Dopo gli studi in Architettura ma prima di laurearsi Marco è andato a Roma per iniziare la sua carriera di fotografo, e poi a Milano, immergendosi nel fermento creativo degli anni Sessanta e Settanta. È in questo contesto che incontra personalità come Giorgio Armani e Gianni Versace, collaborando agli albori del prêt-à-porter italiano. «Milano era il centro del mondo: moda, design, tutto accadeva qui», ha spesso ricordato. Il suo stile unisce la pulizia formale dell’architetto a un tocco sensuale innovativo, che oggi, con i temi ESG, risuona in modo quasi provocatorio rispetto all’epoca in cui nacque.
Negli anni Ottanta, Glaviano si trasferisce negli Stati Uniti, consolidando la sua fama, lavora per riviste come Vogue e Harper’s Bazaar. Le sue collaborazioni con Cindy Crawford, Claudia Schiffer e Naomi Campbell lo consacrano come uno dei fotografi più richiesti. È tra i primi a sperimentare la fotografia digitale, aprendo i Pier 59 Studios a New York, diventati un punto di riferimento per il settore.
Quando l’erede del leggendario fondatore dell’Harry’s Bar, lo invita a collaborare al progetto Casa Cipriani, Glaviano accetta con entusiasmo. «Non potevo dire di no. La famiglia Cipriani ha sempre rappresentato per me casa, eleganza, cultura e tradizione», afferma. Oggi, 270 delle sue fotografie adornano le pareti di Casa Cipriani, rendendo omaggio a questo legame.
Il libro, prodotto in 500 copie numerate, rappresenta un oggetto d’arte esclusivo. Venduto a prezzi che vanno dai 3000 ai 2.500 euro se si è di «casa». «Non è la quantità a fare la differenza, ma la rarità», ancora in un mondo dominato dalla saturazione di contenuti.
Arrigo Cipriani, figlio del fondatore dell’Harry’s Bar, rappresenta un’epoca in cui l’esclusività non era sinonimo di ostentazione, ma di discrezione e raffinatezza. «I social media hanno reso tutto più accessibile, ma anche più fugace», osserva Glaviano. «Quello che Arrigo e Casa Cipriani rappresentano è una continuità, un senso di permanenza in un mondo sempre più fluido.»
Nel confronto tra le epoche emerge la trasformazione dei valori. Una clientela composta da industriali, intellettuali e appassionati di cultura cerca qualcosa di più di una semplice immagine da esibire. Questo desiderio, apparentemente superficiale è una risposta al rischio che per esempio avvertiamo anche a eventi simbolo, come la prima della Scala e gli ospiti delle aziende in cerca di follower.
Lo stesso fenomeno si osserva nel mondo dello sport, dove il fotografo professionista alla partita di basket cede il posto a chi è munito di un seguito digitale più che di attrezzatura e competenza. «Le aspirazioni fanno lo spirito dei tempi», riflettiamo con Glaviano. Conclude: «Ho sempre cercato di vedere oltre il semplice scatto»
«Non si tratta di preservare il passato come un pezzo da museo, ma di catturare qualcosa di eterno» aggiunge il padrone di Casa Cipriani.